Colpo di spugna. A sorpresa, in commissione Unione europea della Camera, il relatore leghista, Gianluca Pini, crea il caos. Passa un suo emendamento alla legge comunitaria 2010 che salva gli amministratori delle società partecipate dallo Stato per oltre il 50 per cento da responsabilità civile legate a danno erariale comminato attraverso ammende o sanzioni dalla Corte dei conti.
Un emendamento che sembra scritto apposta per gli ex amministratori di centrodestra del Cda Rai (Marco Staderini, Gennaro Malgeri, Giuliano Urbani, Angelo Maria Petroni e Giovanna Bianchi Clerici) chiamati a risarcire il Tesoro per circa 11,5 milioni di euro per la nomina incompatibile di Alfredo Meocci alla direzione generale della tv pubblica. Ma non solo. Il medesimo emendamento calza anche a pennello per gli attuali vertici di Finmeccanica, a partire da Pierfrancesco Guarguaglini, attualmente indagato, con la moglie Marina Grossi, per corruzione. L’emendamento leghista sarebbe stato scritto anche con l’intenzione di rendere gli attuali vertici delle società pubbliche così impermeabili al lavoro ispettivo e sanzionatorio della Corte dei conti da menomare la magistratura contabile della sua principale prerogativa costituzionale.
L’emendamento, infatti, prevede due fattispecie di violazioni in cui può incorrere l’amministratore pubblico. La prima riguarda un danno erariale conseguente a un’azione che un certo consiglio d’amministrazione ha fatto in violazione di norme vigenti. É il caso che calza a pennello al cda Rai. Nel 2005, in virtù delle pressioni di Silvio Berlusconi, Meocci fu nominato direttore generale della Rai. Ma non poteva ricoprire quell’incarico perché proveniva da un incarico di “controllore” (all’Agcom) della Rai. La stessa Agcom inflisse una multa alla Rai da 11,5 milioni e subito dopo la Corte dei Conti chiese a ciascuno dei consiglieri che votarono a favore della nomina 1,8 milioni di euro a testa. Una cifra che questo emendamento cancella con un colpo di spugna; non solo è retroattivo, ma dispone la necessità della dimostrare il danno reale subito dall’azienda per via della nomina sbagliata.
Diversa la conseguenza che l’emendamento Pini avrà sulla questione Finmeccanica. Ai vertici dell’azienda controllata dal Tesoro la magistratura ha contestato la creazione di fondi neri attraverso delle “sopraffatturazioni” compiute nell’ambito di una serie di appalti affidati all’Enav. “In questo caso – spiega il vice presidente del gruppo Idv in commissione, Antonio Borghesi – la norma stabilisce che se si è pagata una tangente pari a cento euro, ma grazie a questa si è ottenuta una commessa pari a cinquecento euro, non si può parlare di danno erariale perché la commessa supera di gran lunga l’esborso della tangente. Dunque agli amministratori non può essere contestato in alcun modo il danno erariale: è una norma vergognosa che danneggia lo Stato e i cittadini”.
E a peggiorare le cose anche in questo caso l’effetto sarà retroattivo, anche per le sentenze già emesse e si applicherà anche alle società di servizio pubblico locale (che sono circa 7 mila). L’unica cosa che viene fatta salva è la responsabilità personale “per colpa grave o dolo”, ma cambiare anche il codice penale sarebbe stato forse un po’ troppo. Che possibilità ci sono che la norma venga approvata definitivamente sia dalla Camera [dove arriva lunedì] che dal Senato? Molte. “La maggioranza su questo fronte è granitica – spiega Borghesi – quindi passerà senz’altro”. Poi, però, il capo dello Stato Giorgio Napolitano potrà sempre alzare la penna e respingere la legge per vizi di costituzionalità. Forse lo farà. Forse.
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Fonte: Il FQ
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