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Grasso 1 a Grasso -1 - Di Marco Travaglio


Ormai la sindrome di sdoppiamento che affligge Violante 1 e Violante -1 è pandemia: ora ha contagiato pure il procuratore nazionale Antimafia Pietro Grasso. Il quale, nel breve volgere di una settimana, è riuscito a dire tutto e il contrario di tutto su Forza Italia e le bombe del 1992-’93. Ricapitoliamo. Il 26 maggio, commemorando a Firenze la strage dei Georgofili, Grasso dichiara: “Cosa Nostra ebbe in subappalto una vera e propria strategia della tensione” per gettare l’Italia nel caos e dare “la possibilità a un’entità esterna di proporsi come soluzione per riprendere in pugno l’intera situazione economica, politica, sociale uscita dalle macerie di Tangentopoli. Certamente Cosa Nostra, attraverso questo programma di azioni criminali, che hanno cercato di incidere gravemente e in profondità sull’ordine pubblico, ha inteso agevolare l’av ve n t o di nuove realtà politiche che potessero poi esaudire le sue richieste”. Ora, nel 1993 di nuove “entità” politiche ne nacquero due: Forza Italia e Sicilia Libera, la prima per iniziativa di Dell’Utri poi sposata da Berlusconi, la seconda (in parallelo ad altre “leghe” meridionali) per iniziativa dei boss Bagarella, Cannella, Brusca e Graviano. Dunque la seconda era “inter na” a Cosa Nostra e la prima era “ester na”: Forza Italia, appunto. Siccome le parole hanno un senso, tutti i giornali (il Tg1 no: si occupa dell’inquietante fenomeno dei cani obesi) traducono “entità esterna” con Forza Italia. Giuliano Ferrara intima di piantarla di tirare in ballo Forza Italia, seguito a ruota da Violante. Barbara Spinelli sulla Stampa (come pure il Fatto Quotidiano) si domanda come mai Grasso abbia deciso di “tornare a parlarne proprio oggi” che “il Truman Show berlusconiano si sfalda”, abbandonando le “autocensure” degli ultimi anni, dopo aver co-firmato nel 1998 la richiesta di archiviazione della Procura di Firenze per Dell’Utri e Berlusconi, sospettati di essere fra i mandanti esterni delle stragi del ’93.La Spinelli non aggiunge, forse per carità di patria, che Grasso ha detto quelle cose all’indomani della sua conferma da parte del Csm, col concerto del ministro Alfano, a procuratore nazionale Antimafia per altri quattro anni. Carica conquistata nel 2005 grazie a una legge c o n t ra per sonam del governo Berlusconi, che lo liberò del suo unico concorrente, Gian Carlo Caselli, più anziano di lui. Legge poi dichiarata incostituzionale dalla Consulta, ma soltanto dopo che aveva già prodotto i suoi effetti. Anziché replicare alla Spinelli con una lettera alla Stampa, Grasso le risponde obliquamente, senza mai nominarla, con un’intervista al quotidiano torinese, in cui lamenta i “giudizi frettolosi” di imprecisate “autorevoli firme di importanti testate”.

E nega di aver mai parlato di Forza Italia a proposito delle stragi, ma solo di “una trasversalità di interessi che contribuirono ad armare la mano a Cosa Nostra… Nessuno, tranne Ferrara, ha mai parlato di Berlusconi o di Dell’Utr i”. Strano. La richiesta di archiviazione del 7 agosto ‘98, firmata da tre pm fiorentini e da lui (allora numero due della Dna) e rivelata ora da “L’agendanera” di Lo Bianco e Rizza, cita i “molteplici elementi acquisiti univoci nella dimostrazione che tra Cosa Nostra e il soggetto politico imprenditoriale intervennero, prima e in vista delle consultazioni elettorali del marzo 1994, contatti riconducibili allo schema contrattuale, appoggio elettorale-interventi sulla normativa di contrasto della criminalità organizzata”. Siccome gli indagati da archiviare per decorrenza dei termini erano Berlusconi e Dell’Utri (iscritti come “Autore - 1” e “Autore - 2”), è evidente quale fosse il “soggetto politico imprenditoriale” in contatto con la mafia che vinse le elezioni del marzo ’94 e – scrivevano i pm, Grasso compreso – “non ha mai cessato di dimensionarsi (almeno in parte) sulle esigenze di Cosa Nostra”. Se Pietro Grasso non ha mai parlato di Berlusconi, Dell’Utri e Forza Italia, vuol dire che esistono in Italia due Pietro Grasso: Grasso 1 e Grasso -1. Qual è quello buono?

Fonte. Il Fatto Quotidiano del 03 giugno 2010

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