I primi cinque giorni dell’anno, trascorsi in clima semifestivo scuole ancora chiuse, figli a casa, Befana in arrivo e in condizioni di ansia leggerissimamente ridotta dalle consuete speranze per il nuovo inizio stanno rapidamente scivolando verso un 2011 sgombro di miracoli. Non è accaduto, purtroppo. Nessun sortilegio, nessuna meraviglia. Verrà lunedì e riprenderemo a remare controvento assordati da un coro sempre più ossessivo di venditori di tappeti che strillano le inesistenti meraviglie della loro merce farlocca. Tentano di distrarre con scemenze, urlano al complotto e all’attentato. (Avete fatto caso? Un attentato, un tentativo di spionaggio, un disegno criminale da denunciare alla stampa prima che alla polizia non si nega più a nessuno. Sono tutti vittime. A denunciare attentati di mandante ignoto ci si è messo ultimamente anche Belpietro, un esperto del ramo. Non abbiamo saputo più nulla dell’orribile episodio di cui è stato vittima, nè del resto nessuno gliene chiede mai conto).
Facendo slalom fra allarmi su cimici, voci di spionaggio ai danni di coloro che ci spiano e altre amenità ci si imbatte di tanto in tanto in qualche notizia. Quella di oggi è che Bossi, l’azionista di riferimento di questo governo, dà l’ultimatum per l’attuazione del federalismo. Berlusconi dovrà provvedere, ne va della sua sopravvivenza. E così, mentre gli italiani si accingono ad ignorare anche i saldi (Codacons prevede un ulteriore calo dal 10 al 20 per cento dei consumi nonostante gli sconti) il quarto re magio si accinge a portare i suoi doni pur di tener salda la poltrona. Mentre il boscaiolo Tremonti usa l’ascia su servizi, scuola e ricerca, ecco quanto ci costerà evitare che il premier debba presentarsi da imputato nei vari processi che lo attenderebbero se dovesse perdere la preziosa carica. Con il federalismo fiscale, che Bossi pretende entro gennaio, «i comuni potrebbero ritrovarsi con due miliardi e mezzo di euro in meno, in pratica un decimo dell’intera posta in gioco» ha scritto in prima pagina il Sole 24 Ore citando uno studio dell’Ifel, la fondazione per la finanza locale targata Anci. Nell’inchiesta che pubblichiamo abbiamo calcolato quanto ci costeranno gli altri doni salvavita: il quoziente familiare voluto dall’Udc, i rimborsi (dovuti ma miracolosamente effettuati) ai deputati Svp nonché il cadeaux dello Stelvio. E alla Mpa? Nulla?
Per fortuna che il Nostro sa sempre farci ridere per dimenticare. Complice la spalla Alfonso Signorini, il Vespa del nuovo decennio, abbiamo sentito rispolverare in tv il repertorio dei tempi di Macario: i comunisti hanno cambiato nome ma il trucco non funziona, si sono anche mascherati ma l’astutissimo statista li ha riconosciuti. Non basta che indossino maglie di cachemire, scarpe fatte a mano, che vestano capi firmati e vadano in barca a vela (mia nonna diceva “fa il comunista e va a sciare”, il senso è quello): sono sempre loro, vogliono solo “farmi fuori, ma gli italiani per fortuna non si riconoscono in questa sinistra”. Si riconoscono già di più in Signorini, che ha interrotto il sensazionale monologo con la domanda che nessuno avrebbe osato fare.
Roba da Pulitzer: ha mai avuto una tresca con una di sinistra? «Mai, posso giurarlo». Risate, applausi, sipario.
Nel mondo reale, intanto, i lavoratori di Mirafiori si preparano al referendum del 13 e 14 gennaio, sulle loro spalle una responsabilità enorme.
Gli studenti che abbiamo visto in piazza tornano preparare gli esami. Uno studio ha stilato la classifica delle migliori università e centri di ricerca del Paese: le prime otto sono tutte pubbliche, ancora. Gelmini e Tremonti possono fare di più.
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Fonte: Unita.it
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Complimenti.
In particolare credo che il primo paragrafo sia un modello di giornalismo o di scrittura tout court.