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Berlusconi e la pupa del boss

Lei lo difende con le unghie in tv e invita le altre ragazze “a non parlare di papi”. Lui la protegge, l’aiuta, la premia, nonostante sappia dei suoi legami con i trafficanti internazionali di droga. Tra Silvio Berlusconi e Maria Esther Garcia Polanco, del resto, c’è sempre stato un rapporto speciale. Che non si è mai interrotto. Neanche quando Emilio, il compagno e convivente della 30enne domenicana, è finito in prigione perché trovato in possesso di 12 chili di cocaina per poi essere condannato questa settimana a otto anni per narcotraffico.

La cosa non sembra però toccare particolarmente il presidente del Consiglio che, anche dopo quell’arresto, ha continuato a ricevere la Polanco ad Arcore e sopratutto si è prodigato per tentare (inutilmente) di farle avere un passaporto italiano, mettendole a disposizione il numero del prefetto di Milano, Gian Valerio Lombardi. Così la donna, da molti descritta come la favorita tra le favorite del premier, ha continuato a vivere in via Olgettina 65 dove a Maria Esther è riservato l’appartamento più grande tra tutti quelli occupati dalle ragazze dell’harem: un trilocale con box, pagato regolarmente da Giuseppe Spinelli, l’amministratore di fiducia di Silvio Berlusconi.

In quell’appartamento viveva fino al 5 agosto 2010 anche Ramirez De La Rosa, più noto come Emilio. E qui la Guardia di Finanza ha trovato 2,747 chili di cocaina (nascosti in garage), una cassetta di sicurezza con 54.550 euro in banconote di vario taglio (per lo più da 100 e 50 euro), una macchina contasoldi e documenti falsi. Praticamente tutto ciò che solitamente contraddistingue l’abitazione di un trafficante di droga.

Infatti quel giorno Ramirez viene arrestato. Maria Esther invece è solo convocata dagli inquirenti. Entra negli uffici degli investigatori come testimone e ne esce da testimone. Ma non li convince. Tanto che nella relazione inviata dalle fiamme gialle al pm milanese Giancarla Serafini, gli uomini del nucleo di polizia tributaria esprimono dubbi sul vero ruolo della Polanco.

“Allo stato – si legge – non vi sono elementi probatori che confermino un coinvolgimento della Garcia Polanco nei fatti riconducibili alla detenzione di cocaina (…). Tuttavia, nonostante le dichiarazioni rese dalla donna, permangono ancora dubbi sulla totale estraneità”. Per due motivi, spiegano. Primo: “Appare quanto meno inusuale l’inizio di una convivenza con un soggetto, da poco conosciuto presso un locale milanese, che, come dichiarato, ha sempre versato in condizioni economiche disastrose tali da indurre la Garcia Polanco a mantenere Ramirez De La Rosa ”.

Secondo motivo : “Appaiono inadeguate e frammentarie le giustificazioni addotte dalla Garcia Polanco circa il possesso di 4800 euro in contanti che ha dichiarato essere di sua esclusiva pertinenza. (…) Va rilevato che la somma di 4800 euro è indicativamente la cifra necessaria all’acquisto di 100 grammi di cocaina sulla piazza milanese”. E 108 grammi erano stati trovati addosso a “Emilio” mentre raggiungeva l’abitazione di via Olgettina a bordo della Mini Cooper verde di proprietà di Nicole Minetti che, prima di partire per le Seychelles, la lascia in uso proprio a Maria Esther.

Il premier, come risulta dalle telefonate, viene a sapere quasi subito dell’arresto del convivente della Polanco a bordo della Mini del consigliere regionale. Tanto che avvisa immediatamente la Minetti e, secondo quanto lei riferisce a un’altra ragazza di Arcore, Barbara Faggioli, le suggerisce di presentare una denuncia per furto dell’auto.

Inizialmente Nicole Minetti sembra andare su tutte le furie con Maria Esther . Ma poi, raccontano le intercettazioni, si tranquillizza e tutto torna come prima. La complicità tra le due è del resto fortissima visto che si è instaurata durante le serate Bunga Bunga ad Arcore. Non per niente in un sms, riferito al denaro versato alle ragazze daSpinelli, la Minetti scrive all’amica dominicana : “Non dovevamo fare a metà??? Anch’io ho bisogno, ho speso un sacco di soldi ultimamente”.

Ma gli atti dell’inchiesta per prostituzione minorile contro Berlusconi e la Minetti dicono pure dell’altro. Da quei documenti emerge pure la figura di una una Maria Esther determinata, sicura di sè, con un ruolo di mediatrice e leader tra le “bambole” di via Olgettina. Quando il 15 gennaio per la prima volta la stampa viene a conoscenza dell’esistenza del residence a Milano 2 in cui vivono le giovani del bunga bunga, i giornalisti si presentano in massa. Ed è Maria Esther a dettare la linea alle altre. “Uscite il meno possibile”, dice ad Aris. “Fatelo per papi”.

Poi è lei a uscire allo scoperto. Per fare una piazzata, scendendo dal suo Hummer, contro un’inviata di Annozero e infine, recuperata la calma, per tenere i rapporti con tutti i giornalisti. Tanto da arrivare a essere ospitata all’Infedele di Gad Lerner. Su come affrontare la stampa sembra in ogni caso avere le idee chiare. “Se vogliono delle notizie”, dice al telefono, “paghino quei coglioni, se pensano che io parlerò male di papi… io non parlerò male di papi”.

