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Maglie larghe

Per raccontare l'Italia dell'ultimo ventennio, gli storici del futuro non potranno evitare un capitolo sulla stampa berlusconiana. Cioè alla corrente dadaista del giornalismo italiano rappresentata da Giornale, Libero, Panorama e TgLingua che, pur avari di notizie vere, regalano da anni al Paese grandi momenti di ilarità, buonumore e spensieratezza. Ieri, per esempio, Sallusti titolava in prima pagina: “Benzina più cara? Colpa di Nanni Moretti & C”. Al primo assembrarsi di infermieri sotto la sede del Giornale, qualcuno nota che anche a Libero c'è bisogno urgente di cure. Infatti pure Belpietro titola: “Ci tassano la benzina per pagare i filmetti”. Anche lui ce l'ha col governo che ritocca lievemente le accise per finanziare la guerra di Libia e rinnovare il contratto alle forze dell'ordine; qualche spicciolo andrà anche a ridurre i tagli alla tutela dei beni archeologici, ai musei, ai teatri, agli enti lirici, al Fondo unico per lo spettacolo, alla Biennale e a Cinecittà-Luce. Naturalmente “i filmetti” non c'entrano nulla, tantomeno Moretti che non ha mai chiesto un euro al Ministero e di solito i finanziamenti se li trova all'estero. Ma –si chiederanno gli storici del futuro– i giornali di destra non erano tenuti a verificare le notizie prima di darle? C'era forse una legge che li esentava dal farlo? No, si sono semplicemente garantiti un'ampia franchigia che consente loro di sparare la prima cazzata che passa per la testa, nell'assoluta certezza che nessuno ci fa più caso. Non solo non sono tenuti a scrivere cose vere, ma nemmeno verosimili. Un po' come Aldo Biscardi che, querelato dall'associazione arbitri, si difese così: “Lo sanno tutti che le cose che diciamo al Processo del Lunedì sono poco credibili”. Alla fine fu assolto con la decisiva motivazione che era “troppo poco credibile per poter diffamare qualcuno”. Un'altra caposcuola del surrealismo giornalistico è Maria Giovanna Maglie. Lei gli articoli non li digita al computer: li crivella con raffiche di kalashnikov. L'altroieri, in un delicato editoriale dal titolo “Il fronte di Lampedusa. Ora rischiamo l'invasione dei poligami”, spiega su Libero che a Genova “un macellaio marocchino vuole che gli autorizziamo la terza moglie” e “non sarebbe una scandalosa novità: in Italia ospitiamo graziosamente già 15 mila poligami ufficiali con relative famiglie, conseguenti costi sociali, devastante degrado della nostra civiltà”.

Volete mettere, per dire, quei bei monogami italianissimi che sgozzano la moglie (per fortuna unica) tra le quattro mura di casa o molestano le figlie al calduccio del focolare domestico? Ora però, avverte la leggiadra editorialista, “provate a immaginare la stessa prepotente pretesa moltiplicata per la folla che da Lampedusa ci sta occupando e invadendo”. Un poligamo oggi, un poligamo domani e “allora sì che saremo minoranza schiacciata e reietta”, a meno che non si faccia tosto una legge per negare “il permesso di soggiorno a chi non rinuncia alla poligamia”. Com'è noto, i disperati che sbarcano mezzi morti a Lampedusa sono sceicchi travestiti da straccioni che nascondono sotto i cenci un harem di almeno cinque mogli per ciascuno. L'altro giorno il Giornale titolava a tutta prima pagina: “Il golpe dei magistrati” e, oltre a pubblicare le loro mail private, attribuiva loro cose mai scritte né pensate. Ieri uno di quei magistrati, additato come “golpista” solo per aver invitato i colleghi che lavorano al ministero a dimettersi, ha inviato una rettifica che è uscita senza una parola di replica. Evabbè, abbiamo dato del golpista a un giudice che non c'entrava nulla, che sarà mai. Zio Tibia, senza volerlo si capisce, ha anticipato Vauro e Vincino riportando in edicola il Male. Il mitico foglio satirico, nel '78, diffuse false prime pagine di Stampa, Corriere, Giorno e Paese Sera: “Clamoroso arresto di Ugo Tognazzi”, “E' il capo delle Br”, “Anche Vianello nella direzione strategica”. Se lo facesse oggi col Giornale, nessuno noterebbe la differenza.

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Fonte: IL Fatto Quotidiano del 26 marzo, in edicola

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