Padova - Ha sce
lto la baracca dietro casa, si è chiuso dentro e si è impiccato. Domenica pomeriggio Oriano Vidos, imprenditore edile di Camposampiero (Padova), si è tolto la vita.
Il Nord Est conta i morti della crisi economica: è il tredicesimo caso di suicidio da inizio anno. L'imprenditore di origine croata, era nato ad Umago nel 1959, da quindici anni abitava con la moglie e i tre figli nel Padovano, titolare di una ditta individuale nel settore edilizio.
Arrivato da Trieste per alcuni anni l'attività era andata bene, poi i primi problemi fino al fallimento nel 2008. Pare per un “buco” nel bilancio da 100 mila euro. L'uomo aveva comunque continuato a lavorare per portare avanti la famiglia, fino alla tragica scelta di domenica scorsa. Lo ha trovato la moglie, quando è ritornata a casa dal lavoro verso le 19, preoccupata di non vederlo. Poi la notizia si è diffusa in poco tempo in paese.
Epidemia. Da queste parti è ancora vivo il ricordo di un altro imprenditore morto suicida, Paolo Trivellin, artigiano quarantacinquenne che si è tolto la vita a Vo’ (Padova) pochi giorni fa.
Il titolare della Tri-intonaci di Noventa Vicentina era stato travolto anche lui dai debiti.
Non era in grado di saldare gli stipendi dei suoi dipendenti, che da sei mesi non ricevevano la busta paga . Per molti imprenditori delle pmi venete, il lavoro è qualcosa di importante, la fabbrica è una sorta di “famiglia allargata”. Paolo Trivellin ha lasciato quattro messaggi, indirizzati ai figli, all’ex convivente e al cugino, socio nell'attività, assumendosi tutte le responsabilità di quanto era accaduto all'azienda. E sempre nel fine settimana un magazziniere pordenonese di 46 anni, padre di tre figlie, si è suicidato nel proprio appartamento. Non so-non noti tutti i dettagli ma pare che in questo caso abbia contribuito anche una storia d'amore finita male.
La crisi ha comunque avuto il suo peso. Una decina di giorni fa il mobilificio per cui lavorava gli aveva comunicato che non gli avrebbe rinnovato il contratto a termine, in scadenza a fine aprile. Ad inizio anno l'azienda di Azzano Decimo (Pordenone) per cui lavorava, in difficoltà economiche, aveva messo il magazziniere in cassa integrazione. Poi era stato reintegrato con contratto a termine. Sono stati i familiari, lunedì mattina, a scoprire il corpo dell'uomo, preoccupati per non averlo sentito in tutto il fine settimana. Arrivati alla sua abitazione, non ottenendo risposta , hanno forzato la porta. Entrati hanno trovato il corpo disteso a terra, privo di vita. Accanto a lui il biglietto d'addio destinato ai familiari.
Imprese addio. Il Cerved intanto fa il conto dei fallimenti a NordEst: nel 2009 hanno segnato una crescita del 26 per cento (con una media nazionale del 23 per cento) rispetto al 2008. In questa classifica svetta tra i primi posti il Friuli con +36 per cento, mentre il Veneto è a +23 per cento.
Le statistiche per dimensione di impresa confermano che i fallimenti toccano soprattutto aziende di piccola dimensione, quelle che più faticano ad accedere al credito e che hanno un patrimonio inferiore su cui contare nei momenti difficili: il 75 per cento delle società ha un attivo inferiore a 2 milioni di euro tre anni prima dell'insorgere della crisi.
Il settore delle costruzioni è quello colpito maggiormente dalla crisi (+33 per cento), con 505 imprese nel Veneto che hanno chiuso la saracinesca definitivamente. Nei giorni scorsi Veneto Lavoro ha dato i numeri della crisi in Veneto del lavoro dipendente: l'anno scorso sono stati bruciati oltre 52 mila posti.
E il Pil regionale è in caduta del 4,8 per cento. Numeri che in Veneto non si erano mai visti e che hanno causato uno shock non soltanto economico ma anche culturale.
Si tratta infatti della più profonda crisi dell’occupazione degli ultimi 60 anni.
In cassa per coprire i bisogni della cassa integrazione in deroga regionale rimangono circa 120 milioni di euro (la metà della somma stanziata per il biennio 2009-2010). E il 2010 non sarà certo l’anno della svolta. Il recupero degli stessi livelli di attività produttiva pro capite pre-crisi non sono ipotizzabili fino al 2013. E intanto si attende il picco della disoccupazione regionale in Veneto, in arrivo a giugno prossimo, subito dopo le elezioni regionali.
