Ora che la decisione del Consiglio di Stato sul riconteggio dei voti in Piemonte ha scongiurato il voto anticipato (la Lega avrebbe fatto cadere il governo, se a Cota fosse stato tolto il posto da governatore per il quale con evidenza, se solo si fosse continuato a contare, non avrebbe avuto i voti) il Premier ha un po' più di respiro per fare l'unica cosa che davvero e da sempre gli sta a cuore. Garantirsi l'impunità. Attivare un superscudo intergalattico, retroattivo e fluorescente, un'arma spaziale con la quale andare diritto all'obiettivo: scansare per sempre i tribunali e le mille accuse pendenti, governare finché può, andare al voto con questa legge elettorale, ottenere una maggioranza relativa (anche molto relativa, in questa nuova situazione politica) e farsi finalmente eleggere al Quirinale. Ecco che il lodo Alfano torna ad essere dunque il piatto del giorno, pazienza per le emergenze del Paese che imporrebbero ben altre priorità, non son cose che interessino il capo del governo: sono, semmai, fatti privati degli italiani. Si arrangino. I finiani, alla prova dei fatti, danno il via libera allo scudo retroattivo per evitare, spiegano, che si esca da questa fase politica "passando da un virtuale ma pericolossimo piazzale Loreto". Casini si astiene: per favorire, dice, il dialogo. Le barricate verrano dunque dalla sola opposizione. Il segretario del Pd ha annunciato ieri con chiarezza che si andrà al referendum. È solo ormai una questione di tempi: c'è da decidere quando, c'è da fare in modo che sia utile e non diventi un boomerang. Se il referendum dovesse cadere in una eventuale campagna elettorale, difatti, potrebbe essere trasformato dal Pdl in uno strumento di propaganda in suo favore. Gli specialisti sono allo studio.
Lo stile di casa B., intanto, fa proseliti. Da tempo la Lega ha abbandonato l'originario "Roma Ladrona" e si è adattata allo spirito del tempo. Con le banche, coi posti da occupare, con le consulenze da distribuire, coi favori da erogare a parenti e amici. Tra le leggi eliminate nei falò del ministro Calderoli ce n'era anche una del 1948 che puniva col carcere da uno a dieci anni «chiunque promuove, costituisce, organizza o dirige associazioni di carattere militare le quali perseguono anche indirettamente scopi politici». Così, per caso, era proprio questo il reato di cui dovevano rispondere una quarantina di persone, le famose camicie verdi della Lega, in un processo che vedeva tra gli imputati Bossi, Maroni, Borghezio, Speroni e lo stesso Calderoli. La stranezza fu notata il 2 ottobre, quando si era ancora in tempo per correggerla. Ci fu una interrogazione parlamentare. Calderoli rispose che l'eliminazione della norma era stata decisa fin dal 2007 da una certa "commissione tecnica". Ora è arrivata la lettera di un consigliere di Stato - uno che faceva parte proprio di quella commissione - il quale ha fatto sapere che Calderoli ha mentito. Ha mentito al Parlamento. Cosucce.
omani sarà un anno dalla morte di Stefano Cucchi. Il processo è in corso. Tullia Fabiani ha intervistato la sorella di Stefano, Ilaria. Due giorni fa è stata scortata fuori dal tribunale dai Carabinieri. Le sue parole, la sua testimonianza sono un pericolo. «Siamo trattati come fossimo noi gli imputati», dice. Altro che scudi intergalattici.
Fonte: Unita.it
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