Insomma una dura. Come dei duri sembrano essere i suoi amici. Leggendo le intercettazioni si scopre infatti che Ramirez, il fidanzato narcotrafficante, non è l’unico spacciatore internazionale che la Polanco conosce. A un’amica racconta di un certo Cuky finito in manette in Spagna mentre stava trasportando, lo dice lei stessa, della droga a Venezia. In altre conversazioni, invece, sembra parlare in codice. Anche con altre ragazze della scuderia del premier. Miriam Loddo le chiede: “Ti ricordi quelle pastiglie per capelli che mi avevi prestato?” Lei ribatte: “Sai che però non ce le ho, infatti che per me è stato difficile”. Miriam: “Anch’io non sono riuscito a trovarle, vado a fare un salto in farmacia”. Con Eric si sente ancora più spesso. E’ un uomo con accento nord africano che fa la spola tra Cascina Gobba e piazzale Loreto. Con lui è un continuo di “quando ci vediamo?”. Domande tipo: “Ce l’hai?”. Eric: “Ce li ho, 15 anche 20, non c’è…. 25…”. Maria Esther ordina: “Ok, due di 15….”. Il 18 dicembre gli chiede: “Portami qualcosa di buono, tu già sai….”. Lui risponde: “Ma non ho visto il negretto, vedrò se riesco a trovarlo prima di venire da te”.

Comunque stiano le cose, resta un fatto. Di lei Silvio Berlusconi si fida. Poche ore dopo le perquisizioni del 15 gennaio è proprio la Polanco al centro del giro di messaggi e telefonate per convocare tutte le ragazze ad Arcore su richiesta del Presidente del Consiglio per farle incontrare con gli avvocati per la difesa. La avvisa Aris. “Ha chiamato il presidente Berlusconi ha detto che alle diciannove devi essere ad Arcore”. Lei a sua volta chiama Barbara Faggioli e altre. Chiama anche Nicole ed è l’unica a mostrarsi a conoscenza del motivo della convocazione. Spiega a Minetti: “Ha sentito le conversazioni tra di noi, è incazzatissimo”. Davanti allo stupore dell’amica, ribatte: “Amo tu… a lui hanno fatto sentire tutto anche le, anche quello che diceva la Barbara Guerra. Sai che poi le hanno preso il telefonino alla Barbara Guerra per scaricarlo tutto no?”. Alle diciannove lei andrà.

Così, quasi sei mesi dopo l’arresto per droga del suo convivente, Maria Esther, la donna del boss, sfila tra gli agenti della scorta che piantonano Arcore ed entra a casa del capo del Governo.


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Fonte: Il FQ

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2 commenti to " Berlusconi e la pupa del boss "

  1. Anonimo says:

    e noi paghiamo...

  2. Anonimo says:

    Pare che la droga sia una costante nell’ ambito della vita privata e pubblica di Crapa Catramata Pochi nomi e pochi esempi:Dell' Utri,Mangano e MIccichè.
    PRIMO: Marcello Dell’ Utri. Nel 1974 è a Milano per lavorare presso l'Edilnord, su richiesta di Silvio Berlusconi, per il quale svolge anche la mansione di segretario. Il 7 luglio 1974 porta nella villa di Arcore Vittorio Mangano che, secondo il Tribunale di Palermo, viene assunto da Berlusconi come "responsabile" per evitare che i familiari dell'imprenditore fossero vittima di sequestro di persona (e non come "stalliere"). 19 aprile 1977 è a Londra, dove partecipa al matrimonio di Girolamo Maria Fauci, più comunemente chiamato Jimmy Fauci, boss mafioso che gestisce il traffico di droga fra Italia, Gran Bretagna e Canada.In data 11 dicembre 2004, il tribunale di Palermo ha condannato Marcello Dell'Utri a nove anni di reclusione con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Nel testo che motiva la sentenza si legge:« La pluralità dell'attività posta in essere da Dell'Utri, per la rilevanza causale espressa, ha costituito un concreto, volontario, consapevole, specifico e prezioso contributo al mantenimento, consolidamento e rafforzamento di Cosa nostra, alla quale è stata, tra l'altro offerta l'opportunità, sempre con la mediazione di Dell'Utri, di entrare in contatto con importanti ambienti dell'economia e della finanza, così agevolandola nel perseguimento dei suoi fini illeciti, sia meramente economici che politici. »
    SECONDO: Vittorio Mangano.Nel 1974 Mangano è un mafioso, divenuto successivamente esponente di spicco del clan di Porta Nuova a Palermo, e in quel periodo ha già a suo carico tre arresti e varie denunce e condanne, nonché una diffida risalente al 1967 come "persona pericolosa". Dopo una condanna di dieci anni per droga, negli anni Ottanta, Mangano aveva evitato quella per mafia nel maxiprocesso. Nel '95 viene arrestato di nuovo. Nel '99 gli sono stati inflitti 15 anni per traffico di droga, altri 15 anni nel 2000 per estorsione.
    TERZO: Gianfranco Miccichè.L'11 gennaio 1988 Micciché, che all'epoca lavorava presso Publitalia, venne interrogato nell'ambito di un'inchiesta sul traffico di droga a Palermo, in quanto sospettato di essere uno spacciatore. Miccichè rispose: "Non sono uno spacciatore ma solo un assuntore di cocaina". Non comportando il fatto reato, la posizione venne archiviata mentre gli spacciatori vennero arrestati il successivo 14 aprile.L'8 agosto 2002 venne invece diramata un'informativa dei Carabinieri che sostanzialmente accusava Gianfranco Micciché di farsi recapitare periodicamente della cocaina presso gli uffici del ministero delle Finanze, in cui all'epoca ricopriva il ruolo di vice ministro.

    Quanto sopra si riscontra su Wikipedia, con riferimenti a dati di fatto oggettivi e controllati.

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