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Banca Arner multata da Bankitalia operazioni sospette per 32 milioni


MILANO - E alla fine arrivò l'Uif. L'Unità di informazione finanziaria di Banca d'Italia, la vera cellula di Via Nazionale preposta alla lotta contro il riciclaggio che dall'inizio del 2008 ha sostituito quello che era il vecchio Ufficio italiano cambi. Dopo la vigilanza e i commissari straordinari è toccato agli ispettori della Uif mettere piedi in Banca Arner e lo hanno fatto tra il 5 e il 7 maggio 2010 per svolgere gli accertamenti del caso. Non hanno proceduto di propria iniziativa, ma hanno semplicemente raccolto il lavoro dei commissari e della Vigilanza per redigere i loro "verbali di accertamento e contestazione per omessa segnalazione di operazione sospetta".
I rapporti sono stati inviati a Banca Arner ad agosto di quest'anno e sono finiti in mano all'ex amministratore delegato, Davide Jarach. Sarà lui, in solido con la banca, a dover pagare le sanzioni che in base alle nuove normative andranno dal 5 al 50 per cento del valore delle operazioni sospette. Il totale dei movimenti finanziari censiti dall'Uif ammonta a 32 milioni di euro, il che significa che le sanzioni potranno arrivare fino a 16 milioni di euro, non poco per la filiale italiana che dal 2003, l'anno dell'apertura, ad oggi non ha mai chiuso un esercizio in utile, ma una cifra non eclatante se si pensa che buona parte dell'operatività della banca era costituita semplicemente da un'attività di giroconti, ovvero di movimenti e passaggi di denaro da un conto all'altro, spesso senza vere e proprie motivazioni oppure senza la conoscenza da parte della banca dei reali beneficiari dei conti correnti.

Eppure a muovere per primo su Banca Arner e con successo era stato proprio il vecchio Ufficio italiano cambi, che era riuscito addirittura a bloccare un conto corrente nella filiale di Nassau sul quale erano stati depositati 13 milioni di euro in odore di mafia. Per quel conto a maggio 2008 è finito agli arresti l'ex direttore di Arner, nonché socio con circa il 10% del capitale della controllante svizzera, Nicola Bravetti. In contemporanea con la scossa offshore inferta a Banca Arner è partito il nuovo corso di Banca d'Italia nella lotta al riciclaggio. Al vertice della nuova Uif è arrivato Giovanni Castaldi, il dirigente diventato famoso nell'estate dei "furbetti del quartierino" per essersi opposto al via libera dell'allora governatore Fazio alla scalata di Fiorani ad Antonveneta. Con lui, si è trasferito da Palermo a Roma per sedere tra i massimi dirigenti dell'Uif anche Francesco Giuffrida, cui sono state affidate le deleghe per trattare con tutte le procure italiane, compresa ovviamente quelle di Milano e Palermo che indagano sul caso Arner.

Quando era in Sicilia, nel 1997, Giuffrida, funzionario di Banca d'Italia, aveva ricevuto dalla procura l'incarico di "verificare la legittimità degli apporti finanziari intervenuti alle origini della Fininvest da parte di soggetti terzi", dopo che alcuni pentiti di mafia avevano sostenuto che le società del premier Silvio Berlusconi avevano utilizzato capitali sporchi. Due anni dopo, Giuffrida deposita le sue considerazioni, ma il giudice archivia il procedimento per mancanza di prove. La sua relazione viene trasferita al "processo Dell'Utri", ma nel 2007, dopo essere stato citato per danni da Fininvest, Giuffrida cambia idea sul suo lavoro e si accorda per una transazione, riconoscendo "i limiti delle conclusioni rassegnate nel proprio elaborato e delle dichiarazioni rese al dibattimento ed inoltre che le predette operazioni oggetto del suo esame consulenziale erano tutte ricostruibili e tali da escludere l'apporto di capitali di provenienza esterna al gruppo Fininvest".

Ora è la volta di Banca Arner, da sempre considerata vicino a Berlusconi. A settembre l'istituto elvetico ha inviato le proprie controdeduzioni per cercare di spiegare all'Uif quelle operazioni sospette. La maggior parte riguardano la "155 Via Veneto Boutique srl" (tra le controllanti del Gran Hotel Via Veneto) per un totale di oltre 25 milioni di euro, la società di cui Carlo Acampora si è definito il proprietario, altre per 3,5 milioni sono in capo agli sconosciuti Niccolò Filippo Attilio e per 3 milioni a Fontanella Livio, mentre le ultime per 600mila euro sono riconducibili alla Bosworth Ltd, che risulta avere come rappresentante legale Vittorio Benatti, un dirigente di Banca Arner. A ricevere le controdeduzioni sarà Giulio Tremonti, perché la legge prevede che a decidere le sanzioni sia il Ministero dell'Economia. Per le irregolarità sancite dall'ispezione della Vigilanza, i membri del consiglio, del collegio sindacale e del controllo interno hanno ricevuto una temibile multa da 10mila euro ciascuno.

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