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Fini e la casa di Montecarlo, smentite e conferme sull'autenticità del documento Tuliani

Probabilmente l'unica cosa certa di tutta questa tragicomica Soap Opera all'italiana è che la verità non si saprà mai. O meglio, forse la verità anche verrà fuori ma nessuno riuscirà mai a riconoscerla e distinguerla da tutte le falsità e i trabochetti che in questi 3 mesi sono stati abilmente orchestrati.

L'ultimo "step" riguarda l'autenticità o meno del documento pubblicato sui siti internet del paradiso fiscale di Santa Lucia, il quale dovrebbe confermare che la casa di Montecarlo è stata effettivamente acqusitata dal cognato di Fini. I finiani sostengono che il documento sia una patacca orchestrata dai servizi segreti (a cui capo c'è D'alema, tra le altre cose), mentre i berluscones, ovviamente, sostengono il contrario, in primis con le due braccia armate di Feltri e Belpietro.

Ieri sera proprio ad Annozero era uscito lo scoop del Fatto Quotidiano secondo il quale il documento sarebbe un falso poichè c'erano troppe incongruenze su quello apparso in internet e la carta intestata comunemente usata dallo Stato caraibico. Oggi però c'è un altro colpo di scena (non l'ultimo siamo pronti a scomettere). Sempre Il Fatto Quotidiano con un intervista a Lorenzo Rudolph Francis, ministro della giustizia di Santa Lucia è riuscita a farsi confermare che invece quel docuemtno è autentico. Ecco come sono andate le cose...

ll Fatto raggiunge Francis solo alle otto e mezza di sera. L’inseguimento è partito nel primo pomeriggio in Italia, all’apertura degli uffici governativi dell’isola delle Antille. In quelle ore i politici a Roma offrivano letture inquietanti sull’origine del documnento. “È una patacca”, dicono all’unisono i Finiani, “c’è dietro la manina dei servizi”. Poi in serata ad Anno zero Italo Bocchino sarà più preciso e punterà il dito contro alcuni personaggi vicini a Berlusconi. Bocchino intravede la manina di Valter Lavitola, editore del giornale socialista L’Avanti, e imprenditore specializzato nel commercio di pesce in sudamerica, accompagnatore del premier nei suoi viaggi e compagno delle sue serate allegre in compagnia di belle e giovani ragazze. L’altro nome tirato in ballo da Bocchino è quello di Vittorugo Mangiavillani, un giornalista del Velino che avrebbe avuto un ruolo nel far finire la presunta “patacca” dagli uffici di Saint Lucia alla redazione del Giornale di Vittorio Feltri. Gli interessati annunciano querele e smentiscono.

Intanto, nella capitale di Saint Lucia, Castries, non c’è nessuno disposto a parlare di una materia così bollente. La lettera pubblicata dal Nacional di Santo Domingo e rilanciata dalla stampa italiana, è devastante anche per la politica di Saint Lucia. I ricchi di tutto il mondo vengono a costituire le loro società qui perché sanno che non esiste posto al mondo più ostile per i ficcanaso della Guardia di Finanza o della stampa. La lettera di Francis – se vera – rischia di far saltare l’economia dell’isola caraibica. Un ministro che indaga sulla proprietà di una società anonima e che riporta i risultati della sua indagine al premier su carta intestata, sembra un’assurdità, che a Saint Lucia è data per impossibile, più di una nevicata.

Che il primo ministro Stephenson e il ministro Francis non abbiano intenzione di parlare è ovvio. “Il ministro è fuori fino a venerdì”, dice la segretaria di Francis. Allo studio legale di Saint Lucia dove Francis ha lavorato fino a pochi mesi fa, prima di essere nominato, però una persona gentile ci fa il dono del suo numero di telefonino. Il ministro risponde con sorpresa e non ha nessuna intenzione di dilungarsi. Questo è il testo della conversazione.


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