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Verdini, ipotesi riciclaggio. La Procura allarga l'inchiesta


ROMA - Riciclaggio. È questa l'ipotesi che la procura di Roma deve ora valutare alla luce della delibera della Banca d'Italia sul Credito Cooperativo Fiorentino. Un nuovo reato che rischia di essere contestato al presidente della banca, Denis Verdini. Un'imputazione che era già nell'aria da un po' di tempo. Da quando cioè il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e il sostituto Rodolfo Sabelli, titolari dell'inchiesta sulla P3, si erano imbattuti nella vicenda sugli appalti per l'eolico in Sardegna, uno dei capitoli del fascicolo. Già durante le indagini, quella del riciclaggio era una pista che gli inquirenti avevano vagliato, ma il coordinatore del Pdl non è ancora iscritto nel registro degli indagati con questa accusa. Non fino ad ora. Ma ormai, alla luce della delibera di Bankitalia, i magistrati capitolini hanno intenzione di vederci chiaro sui soldi che sono transitati per l'istituto. E potrebbero decidere per una nuova incriminazione.

La questione, ormai più volte citata, è quella del "ricordati del mio giornale", frase che il coordinatore del Pdl ha detto al faccendiere sardo Flavio Carboni, all'indomani della nomina di Ignazio Farris alla direzione dell'Arpas, l'ente sardo che si occupa della protezione dell'ambiente. E dei versamenti di denaro che, poco dopo, sarebbero stati fatti da Carboni al Giornale della Toscana tramite prestanome. Soldi che, in un secondo momento, sarebbero spariti dalle casse del quotidiano di Verdini per finire chissà dove. I carabinieri del nucleo investigativo di Roma e il nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza sono al lavoro per capire che fine hanno fatto quei soldi, ma la magistratura capitolina già si muove. Anche perché il quadro che palazzo Koch fa dell'istituto di credito fiorentino non lascia spazio a dubbi. E quindi Verdini, fino ad ora indagato per corruzione e per violazione della legge Anselmi sulle associazioni segrete, rischia di trovarsi iscritto anche per riciclaggio.

Ma non è detto che non ci siano altre accuse. Reati che, però, Capaldo e Sabelli devono studiare approfonditamente: si tratterebbe infatti di fattispecie regolate dal diritto societario e dal diritto civile e non di reati penali. Le ipotesi, tutte da verificare nel dettaglio, potrebbero essere le false comunicazioni sociali e il conflitto di interesse. Questo, almeno secondo una prima lettura, ma sono tanti i punti da studiare nella relazione che il governatore della Banca d'Italia ha inviato al ministro Tremonti sul Credito Cooperativo Fiorentino, istituto da cui Verdini ha rassegnato le dimissioni a fine luglio, proprio alla luce della vicenda giudiziaria che lo investe, peraltro in più sedi. Tanto che la prima operazione che i pm della Capitale dovranno fare sarà quella di decidere quali capitoli del documento di palazzo Koch riguardano la loro inchiesta e quali, invece, sono da inviare ad altre procure, prima fra tutte quella di Firenze. Ma, una volta distribuiti gli incarichi per competenza, a carico del coordinatore nazionale del Pdl le accuse potrebbero essere anche altre. E forse non solo a Roma.


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