Arriva un diario dalla foresta dell'Amazzonia, datato anno 2010, proprio quello dedicato dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite alla biodiversità. Note contraddittorie, luci e ombre che giungono da un'area chiave per il Mondo, grande una volta e mezza l' Europa e asse fondamentale per l'equilibrio ecologico dell'intero pianeta. L'uomo fa, e disfa: 1200 specie animali nuove scoperte dal 1999 al 2009, una ogni tre giorni, esclusi gli invertebrati, ma anche il 17% di foresta distrutto negli ultimi 50 anni; un'area grande due volte la Spagna. In pratica ogni minuto è stato disboscato uno spazio grande come sei campi di calcio. Note di speranza e di fallimento che convivono, difficili da interpretare, ma da tenere sotto i riflettori. E' per questo che il Wwf ha presentato alla Conferenza Mondiale sulla biodiversità che si sta svolgendo a Nagoja, in Giappone, questo nuovo studio che contiene il bilancio delle ultime scoperte naturalistiche fatte in Amazzonia e i rischi ai quali va incontro il Pianeta se non corre ai ripari per tutelare questo habitat. Tutto questo era già stato spiegato bene da un indios brasiliano che, pochi anni fa, aveva osservato che «quando l’ultimo albero sarà morto, quando l’ultimo fiume sarà stato inquinato e l’ultimo pesce sarà stato catturato, solo allora vi renderete conto che non si può mangiare il denaro». Il messaggio, chiaro, per ora non sembra però essere stato compreso a sufficienza.
LE SCOPERTE - Tra le 1200 nuove specie del mondo animale scoperte in 10 anni non rientrano gli invertebrati (principalmente i ragni), dominatori assoluti di questo territorio e che, da soli, rappresentano il 90% degli animali presenti: ce ne sono 50mila specie diverse in 2,5 km quadrati. Nel dossier del Wwf presentato in Giappone si spalanca un vero caleidoscopio di forme e colori che si è composto, appunto, soltanto in dieci anni: 637 piante, 257 pesci, 216 anfibi, 55 rettili e 39 mammiferi, tra cui 6 nuove scimmie compresa la Mico acariensis scoperta nel 2000. Ve ne sono di straordinarie come una nuova Anaconda, prima nuova specie identificata dal 1936 che si aggiunge alle altre tre già note alla scienza: è stata individuata nella provincia boliviana dell’Amazzonia ed è lunga quattro metri. Poi il delfino rosa boliviano del Rio delle Amazzoni, nuova specie scoperta grazie alle ricerche genetiche, sull’orlo dell’estinzione e poi la nuova specie di pesce gatto cieco dal colore rosso brillante che vive nelle acque sotterranee, oltre a diversi pappagalli e altre specie di uccelli. E, ancora: la Ranitomeya amazonica, una rana con una incredibile fiammata di colori sulla testa in contrasto con le zampette mimetiche che imitano i colori dell’acqua.
LE MINACCE - Durante gli ultimi 50 anni l’uomo però, oltre a fare scoperte, ha anche fatto altro: ha distrutto più del 17% della foresta pluviale, un’area più vasta del Venezuela e pari a due volte la Spagna. Una delle principali cause di questo disastro ambientale è rappresentata dalla rapida espansione dei mercati regionali e globali della carne, della soia e dei biocombustibili, che hanno fatto aumentare la domanda di terreni. Si stima che l’80 % delle aree deforestate dell’Amazzonia siano destinate a pascoli per il bestiame. Inoltre, i modelli di sviluppo non sostenibili, la rapida crescita economica regionale e il crescente fabbisogno energetico stanno esercitando un forte impatto sull’Amazzonia. Sistemi di dighe combinate, costruite senza alcuna valutazione di impatto ambientale, strade e megacentrali idroelettriche fanno il resto e mettono sempre più a rischio il ruolo determinante dell’Amazzonia nell’ambito della regolazione del clima globale. Le sue foreste immagazzinano, infatti, un’enorme quantità di carbonio e in caso di gestione inadeguata c’è un enorme rischio potenziale di alterazione del clima a livello globale. L’Amazzonia contiene 90-140 miliardi di tonnellate di carbonio, ed il rilascio anche solo di una porzione di questo quantitativo accelererebbe in modo significativo il processo di riscaldamento globale. Grande importanza riveste anche lo scambio energetico generato dalla evapo-traspirazione dalla superficie delle foglie, dato che l’area ospita la più estesa, densa e ininterrotta copertura di vegetazione presente sulla Terra. L’energia coinvolta in questo processo contribuisce alla regolazione del clima globale pompando acqua nell’atmosfera e fornendo energia al regime dei venti a livello globale. L’effetto di raffreddamento dato da questo particolare "sistema di condizionamento d’aria globale” è cruciale per il sostegno della vita sulla Terra.
L'APPELLO - Secondo Francisco Ruiz, Responsabile dell’Iniziativa Living Amazon del WWF «il rapporto presentato mostra quanto dobbiamo ancora apprendere riguardo a questa regione unica e cosa potremmo perdere se non cambieremo il nostro modo di concepire lo sviluppo e promuovere la conservazione a livello regionale, garantendo così benefici economici, sociali e ambientali alle popolazioni di questa regione e della vasta zona soggetta all’influenza climatica dell’Amazzonia”. Rilancia anche Yolanda Kakabadse, Presidente del WWF-Internazionale: «Molte delle scoperte di nuove specie sono avvenute nell’ambito della rete delle aree protette amazzoniche. Quest’anno, l’Anno della Biodiversità, ha aggiunto Kakabadse, rappresenta una eccellente opportunità per i Capi di Stato per contribuire a proteggere ancora di più la biodiversità amazzonica per garantire la sopravvivenza delle specie che vivono in queste aree e la continuità della fornitura dei beni e servizi ambientali dai quali tutti traiamo beneficio».
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