MILANO - In 8 milioni 389 mila 441 telespettatori, con il 32,30 per cento di share, hanno visto giovedì in prima serata su Rai 2 l'ultima puntata di «Annozero»: il programma di Michele Santoro sigla il suo record.
LA PUNTATA - Nella puntata dell'addio, Santoro apre lanciando la sua provocazione in un messaggio al presidente della Tv di Stato, Paolo Garimberti: «Se il Cda della Rai lo volesse, la prossima stagione io potrei continuare a fare questa trasmissione per un solo euro a puntata». L'ultima di quest'anno e forse anche del prossimo, perché il giornalista ha deciso di lasciare viale Mazzini. Ma, ha spiegato, «non ho ancora firmato con alcun editore». E visto che l'accordo di risoluzione del contratto prevede che lo stesso Santoro possa ancora continuare a collaborare con l'emittente pubblica, «se volete se ne può parlare già da domani».
L'ORGOGLIO RAI - Il monologo iniziale di Santoro è stato interamente incentrato sull'orgoglio dell'appartenenza alla Rai. L'orgoglio degli operatori di ieri e di oggi, degli autisti, degli impiegati. E di personaggi come Adriano Celentano, che pure da anni non riesce a condurre un programma sulla tv di Stato. Di qui la domanda: «Ma il Cda della Rai si sente della Rai?».
«IL SOGNO DI MIO PADRE» - Santoro ha ricordato di essere «figlio di un macchinista delle ferrovie che con il suo stipendio ha mandato 5 figli all'università». E l'ha fatto per precisare che «la dignità del lavoro viene prima di tutto perché è la condizione della libertà. Quando si attaccano quelli come me che sono arrivati dove sono arrivati essendo figli di un impiegato delle ferrovie non si fa altro che togliere il sogno a quelli come mio padre».
LE VICENDE LEGALI - Il giornalista ha poi ripercorso la vicenda giudiziaria che lo ha visto coinvolto, l'allontanamento dopo il cosiddetto «editto bulgaro» e il reintegro da parte dei giudici, con i conseguenti ricorsi della Rai. «Mentre Annozero incassava milioni di euro di pubblicità - ha spiegato Santoro -, la Rai usava una parte di questi soldi per trascinarmi in tribunale».
«LA RESISTENZA E' FINITA» - Infine ha citato il procuratore Borrelli, evidenziando che «non si può continuare a resistere resistere resistere». Non lo si può fare, ha detto, «quando il tempo della resistenza finito. Ed è finito a Milano e Napoli perché la gente ha deciso di partecipare in prima persona. E' questo l'anno zero...». E ancora: «Io non voglio più essere in onda perché lo decidono i giudici. Se la mia andata via dalla Rai serve per evitare il bombardamento di tutto quello che fa grande il servizio pubblico - e Santoro cita tra gli altri i programmi di Dandini, Iacona, Gabanelli - , io preferisco andare via»
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Fonte: Corriere.it
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LA PUNTATA - Nella puntata dell'addio, Santoro apre lanciando la sua provocazione in un messaggio al presidente della Tv di Stato, Paolo Garimberti: «Se il Cda della Rai lo volesse, la prossima stagione io potrei continuare a fare questa trasmissione per un solo euro a puntata». L'ultima di quest'anno e forse anche del prossimo, perché il giornalista ha deciso di lasciare viale Mazzini. Ma, ha spiegato, «non ho ancora firmato con alcun editore». E visto che l'accordo di risoluzione del contratto prevede che lo stesso Santoro possa ancora continuare a collaborare con l'emittente pubblica, «se volete se ne può parlare già da domani».
L'ORGOGLIO RAI - Il monologo iniziale di Santoro è stato interamente incentrato sull'orgoglio dell'appartenenza alla Rai. L'orgoglio degli operatori di ieri e di oggi, degli autisti, degli impiegati. E di personaggi come Adriano Celentano, che pure da anni non riesce a condurre un programma sulla tv di Stato. Di qui la domanda: «Ma il Cda della Rai si sente della Rai?».
«IL SOGNO DI MIO PADRE» - Santoro ha ricordato di essere «figlio di un macchinista delle ferrovie che con il suo stipendio ha mandato 5 figli all'università». E l'ha fatto per precisare che «la dignità del lavoro viene prima di tutto perché è la condizione della libertà. Quando si attaccano quelli come me che sono arrivati dove sono arrivati essendo figli di un impiegato delle ferrovie non si fa altro che togliere il sogno a quelli come mio padre».
LE VICENDE LEGALI - Il giornalista ha poi ripercorso la vicenda giudiziaria che lo ha visto coinvolto, l'allontanamento dopo il cosiddetto «editto bulgaro» e il reintegro da parte dei giudici, con i conseguenti ricorsi della Rai. «Mentre Annozero incassava milioni di euro di pubblicità - ha spiegato Santoro -, la Rai usava una parte di questi soldi per trascinarmi in tribunale».
«LA RESISTENZA E' FINITA» - Infine ha citato il procuratore Borrelli, evidenziando che «non si può continuare a resistere resistere resistere». Non lo si può fare, ha detto, «quando il tempo della resistenza finito. Ed è finito a Milano e Napoli perché la gente ha deciso di partecipare in prima persona. E' questo l'anno zero...». E ancora: «Io non voglio più essere in onda perché lo decidono i giudici. Se la mia andata via dalla Rai serve per evitare il bombardamento di tutto quello che fa grande il servizio pubblico - e Santoro cita tra gli altri i programmi di Dandini, Iacona, Gabanelli - , io preferisco andare via»
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