I primi inquietanti sintomi si erano registrati alla vigilia delle regionali, quando B. spiazzò tutti e
annunciò “liste pulite” come un Grillo qualsiasi. Dalla sede dei Pregiudicati della Libertà (Pdl) partirono migliaia di telefonate a Bonaiuti: “Il padrone scherza, vero? Non sarà mica impazzito?”. Poi le liste furono più laide che prima, il Museo Lombroso al confronto è il paradiso. Però fu il primo campanello d’allarme. Subito dopo le elezioni, altro annuncio choc: “Faremo una legge anticorruzione”. Nuovo allarme rosso nell’ora d’aria dei gruppi parlamentari Pdl. “Minchia, il capo s’è fumato il cervello”, allargò le braccia l’onorevole Frank Tre Dita. “Roba da perizia psichiatrica”, rincarò il senatore Ciruzzo ‘o Malamente. “Lo stiamo perdendo”, convenne il ministro Pio Cazzetta detto Pijo Mazzetta, mentre il sottosegretario Ciccetto Sparinculu non si dava pace: “A saperlo prima, andavo con l’Udc che non butta via niente”. Poi, quando la legge anticorruzione fu finalmente presentata, si scoprì che era finta: infatti l’avevano fatta scrivere al finto Guardagingilli Angelino Alfano. Quando il premier pareva essersi rimesso in salute, riecco all’improvviso quell’allarmante sintomo. Fu subito dopo le dimissioni di Claudio Scajola, primo caso di ministro coinvolto in uno scandalo scaricato da B., che di solito i ministri coinvolti in uno scandalo li caricava. Subito dopo B. sparì dalla circolazione, si diede malato, disertò financo il
Consiglio dei ministri facendolo dirigere da Matteoli, ancora prodigiosamente a piede libero.
I giornali di famiglia lo descrissero rinserrato a Palazzo Grazioli, in pigiama e vestaglia, mentre urlava “c’è chi si è arricchito con la politica”, “chi ha sbagliato deve pagare”, “fuori dal governo i ministri indagati”. Frasi degne di un Di Pietro qualsiasi. Nei consueti conciliaboli durante l’ora d’aria parlamentare, molti amici e amici degli amici furono tentati di chiamarlo, per rammentargli che il primo ad arricchirsi con la politica è stato lui, che nel governo nessuno è più indagato di lui e, se c’è qualcuno che dovrebbe pagare dopo aver tanto incassato, è lui. Ma lui diede segni di guarigione, confidando al fido Vespa che i suoi uomini indagati sono “casi isolati”. Migliaia di casi, ma isolati. Nel Popolo della Libertà Provvisoria tornò il sereno: sospiri di sollievo, pacche sulle spalle, applausi scroscianti. “Il capo sta benone, niente paura, non dirà mai più brutte parole come anticorruzione, pagare, dimissioni”. Stavano ancora brindando quand’ecco l’altroieri, a tradimento, riaffacciarsi il terribile sintomo: “Lotta all’evasione fiscale”, addirittura “tracciabilità dei pagamenti in contanti”.
Eh no, questo è troppo. Certe cose non si dicono manco per scherzo, non c’è niente da ridere. Ma come: per quindici anni fa condoni e scudi fiscali per far capire agli evasori che hanno ragione loro e ai contribuenti onesti che devono farsi furbi, e ora di punto in bianco cambia le carte in tavola? Non è leale. Passi un imputato di corruzione che annuncia una legge anticorruzione: idea spiritosa, le risate. Passi che chi non s’è accorto che i suoi gli compravano i finanzieri, i giudici e i testimoni cacci dal governo uno che non sa chi gli ha comprato la casa. Ma qui si esagera. Di questo passo Marrazzo proporrà una legge anti-trans e anti-droga, Rocco Siffredi farà il testimonial dei genitori anti-porno. Dell’Utri presenterà una legge antimafia e Cosentino anticamorra. Non si può andare avanti così. Chi può, per favore, lo fermi prima che sia troppo tardi. Si vede a occhio nudo che non è più lui. Dev’essere posseduto da un satanasso giustizialista a mezzadria fra Grillo, Di Pietro e Visco. Come racconta padre Amorth, gli indemoniati vomitano liquidi verdi misti a pietre aguzze e vetri rotti, intanto parlano lingue sconosciute e molto antiche, tipo il sanscrito, l’aramaico, il babilonese. Proprio come B., che sempre più spesso pronuncia arcaismi desueti come “anticorruzione” e “antie vasione”. Per pietà, chiamate l’esorcista. Spirito legalitario, esci da quell’ometto.
fonte: Il Fatto Quotidiano, in edicola
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