ROMA - "Bene, avanti così. Queste frottole di Ciancimino sono talmente fuori dal mondo che saranno un boomerang". Raccontano che ieri Silvio Berlusconi fosse di buon umore, eccitato per il disvelamento al pubblico del suo "gioiello" - villa Gernetto - e al massimo "infastidito" per le rivelazioni del figlio di Don Vito sulla nascita "oscura" di Forza Italia: "È la solita storia, guarda caso queste cose vengono fuori sempre prima delle elezioni". Com'è sua abitudine avrebbe voluto contrattaccare subito, ma il portavoce Paolo Bonaiuti lo ha scongiurato di non mettere in imbarazzo il primo ministro croato, Jadranka Kossor, con una nuova sparata anti-giudici di fronte ai giornalisti. "Bonaiuti - ha ammesso infatti il Cavaliere durante la conferenza stampa congiunta - con il suo solito sistema dittatoriale ha imposto che non ci fossero domande. Ma oggi avrei voluto dare molte risposte". E di sicuro "il boomerang", la tesi del "complotto a orologeria", sarà una delle armi che il premier userà in campagna elettorale.
Basterà aspettare domani, quando il Consiglio dei ministri approverà il decreto annunciato dal Guardasigilli Alfano per evitare le scarcerazioni dei boss. "Quale occasione migliore - filtra dal suo entourage - per ristabilire la verità e dimostrare che "l'antimafia dei fatti" è più forte di qualsiasi calunnia?". Ma che Berlusconi ne approfitti o meno per dare addosso al "ciarlatano" Ciancimino, a questo punto è secondario. La linea è già stata tracciata e la riassume proprio Paolo Bonaiuti: "La legge sui pentiti non cambia, non c'è nessun ripensamento in atto rispetto a quanto già dichiarato dai ministri Maroni e Alfano". Il tam-tam che per tutto il giorno è salito dal corpo profondo del Pdl è stato infatti proprio questo: dopo le parole di Ciancimino è più che mai urgente una stretta sui pentiti. "È ora di rivedere la normativa", ha tuonato Maurizio Paniz, della consulta giustizia del Pdl. E Alfonso Papa, membro Pdl dell'antimafia, proclamava "l'assoluta necessità" di intervenire sulle leggi che tutelano i pentiti.
Eppure nulla di tutto ciò al momento rientra nei piani del Cavaliere. Il disegno di legge di Giuseppe Valentino resterà per il momento nel frigo della commissione giustizia del Senato. Intanto perché Ciancimino jr non è un pentito ma un teste. Inoltre perché ormai, come spiega un berlusconiano del cerchio stretto, "quello che doveva dire l'ha detto e sarebbe inutile intervenire sul piano legislativo". La strategia punta quindi tutta sul piano mediatico, facendo apparire le dichiarazioni di Ciancimino come "la seconda puntata" di una stessa operazione iniziata con Gaspare Spatuzza, il pentito che due mesi fa collegò Berlusconi e Dell'Utri alle stragi del '92-'93. "Era già tutto previsto", si lascia sfuggire Gaetano Quagliariello con l'aria di chi la sa lunga. Mentre Maurizio Gasparri si chiede "come mai Ciancimino sia stato lasciato parlare senza prevedere immediatamente un controinterrogatorio da parte della difesa. Il presidente del Tribunale ha invece rinviato tutto al due marzo perché, poverino, Ciancimino ha detto di essere stanco".
Berlusconi comunque non resterà in silenzio a lungo. Anche perché i suoi esperti hanno già "testato" l'impatto "insignificante" di queste rivelazioni sull'elettorato di centrodestra. Stavolta non ci sarà neppure bisogno di commissionare sondaggi, come fece dopo la deposizione di Spatuzza, per registrare quanto l'opinione pubblica fosse rimasta colpita dalla presunta "Forza Italia connection". "Ho il 68 per cento di apprezzamento", ha tenuto a ribadire ieri a Villa Gernetto. Scherzando quindi sulla sua esperienza di imputato-legislatore: "Sono un esperto di riforme della giustizia, nel senso che non ne abbiamo fatta nessuna". E mostrandosi in forma, tanto che "persino i cronisti di Repubblica dovranno ammettere che sono dimagrito".
Tuttavia, al di là dell'immagine di serenità che prova a riflettere all'esterno, nel privato il premier è tornato nuovamente a sfogarsi contro i pm e la stampa. Lo ha fatto venerdì scorso, al termine di una settimana segnata dal deposito degli atti nel processo Mediatrade, dove è imputato per evasione fiscale. "Vogliono farmi passare per uno che non paga le tasse, quando sono il primo contribuente italiano. Le mie aziende, da quando sono entrato in politica, hanno pagato 7 miliardi di tasse". Uno sfogo contro i giudici che - ha ripetuto al suo interlocutore al telefono - "vogliono aggredire anche il mio patrimonio personale".
Fonte: Repubblica.it
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