di Sergio Carli
ROMA-E che saranno 20 euro l’anno? Per Gianni Letta, uomo di governo, sono un mini sacrificio che gli italiani faranno senza troppo pensarci sopra. Per i giornali di destra e di governo sono l’insopportabile prezzo pagato ai vari “Nanni Moretti e cinematografari di sinistra”, insomma mangiatori di pane, e companatico, più o meno a tradimento dei soldi di tutti. Gianni Letta non la dice tutta, Libero e Giornale non la dicono giusta. Quei 20 euro, media statistica dell’aumento del prezzo della benzina (uno o due centesimi a litro) sono la somma aritmetica di sfacciataggine e ottusità. Ci vuole faccia tosta e cervello lento per aumentare il prezzo della benzina con il petrolio a 105 dollari al barile e l’inflazione in aumento. Sfacciataggine e ottusità per trovare così i 250 milioni di euro che mancano. Che mancano a chi?
Alla “cultura”, ai teatri, al balletto, al cinema, alla musica? A tutto quello che la destra giornalistica e “culturale” addita come “culturame” e che la sinistra giornalistica e “colta” coccola e difende nei suoi sprechi e nella sua corporativa pigrizia? Non proprio, non è proprio così. Quei soldi andranno alla “cultura”, povera cultura con simili avversari e difensori. Ma non c’era alcun bisogno di trovarli alla pompa di benzina. Trecento milioni il governo ha deciso di spendere per non volere l’election day, cioè il giorno unico in cui far votare sia per le amministrative che per il referendum. E diciamo che è stata scelta politica, un sovra prezzo chiesto alla collettività per discutibili ragioni ma insomma per qualche ragione. Centinaia di milioni i contribuenti italiani dovranno pagare per le sanzioni che l’Europa imporrà perché il governo non fa pagare le multe agli allevatori che hanno sforato le quote latte assegnate. Sono pochi centinaia di allevatori, centinaia su migliaia che hanno pagato. Ma sono leghisti, la Lega ci tiene. E quindi si paga per loro, per dar loro ragione contro la legge e contro l’elementare giustizia. Decine di milioni di euro, chissà quanti difficile calcolare, i contribuenti pagheranno perché, nello stesso giorno dell’aumento della benzina per la cultura, maggioranza e governo hanno resuscitato la legge che consente di aver più consiglieri comunali e assessori nelle città con più di un milione di abitanti. Legge che è morta due volte ma sempre resuscitata, nulla può fermare la politica quando deve spendere per se stessa. Alemanno bussava e non solo lui.
Quindi, nè piccolo e condiviso sacrificio e neanche scippo dei cinematografari. La notizia è: meno litri e più assessori, cioè tasse sulla benzina e soldi alla politica. Ci vogliono faccia tosta cervello lento…e mano lesta.
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Fonte: Blitzquotidiano.it
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ROMA-E che saranno 20 euro l’anno? Per Gianni Letta, uomo di governo, sono un mini sacrificio che gli italiani faranno senza troppo pensarci sopra. Per i giornali di destra e di governo sono l’insopportabile prezzo pagato ai vari “Nanni Moretti e cinematografari di sinistra”, insomma mangiatori di pane, e companatico, più o meno a tradimento dei soldi di tutti. Gianni Letta non la dice tutta, Libero e Giornale non la dicono giusta. Quei 20 euro, media statistica dell’aumento del prezzo della benzina (uno o due centesimi a litro) sono la somma aritmetica di sfacciataggine e ottusità. Ci vuole faccia tosta e cervello lento per aumentare il prezzo della benzina con il petrolio a 105 dollari al barile e l’inflazione in aumento. Sfacciataggine e ottusità per trovare così i 250 milioni di euro che mancano. Che mancano a chi?
Alla “cultura”, ai teatri, al balletto, al cinema, alla musica? A tutto quello che la destra giornalistica e “culturale” addita come “culturame” e che la sinistra giornalistica e “colta” coccola e difende nei suoi sprechi e nella sua corporativa pigrizia? Non proprio, non è proprio così. Quei soldi andranno alla “cultura”, povera cultura con simili avversari e difensori. Ma non c’era alcun bisogno di trovarli alla pompa di benzina. Trecento milioni il governo ha deciso di spendere per non volere l’election day, cioè il giorno unico in cui far votare sia per le amministrative che per il referendum. E diciamo che è stata scelta politica, un sovra prezzo chiesto alla collettività per discutibili ragioni ma insomma per qualche ragione. Centinaia di milioni i contribuenti italiani dovranno pagare per le sanzioni che l’Europa imporrà perché il governo non fa pagare le multe agli allevatori che hanno sforato le quote latte assegnate. Sono pochi centinaia di allevatori, centinaia su migliaia che hanno pagato. Ma sono leghisti, la Lega ci tiene. E quindi si paga per loro, per dar loro ragione contro la legge e contro l’elementare giustizia. Decine di milioni di euro, chissà quanti difficile calcolare, i contribuenti pagheranno perché, nello stesso giorno dell’aumento della benzina per la cultura, maggioranza e governo hanno resuscitato la legge che consente di aver più consiglieri comunali e assessori nelle città con più di un milione di abitanti. Legge che è morta due volte ma sempre resuscitata, nulla può fermare la politica quando deve spendere per se stessa. Alemanno bussava e non solo lui.
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