E’ cominciato il venticello della calunnia: Annamaria Fiorillo? Una un po’ isterica. Ma chi ha visto oggi pomeriggio la trasmissione di Lucia Annunziata “In mezz’ora” ha capito perché quel venticello ha cominciato soffiare (vedi i video su youtube: prima parte – seconda parte). Quella che ha visto sullo schermo è un pubblico ministero della procura per i minori di Milano, seria, chiara e puntuale nella ricostruzione di quella notte del 27 maggio scorso, quando Silvio Berlusconi ha chiamato la questura per far rilasciare Ruby. La diciassettenne marocchina fermata per furto, ma spacciata dal premier come nipote del presidente egiziano Mubarak.
In molti volevano fermare il magistrato. Impedirle di raccontare in televisione i fatti che smentiscono la versione del procuratore di Milano, Edmondo Bruti Liberati e del ministro dell’Interno, Roberto Maroni. Secondo quanto risulta al fattoquotidiano.it il direttore generale della Rai, Mauro Masi ha provato a dissuadere Lucia Annunziata: non puoi invitarla, il ministro Maroni ha già annunciato querela nei suoi confronti. Se viene in trasmissione, querela anche noi. Il direttore è arrivato persino a dire alla giornalista (che difendeva la sua scelta) se proprio la devi invitare, parlate d’altro (sic!). Fiorillo, invece, alla vigilia della trasmissione, ha ricevuto una lettera del procuratore Monica Frediani che le annunciava un provvedimento disciplinare se fosse andata in televisione. Ma non si è fatta fermare. Né dallo spauracchio di una sanzione né dalle facili critiche, come accade spesso in questi casi, di essere scambiata per una toga in cerca di notorietà.
A Lucia Annunziata ha confermato quanto scritto al Csm: non ho mai autorizzato la polizia ad affidare la minorenne alla consigliera regionale del Pdl, Nicole Minetti. Con toni pacati, guardando sempre negli occhi la conduttrice, sottolinea un elemento importante: in casi come quello di Ruby, cioè di intervento “penale, il pm non prende accordi con la polizia, ma dispone”. Quindi, sostiene Fiorillo, io ho disposto in un modo (comunità o notte in questura) e la polizia ha fatto in un altro. E quando Annunziata ricorda quanto riferito da Maroni in Parlamento e cioè che la polizia ha affidato Ruby a Minetti “sentito il pm”, Fiorillo ribatte: “Ma poi hanno fatto quello che volevano loro”.
Ed è a questo punto che la trasmissione affronta quella che è stata definita dalla giornalista “la corda a cui vogliono impiccarla”. Quel “non ricordo di aver autorizzato l’affidamento”, che si legge nella relazione del magistrato. Fiorillo non tentenna, anzi vuole chiarire la sua affermazione, che è stata per la procura di Milano un appiglio per liquidare questo pezzo di inchiesta. E lo ha fatto senza mai averla ascoltata, al contrario dei funzionari di polizia e dell’allora questore, Vincenzo Indolfi. In quella relazione, dice Fiorillo, avrei dovuto scrivere: “ricordo di non aver autorizzato”, perché il senso è questo.
Alle domande di Annunziata: Maroni è un bugiardo? Perché il procuratore, una “toga rossa”, ha detto che il caso era chiuso?, il pm cerca di sottrarsi: “Non compete a me rispondere”. Ma sul ministro, alla giornalista che insiste, alla fine dichiara: “Parlava a nome del governo, avrà anche delle ragioni politiche per aver detto quello che ha detto. Potrebbe essere, chiamiamola in modo molto generico, ragione di Stato. Ma qualunque ragione di Stato non può essere così assorbente da superare la violazione della legalità”. Fiorillo risponde poi a un’altra domanda che in molti si sono fatti: perché dopo quella notte così tesa, per sua stessa ammissione, l’indomani non si è informata su che fine avesse fatto la ragazza? “Avevo finito il mio turno e come per ogni altro caso, il seguito documentale passa ad altri colleghi”. Delle telefonate di Berlusconi, invece, non era stata informata dalla polizia: “ L’ho appreso dai giornali”.
Un’autocritica però Fiorillo la fa anche in tv, come nei giorni scorsi sulla carta stampata: “Non ho capito che la funzionaria di polizia (Giorgia Iafrate, ndr) potesse essere in difficoltà. Avrei dovuto dirle di non preoccuparsi, di eseguire esattamente quanto da me disposto ed eventualmente di farmi parlare con i suoi superiori”. Invece, ricorda, sembrava “come se fosse tenuta allo svolgimento di quell’atto. Era rigida e io mi sono indispettita e ho avuto con lei una sorta di diverbio. Ho spiegato di nuovo quali erano le mie disposizioni: la fotosegnalazione, l’inserimento della giovane in una comunità protetta e, qualora non ci fosse stato posto, “trattenerla finché non fosse stata reperita una struttura che la potesse ospitare. Poi non mi dicono più niente”. Eppure nelle varie telefonate, al pm avevano anche detto della “parentela” di Ruby con Mubarak. “Dissi ‘allora io sono Nefertiti, la regina del Nilo’. Mi sembrava una situazione paradossale. Come fa una ragazza con parenti così importanti a stare in mezzo a una strada?”.
L’intervista al pm si è chiusa con Lucia Annunziata che le ha chiesto: non teme che possa accaderle quello che è già successo “a torto o a ragione a un’altra donna magistrato, Clementina Forleo, di passare per una instabile? Perché delle donne si dice spesso così”. Il viso di Annamaria Fiorillo si contrae: “L’ho messo nel conto”, risponde. Poi si lascia andare a un sorriso e conclude: “Io sono una persona comune con un ruolo importante, devo ai cittadini la verità dei fatti”.
Sandra Amurri
Antonella Mascali
Fonte: Il FQ
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