Loro vivono liberi e possono circolare per il paese e noi siamo come animali chiusi dentro casa”. Loro sono gli ‘ndranghetisti e gli affiliati condannati nel processo giunto a conclusione grazie alla collaborazione dei testimoni di giustizia. ‘Noi’ è la famiglia di Paola, nome di fantasia, che ha contribuito a processare e arrestare uomini della mala calabrese. Paola e la sua famiglia, terminato il programma di protezione, hanno ricevuto l’ennesimo foglio di sfratto, devono abbandonare la casa dove vivevano a Roma sotto falso nome. “
Le abbiamo provate tutte – racconta - ma non abbiamo avuto risposte né dal ministro Roberto Maroni né dal sottosegretario competente Alfredo Mantovano”. Il silenzio delle istituzioni, quel decreto di sfratto, una laurea e un futuro demoliti per aiutare lo stato. Paola e sua sorella hanno deciso di arrivare ad una soluzione estrema. “ Domani mia sorella torna a Strongoli a casa nostra dopo 17 anni. Aprirà nuovamente la nostra abitazione, se lo stato ci abbandona noi torniamo nel nostro paese”.
La storia recente insegna l’importanza di tutelare i testimoni e, come proposto nella relazione approvata dall’antimafia, sia importante dare un futuro e accompagnare chi ha sacrificato la normalità della sua vita per aiutare la Giustiza. Il caso di Domenico Noviello è emblematico, ucciso dalla camorra casertana a distanza di anni dalla conclusione del programma di protezione.
Ora Paola aspetta un incontro con lo stato che ha la faccia di Maroni e Mantovano perché possa ripetere con più convinzione quello che dice con un filo di voce: “ Noi torniamo a casa anche per dire: nonostante tutto rifaremmo questa scelta per la giustizia e per il futuro della nostra terra”.
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