ROMA - E ora saltano anche i processi con i detenuti perché manca la benzina per tradurre gli imputati dal carcere al tribunale. Succede a Vibo Valentia e la stessa scena sta per ripetersi a Santa Maria Capua Vetere. Ma l’intero circuito delle traduzioni affidato alla polizia penitenziaria è ad alto rischio perché i tagli lineari imposti al ministero della Giustizia hanno raggiunto pure i serbatoi dei blindati blu. I distributori che di solito accettano le «tessere carburanti» del ministero, infatti, iniziano a chiedere i contanti visto che i ritardi nei pagamenti (già posticipati a 60-90 giorni) sono iniziati già a gennaio.
ORGANICI SCARSI -L’ultima segnalazione arriva dalla Calabria, dal procuratore della Repubblica di Vibo Valentia, Mario Spagnuolo, che la scorsa settimana ha ricevuto una telefonata molto allarmata da parte del direttore della casa circondariale: «Caro dottore, le comunico che non ci forniscono più la benzina a credito per i nostri mezzi, i fondi sono finiti da tempo...». Per cui le udienze con i detenuti rischiano di saltare ogni giorno perché l’imputato viene emesso in condizione di non partecipare al processo. Il procuratore Spagnuolo conferma che i serbatoti della penitenziaria sono a secco ma non vuole aggiungere altro. Si limita a ricordare quanto sia difficile condurre le indagini con una pianta organica di sei pm (presenti tre uditori giunti da poco a Vibo più due veterani) in un territorio dove le intimidazioni e gli attentati della ndrangheta sono all’ordine del giorno: «Basta ricordare che di recente sono stati presi di mira i sindaci di Tropea e di Ricadi e che qui un imprenditore del movimento terra è stato colpito da 120 tra attentati e intimidazioni». Spiega ancora il procuratore: «Per i mezzi della procura, tra cui un’auto blindata destinata a un magistrato sottoposto a misure di protezione, abbiamo ricevuto per i 2011 20 buoni benzina da cinque litri ciascuno».
PENURIA DI MEZZI - Anche il presidente del Tribunale di Vibo Valentia, Roberto Lucisano, si associa a questa analisi impietosa della bancarotta della giustizia in Calabria che riguarda anche le forniture di carta, i toner, i computer e il turn over del personale amministrativo: «Qui in Calabria qualsiasi cosa diventa difficile da realizzare», accusa Lucisano ricordando che di recente è stata scoperta la preparazione in fase avanzata di un attentato della criminalità organizzata contro il pm Vincenzo Luberto della Dda di Catanzaro. Mentre in corte d’Assise a Reggio, un imputato al 41 bis (carcere duro) dava dell’assassino al pm Roberto De Palma. Eppure, conclude Lucisano, Ancora oggi si riscontra una impressionante penuria di mezzi negli uffici giudiziari dei distretti di Reggio Calabria e Catanzaro a fronte delle esplicite promesse del ministro della Giustizia fatte a gennaio del 2010 in occasione dell’incontro con i capi degli uffici giudiziari calabresi».
TRASFERTE NON PAGATE - Donato Capece, segretario nazionale del sindacato di polizia Sappe, conferma che l’emergenza calabrese non è un caso isolato: «Abbiamo organizzato una manifestazione davanti alla sede del Dipartimento amministrazione penitenziaria perché ormai i nostri agenti sono costretti ad anticipare le spese delle trasferte. Si pagano da soli albergo e pasti e non vengono rimborsati. Ma adesso abbiamo mobilitato i nostri legali: l’unica strada, infatti, è quella dei decreti ingiuntivi per far pagare al personale quanto dovuto dall’amministrazione». E ora il Dap cerca di correre ai ripari: «Il problema è sì di risorse, ma soprattutto di modelli operativi nello spostamento dei detenuti in Calabria», ha replicato il capo dell’amminsitrazione penitenziaria Franco Ionta che comunque ha già inviato un suo collaboratore in Calabria per parlare con i responsabili dei provveditorati di Catanzaro e di Reggio Calabria.
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Fonte: Repubblica.it
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ORGANICI SCARSI -L’ultima segnalazione arriva dalla Calabria, dal procuratore della Repubblica di Vibo Valentia, Mario Spagnuolo, che la scorsa settimana ha ricevuto una telefonata molto allarmata da parte del direttore della casa circondariale: «Caro dottore, le comunico che non ci forniscono più la benzina a credito per i nostri mezzi, i fondi sono finiti da tempo...». Per cui le udienze con i detenuti rischiano di saltare ogni giorno perché l’imputato viene emesso in condizione di non partecipare al processo. Il procuratore Spagnuolo conferma che i serbatoti della penitenziaria sono a secco ma non vuole aggiungere altro. Si limita a ricordare quanto sia difficile condurre le indagini con una pianta organica di sei pm (presenti tre uditori giunti da poco a Vibo più due veterani) in un territorio dove le intimidazioni e gli attentati della ndrangheta sono all’ordine del giorno: «Basta ricordare che di recente sono stati presi di mira i sindaci di Tropea e di Ricadi e che qui un imprenditore del movimento terra è stato colpito da 120 tra attentati e intimidazioni». Spiega ancora il procuratore: «Per i mezzi della procura, tra cui un’auto blindata destinata a un magistrato sottoposto a misure di protezione, abbiamo ricevuto per i 2011 20 buoni benzina da cinque litri ciascuno».
PENURIA DI MEZZI - Anche il presidente del Tribunale di Vibo Valentia, Roberto Lucisano, si associa a questa analisi impietosa della bancarotta della giustizia in Calabria che riguarda anche le forniture di carta, i toner, i computer e il turn over del personale amministrativo: «Qui in Calabria qualsiasi cosa diventa difficile da realizzare», accusa Lucisano ricordando che di recente è stata scoperta la preparazione in fase avanzata di un attentato della criminalità organizzata contro il pm Vincenzo Luberto della Dda di Catanzaro. Mentre in corte d’Assise a Reggio, un imputato al 41 bis (carcere duro) dava dell’assassino al pm Roberto De Palma. Eppure, conclude Lucisano, Ancora oggi si riscontra una impressionante penuria di mezzi negli uffici giudiziari dei distretti di Reggio Calabria e Catanzaro a fronte delle esplicite promesse del ministro della Giustizia fatte a gennaio del 2010 in occasione dell’incontro con i capi degli uffici giudiziari calabresi».
TRASFERTE NON PAGATE - Donato Capece, segretario nazionale del sindacato di polizia Sappe, conferma che l’emergenza calabrese non è un caso isolato: «Abbiamo organizzato una manifestazione davanti alla sede del Dipartimento amministrazione penitenziaria perché ormai i nostri agenti sono costretti ad anticipare le spese delle trasferte. Si pagano da soli albergo e pasti e non vengono rimborsati. Ma adesso abbiamo mobilitato i nostri legali: l’unica strada, infatti, è quella dei decreti ingiuntivi per far pagare al personale quanto dovuto dall’amministrazione». E ora il Dap cerca di correre ai ripari: «Il problema è sì di risorse, ma soprattutto di modelli operativi nello spostamento dei detenuti in Calabria», ha replicato il capo dell’amminsitrazione penitenziaria Franco Ionta che comunque ha già inviato un suo collaboratore in Calabria per parlare con i responsabili dei provveditorati di Catanzaro e di Reggio Calabria.
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