Diversa la versione che Michele Santoro rivela sul Fatto Quotidiano di oggi “TiMedia non voleva accollarsi nessuna responsabilità legale su ciò che sarebbe potuto andare in onda, riservandosi di interferire nell’esercizio dell’attività giornalistica, che è autonoma per statuto e vede prevalere il diritto e dovere di cronaca”. Ma il giornalista salernitano rincara: “La verità è che io mi sono impegnato a rispettare le regole e le norme esistenti, nonché la linea editoriale di TiMedia, e che non ho messo in discussione la responsabilità dell’editore di esercitare, come prevede la legge, il controllo su ciò che va in onda ricevendo tutte le informazioni necessarie”.
Insomma, Santoro avrebbe voluto esercitare un diritto che in un Paese normale sarebbe scontato per il direttore di un giornale o il conduttore di un programma tv: non subire il controllo continuo dell’editore sul prodotto giornalistico, una volta concordata la linea editoriale.
Una “difesa” della versione di Telecom arriva dal direttore del tg di La7, Enrico Mentana che al Corsera di ieri ha dichiarato: “Mi hanno telefonato sia Bernabè sia l’ad Stella. E mi hanno spiegato che è stata una loro scelta. Santoro – dice – chiedeva assoluta libertà. L’editore, accordandogliela, rivendicava il diritto di conoscere i contenuti della trasmissioni, dovendone rispondere. Se non credessi alle parole che mi hanno detto Bernabé e Stella, avrei già dato le dimissioni. Se resto è perché ci credo”. Non si fa attendere la risposta di Santoro, sarcastica: “Enrico Mentana non si è mai incatenato per la libertà di informazione. Anche quando aveva promesso di farlo. Le sue dichiarazioni fanno intendere che io avrei richiesto all’editore una libertà illimitata e irresponsabile. Siccome non è così, non capisco per quale ragione egli voglia assumere il ruolo di chi nasconde o vela con le sue interpretazioni il conflitto d’interessi”.
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Fonte: Il FQ
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