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Il nemico Immigrato

Di Mino Fucillo
ROMA – Sulle navi come dice il Governatore della Sicilia? Una cintura di navi a far da barriera e contenitore come chiede Lombardo e Berlusconi gli fa sapere in telefonata e in diretta che ha anche “trovato un armatore”? Oppure ammassati sotto le tende a Manduria, stipati nel villaggio di Mineo, distribuiti mille per ogni milione di abitanti in tutte le Regioni italiane come intima Maroni? Oppure caricati per “rimpatri forzati” come minaccia lo stesso Maroni alla Tunisia? Oppure blanditi e comprati, ma pur sempre rispediti, con 1.500 euro a testa come detto da Frattini? Oppure a casa loro e senza un euro perché altrimenti fiutano l’affare e ritornano come ha detto Bossi seppellendo l’ipotesi Frattini? Ipotesi quella dei soldi che Frattini ha provato a resuscitare spiegando che sono euro europei, mica italiani? In fondo all’Europa i soldi li abbiamo chiesti, ma metterli proprio in tasca a loro? Ipotesi, quella dei soldi, due volte sepolta: pagarli sia pur per andarsene e sia pure con i soldi dell’Europa è idea che gli italiani non digeriscono.

Oppure tenerli a Lampedusa, almeno quelli che ci sono, magari proclamando la quarantena a Lampedusa per motivi sanitari e ufficializzando il “Lazzaretto Lampedusa”? Oppure nelle caserme dismesse di mezza Italia, ficcarli e rinchiuderli lì? Ma Alemanno e la Polverini dicono che a Roma no, a Roma c’è la beatificazione di Wojtila. E Zaia dice che il Veneto prende solo “profughi” e non “clandestini”. E la Moratti e Formigoni dicono che Milano e la Lombardia “hanno già dato”. E la Campania dice che ha già i guai suoi. E Berlusconi dice che mercoledì 30 marzo ci farà sopra un Consiglio dei ministri e se ne “occuperà personalmente” dopo un paio di mesi che arrivano. Cos’è questo ognuno dice la sua e tutti dicono il contrario di tutto fra ministri e Governatori? Inefficienza, improvvisazione, indaguatezza? Oppure inevitabile scompiglio di buone intenzioni e scarsa organizzazione? Nulla di tutto questo: tutto quello che avviene, o non avviene, è frutto di coerenza, conseguente coerenza di governo e di opinione.

Governo e “gente”, governanti e governati italiani sono coerenti con se stessi e, se si affannano, è nel tentativo di non contraddire io comune sentimento e il condiviso obiettivo: gli immigrati nessuno li vuole, neanche dipinti. Per l’Italia, di governo e di popolo, entrambe incerte su quale sia e se ci sia un nemico in Libia e da “quelle parti”, un nemico di sicuro c’è ed è a questo che bisogna e vale la pena di fare la guerra: l’immigrato invasore. Lo sforzo di governo e la richiesta della gente è quello di costruire una “No Land Zone”, una terra dove non si scende, cioè l’Italia. Gli immigrati, tunisini, libici, marocchini, somali, eritrei poco o nulla interessa distinguere nella percezione popolare si sommano ai romeni e ai rom, ai curdi e agli afghani.

L’idea, la semplice idea che arrivino produce l’effetto, sull’umore e il sentire della popolazione, che è stato appena prodotto dalle centrali nucleari: non li vuole nessuno, neanche dipinti. Sono come le centrali nucleari per la gente e ogni giorno il governo si ingegna a dire che non si “installeranno mai”. Fino ad inventare il nemmeno immaginabile: che ogni paese europeo se ne prenda una quota. Principio che, se fosse applicato, vedrebbe l’Italia in debito invece che in credito: fatte le proporzioni ci toccherebbe almeno mezzo milione di turchi dei sei che stanno in Germania senza contare gli ex jugoslavi e i magrebini che sono in Francia.

