Qualche mese fa, commentando alla rassegna stampa di Radio3 un articolo del Times su Nicole Minetti candidata al consiglio regionale della Lombardia, un giornalista della Stampa inciampò con la lingua e la presentò come “l’igienista mentale di Berlusconi”. Da allora, complici i correttori automatici dei computer, i giornali sono pieni di refusi sull’igienista dentale che diventa mentale. Mai come questa volta viene smentita la presunta stupidità dell’intelligenza artificiale. In effetti, più che la dentatura mirabilmente restaurata dopo il vile attentato di piazza Duomo, è proprio la mente del pover’ometto che necessiterebbe di interventi igienici: solo uno squilibrato potrebbe concepire una legge per chiudere “da 3 a 30 giorni” i giornali o le tv che pubblicano intercettazioni, per limitarle a “terrorismo internazionale, organizzazioni criminali, pedofilia e omicidi” e addirittura per vietare che abbiano valore di “prova per l’accusa e per la difesa”. Intanto perché, ormai, non esiste maggioranza disposta a votare una porcheria del genere. Eppoi perché le intercettazioni senza valore di prova sono quelle “preventive”, consentite ai servizi segreti e alle forze dell’ordine per scovare presunti terroristi e individuare latitanti mafiosi: servono a individuarli, ma non a provare la loro colpevolezza (o innocenza). Ma, siccome non necessitano di autorizzazione preventiva del giudice e sono affidate alla discrezionalità di agenti, barbefinte e rispettivi mandanti politici, il loro uso indiscriminato trasformerebbe quel che resta della nostra democrazia in una tirannide spaventosa, dove il governo fa spiare chi gli dà ombra e non rende conto a nessuno dei dossier raccolti. Una buona igienista mentale occorrerebbe anche al Pdl che, ridotto com’è, trova il sense of humour di lanciare “un ultimatum a Fini” (ma non dovrebbe essere il contrario?). L’igienista mentale, se resta tempo, dovrebbe occuparsi anche del povero Sandro Tremebondi, che ieri ha inviato una lettera chilometrica al Corriere per spiegare che “ormai non so più cosa dire a Galli della Loggia” (seguono 710 parole). Ne basta mezza invece, di igienista mentale, per la escort che aveva un problema col figlio e non trovò di meglio che rivolgersi a Brunetta (immortale la cronaca de La Stampa: “Brunetta tirato in pista suo malgrado”). Invece ci vuole un’igienista intera per soccorrere il povero Frattini Dry il quale, non bastando gli incidenti diplomatici che semina Bertolaso in giro per il mondo, deve pure placare l’ira di Mubarak tirato in ballo come presunto zio di Ruby: solo che, nella concitazione della crisi, non fa in tempo a coordinarsi col principale.
E così, mentre B. racconta che “non ho mai detto che Ruby fosse la nipote di Mubarak, era lei che lo diceva”, il presunto ministro degli Esteri dichiara al Corriere che “il presidente del Consiglio ha testualmente detto che quella persona era stata segnalata come una parente di Mubarak”. Igienista mentale obbligatoria anche nella redazione di Libero, dove un titolista in stato confusionale s’indigna perché “i pm ascoltano pure la narcotrafficante” (capito le toghe rosse? Ora si mettono pure a interrogare i narcos, di questo passo chissà dove andremo a finire). E nell’ufficio del vicedirettore del Giornale dal cognome francamente eccessivo, Massimo de’ Manzoni (ma noi speriamo ancora che sia solo uno pseudonimo), il quale si appella affranto al gip del caso Montecarlo per implorarlo di non archiviare Fini (“lo faccia per cancellare dalle facce di Bocchino e Urso quel sorrisetto irritante”): si vede che soffre davvero, ma soprattutto s’offre. Un po’ di igiene mentale farebbe bene anche a chi ha concepito l’insana idea, raccolta da Repubblica, di un “Berlusconi dimissionario in cambio di un salvacondotto giudiziario” per giocare la formidabile “carta Alfano” (nel senso di Angelino Jolie). Nel qual caso, sia chiaro, meglio altri vent’anni di B. Almeno si ride.
Fonte: IL Fatto Quotidiano del 03 novembre, in edicola
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