TERZIGNO - È stata una lunga notte di guerriglia urbana quella trascorsa a terzigno. Ci sono oltre mille persone a presidiare la rotonda di via panoramica, che congiunge il paese con boscoreale, quando la polizia decide di caricare. Non lontano, ad un centinaio di metri, c'è la discarica di sari. E lì, nei pressi, sorge anche quella di cava Vitiello. Fumo negli occhi per gli abitanti locali. Dopo gli incidenti del pomeriggio, c'è tensione quando scendono le ombre della sera. In strada la calma è solo apparente. Fino alle 22.15, quando nel piazzale del presidio cala il buio. Le luci si spengono. "E' il segnale che stanno per partire alla carica", dice qualcuno dei presenti. E' proprio così.
Alle 22.40 gli agenti avanzano, reagiscono al lancio di una decina di razzi. Quasi cinque ore di tafferugli, scaramucce a distanza, cariche, sassaiole, fuochi pirotecnici sparati anche a bassa quota. Alla fine si contano numerosi feriti tra forze dell'ordine e manifestanti: tre persone vengono trattenute, fermate in attesa di essere identificate. Qualcuno brucia anche un tricolore.
"Ci hanno caricato - denuncia un manifestante - mentre eravamo nel gazebo allestito sulla strada. Non stavamo facendo niente, abbiamo subito una violenza gratuita". Circostanza confermata da giornalisti presenti, alcuni dei quali hanno riferito di essere "stati colpiti da agenti con manganelli e scudi nonostante avessimo specificato di essere lì per lavoro". Per ore uomini in assetto antisommossa e blindati da un lato, la frangia più violenta dall'altra, che si è nascosta nelle zone più a sud della rotonda, si sono fronteggiati con lacrimogeni come risposta ai lanci di grossi petardi. Qualcuno nel bel mezzo degli scontri si è rivolto ai poliziotti: "Siamo gente perbene, dovreste difendere noi dai disastri di queste discariche e invece siete dall'altra parte. Noi però siamo contro la camorra che è l'unica ad avere interesse a far aprire le discariche".
La polizia usa i manganelli anche contro i giornalisti arrivati a Terzigno per seguire le proteste. "Lo stato non arretra", dice il funzionario che ordina la carica. I manifestanti più facinorosi, poco più di un centinaio, arretrano, si disperdono. Ma non desistono. Sono bene organizzati, si dividono in gruppi, fronteggiano le forze dell'ordine nascondendosi in vicoli bui, illuminati solo dai fuochi dei razzi.
Poco dopo la mezzanotte, la polizia chiede rinforzi. Arrivano altri agenti, poi un nucleo di carabinieri, quindi un gruppo della guardia di finanza. Sono tutti in assetto antisommossa. Le cariche proseguono a sprazzi, mentre un elicottero garantisce la sorveglianza dall'alto. Una donna accusa un malore, è in stato di gravidanza. Rifiuta l'ambulanza, ma si riprende presto.
L'odore acre dei camion bruciati nel pomeriggio di ieri - almeno sette bloccano ancora la principale strada di accesso al paese - si confonde con quello dei lacrimogeni. Sulla strada ci sono blocchi e roghi ovunque. C'è chi urla: "lo stato ci ha abbandonato. Chi ci protegge? i nostri figli non vogliono morire, vogliono vivere". E' la protesta di un cittadino che ha intenti pacifici. Come pacifica è la maggior parte dei presenti.
Ma la polizia non fa distinzioni. Dopo il lancio di alcune molotov, deve disperdere la folla. Lo fa in modo indiscriminato. Uno dei funzionari presenti accusa i manifestanti di "gravi delitti, detenzione di armi, tentato omicidio". E' la concitazione del momento. Una guerriglia urbana che dura ormai da giorni. E che, assicurano qui, non finirà presto. A meno che il governo, che si riunirà in seduta straordinaria proprio oggi, non dovesse decidere di rinunciare al progetto di una nuova discarica a Terzigno.
Fonte: Repubblica.it
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