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Il prezzo del petrolio giù del 25% ma la benzina scende solo dell’1

MILANO—Quotazioni del petrolio in caduta libera, ma prezzi della benzina sostanzialmente stabili. O con ribassi limitati ai minimi termini. È passato un mese esatto dalla definizione del famoso «protocollo» contro il caro- carburanti, al tavolo del ministero dello Sviluppo economico, condiviso da petrolieri, associazioni dei distributori e dei consumatori. Adesso, però si riaccende la contesa. E al centro delle polemiche l’eterna (e finora irrisolta) questione: la doppia velocità dei prezzi alla pompa. In un balletto di numeri, raffronti e percentuali, dove ogni contendente è pronto a difendere all’infinto la propria posizione, alla fine, all’automobilista, non resta che mettere mano al portafogli e pagare sempre più caro il pieno di benzina: almeno 176 euro in più all’anno, tra costi diretti e indiretti, secondo l’ultimo calcolo di Adusbef e Federconsumatori.

Da metà aprile a oggi, il barile di greggio è sceso oltre il 25%, la benzina dell’1,13%. Pur tenuto conto del deprezzamento del 14%, accusato nello stesso periodo dall’euro sul dollaro (valuta di riferimento negli scambi petroliferi internazionali), il divario appare notevole. «Ma come si fa a sostenere che a ogni calo del prezzo del greggio debba corrispondere un’analoga riduzione dei prezzi alla pompa, quando circa il 60% del prezzo finale è rappresentato da tasse?», replicano all’Unione petrolifera, secondo cui «l’ottusità di alcune associazioni dei consumatori è ormai senza limiti, impermeabile a qualsiasi evidenza numerica».

In effetti, per i carburanti l’andamento dei prezzi è determinato dall’indice Platts (un’agenzia specializzata indipendente) che tiene conto delle condizioni della domanda e dell’offerta dei prodotti raffinati sui mercati internazionali. Un andamento su cui spesso influisce anche la produzione delle raffinerie. Un esempio: se viene sospesa l’attività, anche in un solo grande impianto americano magari per la manutenzione periodica, comportando quindi un improvviso squilibrio nell’offerta, le quotazioni di benzina e di gasolio ne risentiranno non solo negli Stai Uniti, ma anche nel mondo intero. Non resta quindi che aspettare gli effetti, che però richiederanno tempi non brevi, del «protocollo di lavoro» definito al ministero dello Sviluppo economico, che prevede, tanto per cominciare, l’adozione del prezzo settimanale per ogni eventuale rincaro dei carburanti, e il raddoppio in un anno dei distributori self service. Tutto fermo, invece, per quanto riguarda l’ipotesi di sterilizzare l’Iva, imposta che per inciso va a gravare, oltre che sul costo della materia prima, anche sull’accisa dello Stato. In pratica, la tassa sulla tassa. E su questo fronte, l’ ultima parola spetta al Tesoro.

Fonte: Corriere.it

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