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Nucleare, la Cassazione dice sì al referendum del 12 e 13 giugno

Dopo la batosta di B. ai ballottaggi opposizioni unite per il 12 e 13 giugno. Caccia a 8 milioni di schede oltre a quelle delle amministrative. Bersani: “Togliamo l’ultima macchietta”. Oggi il verdetto della Cassazione

La Corte di Cassazione ha deciso: all’interno della tornata referendaria del 12 e 13 giugno ci sarà anche il quesito sul nucleare. Nonostante la fiducia posta al decreto Omnibus, con cui il governo ha fatto marcia indietro rispetto alla decisione di costruire nuove centrali, il collegio – composto da 17 giudici e presieduto da Antonino Elefante - ha accolto l’istanza presentata dal Pd. L’opposizione chiedeva di trasferire il quesito sulle nuove norme appena votate nel decreto.

Nonostante la decisione della suprema Corte, la sfida per raggiungere il quorum non sarà facile. Con l’attuale legge, servirebbero tutti i voti che le opposizioni hanno preso alle elezioni più – almeno – altre otto milioni di schede. E considerate le date, gli italiani potrebbero essere indotti ad andare al mare. Anche perché, come è stato dall’inizio, c’è un unico quesito che fa realmente paura a Berlusconi, quello sul legittimo impedimento.

I Verdi hanno annunciato, a partire da mezzogiorno, un presidio permanente in piazza Cavour, a Roma, proprio davanti al Palazzaccio. Il Pd ha presentato un’istanza per la conferma del referendum, il Comitato una sua memoria, ma non è escluso che stamane lo faccia l’altra parte, la Presidenza del Consiglio. Anche se ieri lo stesso Silvio Berlusconi ha messo le mani avanti: “Non mi sono mai occupato dei referendum – ha detto il premier – ma se la gente non lo vuole, non è che il governo può decidere, non possiamo obbligare nessuno a costruire centrali. Con molto dispiacere il governo si adeguerà”. “Berlusconi fa il gioco delle tre carte”, ribattono i Comitati.

Un motivo in più per salire sul treno. Ieri il segretario Pd, Pier Luigi Bersani, ha ribadito una massiccia campagna di iniziative: “Togliamo l’ultima macchietta”, ha detto riferendosi all’ormai celebre battuta sul giaguaro di Arcore. “Crediamo che il 12 e il 13 giugno possiamo dargli l’ultima spallata e dimostrare che in termini di fiducia e di programma Berlusconi non ha più alcun rapporto con gli italiani”, ha ribadito il leader Idv, Antonio Di Pietro, che dall’inizio ha sposato la campagna referendaria. Un appello al voto è arrivato anche da Nichi Vendola e Francesco Rutelli, che per la verità ha insistito solo sul nucleare riferendosi alla scelta tedesca di chiudere l’ultima centrale entro il 2020.

Ma la scia positiva dei ballottaggi entusiasma tutti. “Coloro che hanno votato alle amministrative rivoteranno per esprimere il loro dissenso rispetto a una certa maniera di fare politica – commenta padre Alex Zanotelli, membro del Comitato per i referendum sull’acqua –, sono profondamente fiducioso. Stiamo lavorando sodo da cinque o sei anni e ho la sensazione che la gente abbia capito di che si tratta, quanto è importante l’acqua, un bene già scarso”. Padre Zanotelli è contento di ricevere il supporto dei partiti, ma avverte: “Deve essere chiara una cosa: non accettiamo tradimenti. Non chiediamo una cosa generica, chiediamo che l’acqua venga gestita da un ente di diritto pubblico e non da una Spa”.

L’indicazione a votare quattro sì viene anche dal mondo cattolico: “Al di là di quello sull’acqua, per il quale siamo nel Comitato promotore – spiega il presidente nazionale delle Acli, Andrea Olivero – avremmo preferito non arrivare al referendum. Ma adesso che ci siamo, daremo indicazione di votare sì anche sul nucleare e sul legittimo impedimento. L’importante è che il tentativo maldestro del governo di soffocare il voto non vada a buon fine. La partecipazione è l’elemento per riprendersi la democrazia”.


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Fonte: Il FQ

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