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Scajola ha mentito. Tangenti per comprarsi casa. Puo' ancora fare il ministro?


PERUGIA - Il ministro per lo Sviluppo Economico Claudio Scajola ha mentito. Non è vero - come ha sostenuto replicando alla ricostruzione di "Repubblica" del 23 e 24 aprile scorso - che per comprare la casa che oggi abita a Roma si limitò ad accendere un mutuo di circa 600 mila euro e ad impegnare pochi contanti tratti dal suo conto corrente. Il 6 luglio del 2004, per acquistare la sua abitazione al civico 2 di via del Fagutale, è stata decisiva una provvista in nero di 900 mila euro messa a disposizione dal costruttore Diego Anemone attraverso il suo architetto e progettista Angelo Zampolini. La circostanza non è più infatti un'ipotesi investigativa. É una evidenza confermata dalle dichiarazioni rese a verbale venerdì scorso dallo stesso Zampolini ai pm di Perugia, e soprattutto documentata dalla minuziosa ricostruzione del tragitto di quel denaro fatta dalla Guardia di Finanza. Un lavoro, per altro, ora non più coperto da segreto investigativo, perché il conflitto di competenza che si è aperto tra la Procura di Perugia e l'ufficio gip (che, come riferito ieri, ha respinto la richiesta di arresto di Angelo Zampolini, del commercialista Stefano Gazzani e dell'ex funzionario Claudio Rinaldi) ha infatti prodotto una prima discovery di atti istruttori al Tribunale del Riesame che oggi illumina definitivamente la "storia" di casa Scajola e con lei, i nuovi capitoli di questa indagine sulla "cricca" dei Grandi appalti.

Nell'ordine: la montagna di denaro utilizzata da Anemone per comprare il generale della Guardia di Finanza (oggi Aisi) Francesco Pittorru; l'iscrizione al registro degli indagati, per riciclaggio, di uno dei due figli di Angelo Balducci, Lorenzo, l'attore; la scoperta di conti esteri su cui vennero girate tangenti destinate ai funzionari pubblici; un nuovo episodio di corruzione di Claudio Rinaldi nella sua veste di commissario straordinario per i mondiali di nuoto del 2008; il 1 milione e 120 mila euro di false fatturazioni con cui Gazzani gonfiò i costi sostenuti dagli appaltatori delle opere del G8 della Maddalena per consentirgli di abbattere il proprio imponibile fiscale.

GLI 80 ASSEGNI DELLA DEUTSCHE BANK
Accusato di riciclaggio, Angelo Zampolini ammette con i pm di Perugia quel che non può negare, perché provato documentalmente. Nel luglio del 2004 l'architetto versa 900 mila euro in contanti sul proprio conto nella filiale 582 della "Deutsche bank" di Roma. Quindi li trasforma in 80 assegni circolari intestati a Barbara e Beatrice Papa, proprietarie dell'appartamento di via del Fagutale che Claudio Scajola, allora ministro dell'Attuazione per il Programma, ha deciso di acquistare. Il 6 luglio, giorno del rogito, gli 80 circolari di Zampolini vengono incassati dalle due sorelle Papa insieme ai 600 mila euro del "prezzo in chiaro" pagato dal ministro. Zampolini spiega di aver saputo che fosse Scajola l'acquirente della casa. E, nel difendersi dall'accusa di riciclaggio, conferma altre due circostanze che rendono insostenibile la posizione del ministro. La prima: i 900 mila euro utilizzati per gli assegni circolari - come ipotizzava la Finanza - vengono consegnati all'architetto da Diego Anemone. La seconda: è Anemone ad indicare a Zampolini l'uso che ne deve essere fatto. L'architetto sostiene di non aver fatto domande sul perché un costruttore dovesse contribuire per i tre quinti all'acquisto della casa di un ministro. Giura di aver dato corso alle istruzioni di Anemone in buona fede, non avendo ragione di sospettare una provenienza nera di quel denaro. La questione torna dunque ad essere affare tra Anemone e Scajola. L'odore della corruzione è forte. Così come probabile, a questo punto, che la storia di via del Fagutale traslochi presto da Perugia al Tribunale dei ministri.

I DUE APPARTAMENTI
L'operazione "via del Fagutale" ha avuto un prologo. Meglio, una "prova generale". E avrà un seguito. Con un beneficiario diverso. Quel Francesco Pittorru che, da generale della Finanza prima e da funzionario dell'Aisi poi, sarà utile alla "cricca" per ficcare il naso dove non dovrebbe (gli accertamenti fiscali sullo studio di Stefano Gazzani, commercialista del Gruppo Anemone). Il 2 aprile 2004 (tre mesi prima del "rogito" Scajola), Zampolini versa infatti 285 mila euro in contanti che gli sono stati consegnati da Anemone sul suo conto "Deutsche Bank", per poi trasformarli in 29 assegni circolari all'ordine di Monica Urbani, proprietaria della casa in via Merulana 17 (quartiere Esquilino), che il generale Francesco Pittorru ha deciso di acquistare per la figlia Claudia. É un bel regalo. Che evidentemente, però, non basta a spegnere gli appetiti del generale. L'8 giugno del 2006 Zampolini torna infatti alla "Deutsche" con un'altra rimessa di Anemone e un nuovo appartamento da comprare. Il contante, questa volta, è pari a 520 mila euro. Gli assegni circolari sono per quattro eredi (Rosa e Daniela Arcangeletti, Rosa Anna e Nello Ruspicioni), proprietari dell'appartamento di via Poliziano 8 (ancora quartiere Esquilino) dove il generale "casa e bottega" (la sede dell'Aisi non è lontana) ha deciso di accomodarsi con la moglie Anna Maria Zisi.

I REGALI PER LORENZO
La generosità di Anemone semplifica la vita anche di Lorenzo Balducci, figlio di Angelo. Sui conti di tale Achille Silvagni, cognato di Stefano Gazzani, viene versato e quindi trasformato in assegni circolari 1 milione e 100 mila euro di cui risulta beneficiaria la "Blu International G. F. srl", società di produzione del film "Uccidimi". Pellicola mai girata, di cui Lorenzo Balducci doveva essere protagonista. Ebbene, quel denaro - scrivono oggi i pm - sembra aver avuto quale "destinatario finale" proprio Lorenzo Balducci. Che, del resto, deve alla generosità di Anemone anche i 435 mila euro che Zampolini, secondo il solito schema contanti-assegni circolari, verserà nel 2004 per l'acquisto della sua casa nel centro di Roma.
LA CORRUZIONE DI RINALDI
La figura di Gazzani - che, per altro, per tutto il 2009, usa il suo studio come fabbrica di false fatture utili a gonfiare i costi sostenuti dagli appaltatori del G8 della Maddalena - è cruciale anche nella ricostruzione di un nuovo episodio di corruzione contestato a Claudio Rinaldi, già commissario per le opere dei mondiali di nuoto. Rinaldi autorizza il Gruppo Anemone all'ampliamento del Salaria Sport Village (il centro di Roma che Guido Bertolaso frequenta per i suoi massaggi) violando in un colpo solo ordinanze comunali, leggi regionali, vincoli paesaggistici. É un regalo che consente ad Anemone di risparmiare 9 milioni di euro. La ricompensa - scrivono i pm - "è una somma, allo stato non determinata" che "viene girata in conti esteri intestati a pubblici ufficiali". Uno, a san Marino, è di Rinaldi, intestato alla madre, Mimma Giordani.

Fonte: Repubblica.it

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