Fonte: Antefatto.it
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Il Nord Est conta i morti della crisi economica: è il tredicesimo caso di suicidio da inizio anno. L'imprenditore di origine croata, era nato ad Umago nel 1959, da quindici anni abitava con la moglie e i tre figli nel Padovano, titolare di una ditta individuale nel settore edilizio.
Arrivato da Trieste per alcuni anni l'attività era andata bene, poi i primi problemi fino al fallimento nel 2008. Pare per un “buco” nel bilancio da 100 mila euro. L'uomo aveva comunque continuato a lavorare per portare avanti la famiglia, fino alla tragica scelta di domenica scorsa. Lo ha trovato la moglie, quando è ritornata a casa dal lavoro verso le 19, preoccupata di non vederlo. Poi la notizia si è diffusa in poco tempo in paese.
Epidemia. Da queste parti è ancora vivo il ricordo di un altro imprenditore morto suicida, Paolo Trivellin, artigiano quarantacinquenne che si è tolto la vita a Vo’ (Padova) pochi giorni fa.
Il titolare della Tri-intonaci di Noventa Vicentina era stato travolto anche lui dai debiti.
Non era in grado di saldare gli stipendi dei suoi dipendenti, che da sei mesi non ricevevano la busta paga . Per molti imprenditori delle pmi venete, il lavoro è qualcosa di importante, la fabbrica è una sorta di “famiglia allargata”. Paolo Trivellin ha lasciato quattro messaggi, indirizzati ai figli, all’ex convivente e al cugino, socio nell'attività, assumendosi tutte le responsabilità di quanto era accaduto all'azienda. E sempre nel fine settimana un magazziniere pordenonese di 46 anni, padre di tre figlie, si è suicidato nel proprio appartamento. Non so-non noti tutti i dettagli ma pare che in questo caso abbia contribuito anche una storia d'amore finita male.
La crisi ha comunque avuto il suo peso. Una decina di giorni fa il mobilificio per cui lavorava gli aveva comunicato che non gli avrebbe rinnovato il contratto a termine, in scadenza a fine aprile. Ad inizio anno l'azienda di Azzano Decimo (Pordenone) per cui lavorava, in difficoltà economiche, aveva messo il magazziniere in cassa integrazione. Poi era stato reintegrato con contratto a termine. Sono stati i familiari, lunedì mattina, a scoprire il corpo dell'uomo, preoccupati per non averlo sentito in tutto il fine settimana. Arrivati alla sua abitazione, non ottenendo risposta , hanno forzato la porta. Entrati hanno trovato il corpo disteso a terra, privo di vita. Accanto a lui il biglietto d'addio destinato ai familiari.
Imprese addio. Il Cerved intanto fa il conto dei fallimenti a NordEst: nel 2009 hanno segnato una crescita del 26 per cento (con una media nazionale del 23 per cento) rispetto al 2008. In questa classifica svetta tra i primi posti il Friuli con +36 per cento, mentre il Veneto è a +23 per cento.
Le statistiche per dimensione di impresa confermano che i fallimenti toccano soprattutto aziende di piccola dimensione, quelle che più faticano ad accedere al credito e che hanno un patrimonio inferiore su cui contare nei momenti difficili: il 75 per cento delle società ha un attivo inferiore a 2 milioni di euro tre anni prima dell'insorgere della crisi.
Il settore delle costruzioni è quello colpito maggiormente dalla crisi (+33 per cento), con 505 imprese nel Veneto che hanno chiuso la saracinesca definitivamente. Nei giorni scorsi Veneto Lavoro ha dato i numeri della crisi in Veneto del lavoro dipendente: l'anno scorso sono stati bruciati oltre 52 mila posti.
E il Pil regionale è in caduta del 4,8 per cento. Numeri che in Veneto non si erano mai visti e che hanno causato uno shock non soltanto economico ma anche culturale.
Si tratta infatti della più profonda crisi dell’occupazione degli ultimi 60 anni.
In cassa per coprire i bisogni della cassa integrazione in deroga regionale rimangono circa 120 milioni di euro (la metà della somma stanziata per il biennio 2009-2010). E il 2010 non sarà certo l’anno della svolta. Il recupero degli stessi livelli di attività produttiva pro capite pre-crisi non sono ipotizzabili fino al 2013. E intanto si attende il picco della disoccupazione regionale in Veneto, in arrivo a giugno prossimo, subito dopo le elezioni regionali.
Fonte: Antefatto.it
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