Di Giuseppe Giulietti La Rai non ha solo bisogno di un nuovo direttore generale, ma anche di uno psichiatra, di medici e paramedici specializzati nella prevenzione e nella cura del disagio mentale, delle turbe del comportamento; se non hanno soldi da spendere potrebbero chiedere a Massimo Cirri che, oltre ad essere con Filippo Solibello il conduttore della trasmissione radiofonica “Caterpillar”, è anche uno stimato psichiatra, anzi uno psichiatra da strada. Più che mai adatto, dunque, alla attuale stagione della politica e della Rai.
Un encefalogramma simbolico della Rai sarebbe perfettamente sovrapponibile a quello del presidente del Consiglio, alternando momenti di euforia e depressioni prolungate, patetico giovanilismo e genuflessioni vaticane, pugno di ferro e isteriche impotenze, rigore per i nemici servilismo verso i potenti e gli amici degli amici.
Si annuncia il blocco del turn over e, nel frattempo, si tenta di portare un nuovo direttore a Rai News, preso da fuori, perché così hanno ordinato le camicie verdi.
Si chiede la testa di Santoro o della Gabanelli, ma si dà il via libera al circo di Avetrana che evidentemente serve alla industria della paura, a creare il clima giusto per chi finge di incarnare le sembianze dell’uomo forte, del piccolo padre della patria, capace di assicurare ordine e stabilità.
Questo virus che è nato nei palazzi del potere, ha ormai pervaso le stanze di viale Mazzini e di Saxa Rubra, determinando un pericoloso contagio.
L’ultimo segnale della malattia è ora arrivato dal fronte di Sanremo, inteso come palcoscenico del Festival della canzone dove si sono inventati la par condicio degli inni. In un primo momento, infatti, era stata annunciata la decisione di suonare e cantare dal palco l’inno “Bella Ciao”, per altro un canto storico, diventato la colonna sonora della lotta di liberazione, suonato ovunque il 25 aprile, cantato da amministratori di ogni colore, contestato solo da qualche sindaco revisionista, quasi sempre berlusconiano, allergico non solo alle note, ma anche alla Costituzione. Uno con la stessa testa deve essere in azione alla Rai, dal momento che, poco dopo il primo annuncio, è stato comunicato che dal palco di Sanremo sarebbe stato intonato anche l’inno Giovinezza, che, nella memoria e nella coscienza nazionale, è legato alla stagione del fascismo, alle gagliarde azioni degli albori, alle scapigliate scampagnate contro le case del popolo e i sindacati.
Sarà pure la triste stagione del revisionismo, ma persino le modalità dell’annuncio sono sembrate sciatte, imbarazzate, quasi fossero una anticipata risposta ai possibili critici, così tra le tante idiozie di questa stagione di senescenza politica, mediatica, etica, dobbiamo ora registrare anche la par condicio musicale, premessa di ben altre “par condicio”.
A quando il contraddittorio tra mafiosi e antimafiosi? Ci sarà mai un faccia a faccia tra Kappler e i familiari delle sue vittime? Perché a nessuno viene mai in mente di concedere par condicio anche autti i temi e i soggetti sociali oscurati? Perché nessuno promuove una prima serata per dare la parola agli omosessuali insultati dal presidente del Consiglio? Perché tanto scandalo quando si vorrebbe sentire anche la voce delle donne che il piccolo Cesare tanto ama?
Chi ha pensato di compensare “Bella Ciao” con “Giovinezza”?
A meno che non si sia stata una trovata pubblicitaria di pessimo gusto, un modo per riaccendere i riflettori su un festival partito male, anche per i ritardi che hanno accompagnato la firma dei contratti? Se questa fosse la possibile spiegazione c’era proprio bisogno di tirare in ballo Bella Ciao e di offendere i sentimenti di tanti italiani che, per fortuna, non hanno intenzione alcuna di dimenticare, di archiviare, di equiparare, nel giudizio storico, fascisti e antifascisti?
Facciamo finta che sia stata solo una trovata di pessimo gusto e che, nelle prossime ore, sarà lo stesso direttore Masi a liquidare lo scherzo e a chiudere la discussione, prima che a qualcuno venga davvero in mente di equiparare Bella Ciao e Giovinezza, poi magari si potrebbe provare a ricordare insieme Matteotti e Mussolini, tutti insieme, tutti uguali, tutti nel frullatore della banalità.
Già che ci siamo qualcuno provi a proporre al presidente Napolitano di far intonare in sua presenza,in occasioni delle celebrazioni per l’Unità di Italia,Bella Ciao e Giovinezza, così tanto per vedere l’effetto che fa, per parafrasare il titolo della celebre canzone di Enzo Iannacci. Abbiamo la vaga sensazione di conoscere già la risposta…
Fonte: Blitzquotidiano.it
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Questo è un Paese ormai profondamente malato.
Oggi abbiamo assistito alla presentazione del pacchetto sicurezza comprensivo di giro di vite contro la prostituzione. Berlusconi presente con nonchalance...manca di senso del ridicolo a dir poco.
Se fosse una persona appena decente dovrebbe almeno contemplare un metaforico harakiri. Isa.