Dal principio condiviso che nessuno li vuole neanche dipinti, coerentemente discendono dogmi di governo e di opinione tanto obbligatori quanto impraticabili. Primo: tenerli tutti sotto chiave. Nel “contenitore” Lampedusa fino a che si è potuto, ora nei contenitori Manduria o Mineo, domani in altri contenitori. Ma comunque sotto custodia, insomma impedire loro di andare in giro. Ad ogni costo, anche se la gran parte di loro in Italia non vuol restare, anche se vogliono andare in Francia soprattutto e anche in Germania, per l’Italia non bisogna farli girare. Ma se, come dice Maroni, saranno cinquantamila e anzi Maroni dice che questa è stima al ribasso, una “prigione” sia pur temporanea per cinquantamila e più di cinquantamila in Italia non c’è, non si può fare.

E’ questione tecnica e non buonista: “contenitori” con guardie e barriere da cinquantamila e passa non sono organizzabili e gestibili. E’ così, lo sanno anche al governo. Però non si può dire, agli italiani non si può dire perché il secondo comandamento, dopo quello che non li vuole nessuno neanche dipinti è che l’unico immigrato buono è quello rinchiuso. Quindi la muscolare e stentorea ricerca dei “contenitori” è una quadriglia senza costrutto reale. Lo stesso schema, ingigantito, degli sgomberi dei campi rom. Che sgomberi di fatto non sono, sono traslochi: li levi da qui e li metti lì, poi li levi da lì e li metti là…Però nel frattempo la gente di qui e lì è contenta. Si turba la gente di là è vero, e allora si fa ricominciare il giro.

Contenitori per cinquantamila e passa non sono possibili ma non si può dire perché dice il vero Bossi quando dice che il governo deve fare quel che “la gente dice al bar”. E al bar la gente dice che vanno rinchiusi, che non li vuole vedere. Bisognerebbe dire alla gente, imporre alla gente che cinquantamila e passa non puoi tenerli rinchiusi, anche e proprio perché non te li vuoi tenere in casa. Identificarli, permesso di soggiorno e transito temporaneo e quindi procedure di espulsione. Ma dire e fare questo è faticoso, difficile, impopolare. Ingestibile in un paese che ha paura del nemico immigrato. E’ la versione italiana di una paura europea, la versione domestica di una più diffusa paura. Tutta l’Europa coltiva e nutre la paura del “si stava meglio prima”. La paura inespressa ma visibile che sicurezza, petrolio e barriera all’immigrazione la garantissero meglio i Mubarak, i Gheddafi, i Ben Alì. Meglio di quelli che stanno venendo al posto loro. Di qui incertezze su chi sia il nemico o l’amico nel Mediterraneo.

La versione italiana di questa paura è il terrore dell’immigrato, non a caso battezzato “invasore”. Scandalo, sdegno morale? Chi ribatte al terrore con le ragioni dell’accoglienza e dell’umanità parla al vento e talvolta a vanvera. Nella storia non è “mostruoso” o inconsueto che una popolazione sviluppi e metta a coltura i semi e le piante della xenofobia. Succede spesso, è successo tante volte, sta succedendo ancora. In Italia come e più che altrove. E’ un’onda che non puoi prendere di faccia, di prua: ti rovescia e ti affonda. Ma non puoi neanche cavalcarla quest’onda, prima o poi ti sommerge. Andrebbe impugnato il timone: fondi e provvedimenti speciale e temporanei per quei cinquantamila, nessuna illusione di rinchiuderli o di farli sparire agli occhi della gente, setaccio per farne restare alcuni e lento ma decisi rimpatrio per gli altri. Ma chi lo tiene il timone, chia azzarda questa rotta in Italia? In coperta e nella stiva sono tutti impegnati e convinti a gridare che il nemico-immigrato non passerà, magari tenendolo al largo con le navi di “un armatore”: navi per cinquantamila e passa. Ma chi lo dice o lo pensa sa contare?

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