Nicola Sorrentino
: Alle soglie delle elezioni regionali ciò che più fa imbarazzo è la lista dei vari candidati alle regioni che continua a far discutere. Troppi sono i protagonisti che, ottenuta la candidatura, fanno discutere riguardo il loro passato "oscuro" che dovrebbe in un certo senso impedire che questi vadino a rappresentare una regione. La regione Campania ne sa qualcosa. Se ne trovano di tutti i colori: condannati per camorra, peculato, truffe ai danni dei comuni, omissione d'atti d'ufficio, associazione per delinquere, corruzione e chi più ne ha più ne metta. Da una parte Caldoro, l'unico a essere incensurato, ma che ha al suo seguito una maggioranza numerosa composta da inquisiti. Se da una parte si lavora a una legge anti corruzione, dall'altra invece c'è un miscuglio generale che la fa da padrona nelle candidature, facendo valere la regola del tutti dentro senza nessun escluso. Se Silvio Berlusconi continua a gridare al complotto e alla persecuzione giudiziaria, in Campania non stanno certo a guardare. Oramai noto lo sfogo di De Luca, che oltre a destabilizzare la figura di Di Pietro che lo ha appoggiato arrecando però a suo danno delusioni e insulti, ribadì tempo fa di essere orgoglioso di tutto quello che aveva fatto in passato.Per rendere fiero il suo operato, De Luca ha deciso di condividere con i cittadini i reati di cui sarebbe incriminato, dimostrando in nome della trasparenza e della moralità, come sulle 16 volte che è stato indagato, 16 volte è stato assolto. Ma quello che il Fatto Quotidiano ricorda è che ha dimenticato di renderne pubblico un altro, quello più grave: una condanna di primo grado per gli scandali della spazzatura in Campania, emessa nei suoi confronti e dell'ex sindaco Mario De Biase il 25 Giugno 2004 dal Giudice Emiliana Ascoli; 4 mesi di reclusione e 12 mila euro di ammenda a De Luca e 6 mesi e 16 mila euro a De Biase per aver violato le norme igienico-sanitarie del decreto Ronchi. Si sarebbe quindi autorizzato lo sversamento dei rifiuti in un sito di stoccaggio abusivo a Ostaglio, piazzola a ridosso della Salerno-Reggio Calabria. I processi a suo carico rimangono, magari qualcuno si sarebbe già dimesso ma lui continua ad andare avanti ricordando come queste siano "illazioni di figli di papà". Chiaro riferimento a gente come Michele Santoro e Marco Travaglio che hanno riportato le notizie. Ma la consuetudine in Campania non si ferma a De Luca ma anche ad altri personaggi, felicemente votati dai cittadini. Un altro esempio curioso è quello del sindaco di Pagani, Alberico Gambino.
Il suo nome deve andare fuori dalle liste, perchè associato a Roberto Conte, così tuonavano. Roberto Conte, condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa, è candidato in Campania nella lista "Alleanza di popolo", a sostegno di Stefano Caldoro. Troviamo delle analogie con le dichiarazioni che riporta Gambino in merito a questa "cattiveria", come la chiama lui, con quelle di De Luca di qualche tempo fa. Rieletto con l'80% dei voti come sindaco di Pagani, Gambino avrebbe utilizzato la carta di credito del Comune per scopi personali. Lui parla di equivoci e di "irregolarità procedurali" volute, che però può anche dimostrare. Così, come per De Luca che aveva salvato 200 operai dalla Cassa Integrazione quando poi a quest'ultima non era dovuta, causando quindi una truffa ai danni dell'Inps, così Gambino avrebbe utilizzato 20 mila euro in tre anni per rappresentanza dell'ente. Una volta si recò a Fiuggi per la visita di alcuni anziani inviati in vacanza, poi del denaro fu speso invece per perorare la causa di alcuni lavoratori della ex Ericcson. Tutto questo è collegato alla carta di credito perchè, secondo Gambino, "per costruire certi rapporti devi spesso offrire delle cene e andare a Roma". L'errore secondo lui sarebbe stato quello di non aver anticipato i soldi di tasca sua aspettando un rimborso, invece di eludere questa noiosa burocrazia che ora lo inserisce nella lista dei "condannati".
Ciò che ci preme capire è se è giusto che si presentino liste con nomi che, più che far emergere trasparenza di profili, mettono in evidenza fin troppe colpe e vie di fuga. Bisogna dunque rassegnarsi alle parole di Fini, che giorni fa aveva detto che era impossibile presentare delle liste pulite, forse perchè non si troverebbe nessuno di "incesurato" adatto al compito? E' giusto "dimenticare" il passato di questi candidati per far andare avanti la baracca, o bisogna invece dare una spinta alle belle parole che promettono limpidezza e cristallinità, ma che poi invece sembrano essere subito cancellate il giorno dopo?
Fonti:
Fatto Quotidiano 19 Febbraio Edizione
Fatto Quotidiano 28 Febbraio Edizione
La Repubblica - Edizione Napoli 3 Marzo
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