Vincenzo De Luca, l'imputato per associazione per delinquere, truffa, concussione e falso, scelto dal Partito democratico come candidato governatore (trombato) alle ultime elezioni regionali in Campania, ha insultato Peter Gomez, dagli schermi di "Ultima Parola" Gomez aveva sottolineato come la politica, in un paese in cui la corruzione costa ai contribuenti 50 miliardi l’anno, abbia il dovere di dare il buon esempio evitando di presentare alle elezioni chi è accusato di reati contro la Pubblica amministrazione.

Fare politica, aveva detto Gomez, comporta onori e oneri: e tra questi vi è pure il dovere da parte dei partiti di dimostrarsi inflessibili nei confronti del rischio mazzette. Chi ha dibattimenti in corso come De Luca, o il ministro Raffaele Fitto, dovrebbe quindi stare fermo un giro, lasciando spazio (e poltrona) ad altri militanti o funzionari certamente onesti. De Luca risponde però solo con le contumelie, arrivando a dire “sono orgoglioso dei miei processi”.

Se non fosse per il calibro (davvero minimo) del personaggio, verrebbe da rievocare Publio Cornelio Tacito che molti secoli fa scriveva: “Il crimine una volta scoperto, non ha altro rifugio che nella sfrontatezza”. Ma sprecare Tacito per un De Luca qualsiasi ci pare troppo. Per capire chi è non servono studi classici. Basta guardarlo in faccia.


Da il Fatto Quotidiano del 16 maggio

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