Altro che lavori di falegnameria, qualche persiana e due mobiletti, pagate con regolare fattura. Altro che consulenze come architetto dei giardini al parco del Salaria village della premiata ditta Anemone-Balducci. Guido Bertolaso, anche lui, ha avuto la casa pagata dalla cricca.
Le «bugie» del capo della Protezione Civile e sottosegretario Guido Bertolaso circa i suoi rapporti con il sistema gelatinoso non finiscono mai. L’ultima, in ordine di tempo, emerge dal verbale di Angelo Zampolini, l’architetto prescelto dal costruttore Anemone per ripulire i fondi neri e destinarli ad acquistare le case dell’ex ministro Scajola, dell’ex generale della Finanza in forza al Sisde Francesco Pittorru, dei figli di Balducci e di Ettore Incalza, massimo dirigente e plenipotenziario al ministero delle Infrastrutture oggi così come ai tempi di Pietro Lunardi.
Nell’interrogatorio del 18 maggio, Zampolini ha spiegato davanti ai pm di Perugia Sottani e Tavarnesi alcuni passaggi della cosiddetta lista Anemone, la lista dei favori e dei lavori fatti dal costruttore in cambio – è l’ipotesi dell’accusa – di appalti e lavori. In cambio di un posto blindato in quella very short list di ditte che aveva accesso quasi esclusivo e senza fare vere e proprie gare ai Grandi Eventi e ad appalti per milioni di euro.
All’architetto è stato chiesto anche di spiegare i dettagli della lista Anemone. Di fronte all’appunto «Bertolaso-via Giulia» relativo al 2004-2005 Zampolini ha spiegato che in effetti a quell’indirizzo «Guido Bertolaso aveva una casa, un appartamento, utilizzato credo da una delle figlie». Quell’alloggio esclusivo nella esclusiva via Giulia «era stato procurato da Anemone direttamente per il grande capo Guido». Non solo: l’affitto veniva pagato direttamente dal costruttore che ancora una volta «usava» Zampolini come ufficiale pagatore.
Quando i giornali hanno pubblicato la lista Anemone e i numerosi interventi sotto il nome Bertolaso di cui un paio in via Giulia, il sottosegretario replicò prontamente: «Mai avuto case in via Giulia». Non solo ce l’ha avuta. Ma, secondo il racconto di Zampolini, gliela pagava pure Anemone, ogni mese l’affitto, cash, senza lasciare traccia, buste consegnate personalmente dall’architetto.
Zampolini avrebbe riferito dettagli circa un appartamento in via della Vite, sempre a Roma, messo a disposizione da Propaganda Fide che nella Capitale, per conto del Vaticano, gestisce un patrimonio di altissimo pregio pari a circa nove miliardi di euro. In questo l’alloggio ci sarebbe stata almeno per un certo periodo, quando Di Pietro era ministro, la sede del giornale dell’Italia dei valori. Zampolini non dice che l’affitto era pagato dalla cricca. Spiega però che l’appartamento era stato messo a disposizione da Balducci per ingraziarsi il ministro. Di Pietro smentisce e spiega: «Intorno al 2006 l’Idv ha firmato un contratto con la Mediterraneo srl di Antonio La Vitola per l’edizione del giornale dell’Italia dei Valori. Noi abbiamo fatto un contratto con La Vitola che è stato rescisso dopo poco tempo. Non ho idea a chi si sia rivolto la Mediterraneo srl per sedi, affitto e tipografia». In ogni caso, ammesso che Balducci cercasse di ingraziarsi il suo allora ministro alle Infrastrutture, il risultato è stato che Balducci fu trasferito da Di Pietro ad altro incarico. Senza possibilità di spesa.
Fonte: Unita.it
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