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Caccia all'uomo del Pdl. A processo il finiano Granata


ROMA - Pdl, ancora altissima la tensione tra i berluscones e gli esponenti dell'area finiana. A Fabio Granata, che insiste nella sua richiesta di affrontare con decisione la questione morale, replica prima Frattini ("sono sdegnato"), poi Valducci, che chiede azioni disciplinari e infine Maurizio Lupi, secondo il quale
"lo statuto che Granata ha votato è chiaro, netto e preciso. Coloro che hanno parole durissime e strumentali o vanno via dal partito oppure nel partito c'è un luogo che è quello dei probiviri dove deve essere giudicato".

La replica del finiano è secca. "Attendo che mi convochino i probiviri con assoluta tranquillità ". "Mi piacerebbe conoscere quali sono le frasi tanto incriminate da me pronunciate che dovrebbero passare il loro vaglio - aggiunge - e attendo di capire se i probiviri si dovrebbero interessare anche di quei dirigenti accusati di comportamenti gravi e non compatibili con la politica di un grande partito nazionale e conservatore che dovrebbe preoccuparsi del bene comune, anzichè di azioni lobbistiche, affari o di rapporti con ambienti oscuri". "Sarei felice di andare dai probiviri insomma - conclude Granata - insieme a Nicola Cosentino e a Denis Verdini".

E a Valducci dice: "Procedano pure, prendano pure provvedimenti. Dovranno motivare tale sanzione disciplinare con il fatto che ho difeso i valori della legalità repubblicana". Granata sottolinea la contraddizione di chi si "occupa di me e Bocchino" mentre resta "indifferente di fronte alle parole pronunciate da Napolitano e alla questione morale che attraversa la politica e anche il Pdl".

Sul caso interviene, e con gli stessi toni, l'altro finiano Italo Bocchino. "Deferire Fabio Granata ai probiviri del Pdl non è una proposta saggia perché prima di deferire chi chiede di affrontare la questione morale si dovrebbe deferire chi ha fatto dossieraggio contro il candidato alla presidenza della Campania e chi faceva riunioni con Carboni".

Di Pietro e Napolitano. Sul caso P3 Antonio Di Pietro non condivide del tutto l'analisi fatta ieri dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. "Ha fatto bene il Presidente a lanciare l'allarme sulle squallide consorterie , ma che l'Italia abbia gli anticorpi è ancora tutto da dimostrare", ha detto il leader dell'Idv a SkyTg24.

Già all'inizio degli anni Novanta, ha ricordato l'ex pm, "era stato scoperto il sistema gelatinoso affari-politica e affari-politica-mafia. E però quelle persone sono ancora lì. Anzi. Si sono appropriate delle istituzioni e le utilizzano per fare leggi, provvedimenti, e prendere decisioni proprio per rafforzare il loro potere".

Dunque, ha insistito Di Pietro, "prima di dire che gli anticorpi ci sono bisogna avere il coraggio di scovarli e dargli spazio per abbattere il male".

Poi la proposta di una "grande alleanza" per la legalità: "E' giunta l'ora - dice al Riformista - di dividere il campo in due: da un lato il partito dell'illegalità a struttura e vertice piduista, dall'altro il partito della legalità. Il mio è un invito a Bersani e Fini, ai quali dico di fare una coalizione nuova".

Fonte: Repubblica.it

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