ROMA - E' in atto "un'operazione contro di me", che colpisce anche "le migliaia di persone che lavorano nella Protezione Civile italiana". Lo afferma Guido Bertolaso nella sua lettera aperta "alle donne e agli uomini della Protezione civile", in cui si definisce "parte lesa, non coimputato o colpevole" e afferma di sentirsi come un "alluvionato". Intanto in Aula alla Camera, dopo il passaggio televisivo di ieri sera a Ballarò, Guido Bertolaso si dichiara disponibile a recarsi per un sopralluogo in Calabria, e lascia a fine mattinata Montecitorio. Dove prosegue il dibattito per la conversione del decreto sulla Protezione civile, da cui è stata stralciata la norma che prevedeva la trasformazione in spa. E oggi, a difendere il sottosegretario finito nella bufera per le inchieste giudiziarie sugli appalti del G8, è Umberto Bossi: "Spero che non si usi lui per colpire Berlusconi - dichiara - se no diventa un Paese davvero troppo brutto".
"Vorrei recarmi in Calabria". Intervendo alla Camera, Bertolaso spiega così la sua richiesta di lasciare Roma per le zone dell'emergenza: "Il Dipartimento è stato presente dai primi minuti della vicenda - osserva Bertolaso a proposito dell'emergenza frane in Calabria, sollecitato da Nucara - ci sono i nostri tecnici, sia in Calabria che in provincia di Messina. Ho parlato con i vari sindaci dei comuni interessati, mi sono sentito con il presidente Loiero e gli ho detto che avevo questo importante impegno istituzionale stamane. Se l'Aula mi darà l'autorizzazione, anche se sono abituato a seguire punto per punto tutti i lavori dei provvedimenti che mi riguardano, vorrei recarmi giù in Calabria per fare un sopralluogo, e vedere esattamente quale altri interventi nell'immediatezza e magari riferire al mio rientro sugli esiti". E così accade: lui parte, e riferirà domani.
Il dibattito alla Camera. E in Aula, il dibattito sul decreto legge sulla Protezione Civile prosegue: 224 deputati dell'opposizione si sono iscritti a parlare, con interventi di massimo 10 minuti a testa. Il decreto scade il prossimo 28 febbraio e, visto che dovrà tornare al Senato, è probabile che il governo ponga la questione di fiducia.
La lettera. E' in atto "un'operazione contro di me", che colpisce anche "le migliaia di persone che lavorano nella Protezione Civile italiana". Lo afferma Guido Bertolaso nella sua lettera aperta, in cui si definisce "parte lesa, non coimputato o colpevole" e afferma di sentirsi come un "alluvionato".
Nel testo Bertolaso si dice "fin d'ora responsabile di qualche possibile errore e omissione" che fino a prova contraria non sono "reati, congiure, atti intenzionali e voluti". Inoltre il capo della Protezione civile parla di sè come di una "alluvionato", facendo un parallelismo tra la sua situazione attuale e quella delle tante persone vittime di catastrofi naturali che ha conosciuto nel suo lavoro. Catastrofi che possono essere "naturali o antropiche; oggi dico, azione con intenti distruttivi premeditata e voluta".
Secondo Bertolaso c'è chi getta "fango nel ventilatore e coloro che a secchi alimentano questa operazione, colpiscono senza alcuno scrupolo non solo la vittima designata, ma anche tutte le persone che costituiscono la rete dei rapporti di vita di ciascuno, la moglie, i figli, i parenti, gli amici. Nel mio caso, anche le migliaia di persone che lavorano nella Protezione Civile italiana", specie "i volontari".
Esprimendo "rabbia", "dolore", "sofferenza", Bertolaso sottolinea che in questo modo si "travolge tutto in nome di un preteso diritto a veder chiaro, a scovare i colpevoli, linciarli, sputtanandoli per toglierli di mezzo".
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"Vorrei recarmi in Calabria". Intervendo alla Camera, Bertolaso spiega così la sua richiesta di lasciare Roma per le zone dell'emergenza: "Il Dipartimento è stato presente dai primi minuti della vicenda - osserva Bertolaso a proposito dell'emergenza frane in Calabria, sollecitato da Nucara - ci sono i nostri tecnici, sia in Calabria che in provincia di Messina. Ho parlato con i vari sindaci dei comuni interessati, mi sono sentito con il presidente Loiero e gli ho detto che avevo questo importante impegno istituzionale stamane. Se l'Aula mi darà l'autorizzazione, anche se sono abituato a seguire punto per punto tutti i lavori dei provvedimenti che mi riguardano, vorrei recarmi giù in Calabria per fare un sopralluogo, e vedere esattamente quale altri interventi nell'immediatezza e magari riferire al mio rientro sugli esiti". E così accade: lui parte, e riferirà domani.
Il dibattito alla Camera. E in Aula, il dibattito sul decreto legge sulla Protezione Civile prosegue: 224 deputati dell'opposizione si sono iscritti a parlare, con interventi di massimo 10 minuti a testa. Il decreto scade il prossimo 28 febbraio e, visto che dovrà tornare al Senato, è probabile che il governo ponga la questione di fiducia.
La lettera. E' in atto "un'operazione contro di me", che colpisce anche "le migliaia di persone che lavorano nella Protezione Civile italiana". Lo afferma Guido Bertolaso nella sua lettera aperta, in cui si definisce "parte lesa, non coimputato o colpevole" e afferma di sentirsi come un "alluvionato".
Nel testo Bertolaso si dice "fin d'ora responsabile di qualche possibile errore e omissione" che fino a prova contraria non sono "reati, congiure, atti intenzionali e voluti". Inoltre il capo della Protezione civile parla di sè come di una "alluvionato", facendo un parallelismo tra la sua situazione attuale e quella delle tante persone vittime di catastrofi naturali che ha conosciuto nel suo lavoro. Catastrofi che possono essere "naturali o antropiche; oggi dico, azione con intenti distruttivi premeditata e voluta".
Secondo Bertolaso c'è chi getta "fango nel ventilatore e coloro che a secchi alimentano questa operazione, colpiscono senza alcuno scrupolo non solo la vittima designata, ma anche tutte le persone che costituiscono la rete dei rapporti di vita di ciascuno, la moglie, i figli, i parenti, gli amici. Nel mio caso, anche le migliaia di persone che lavorano nella Protezione Civile italiana", specie "i volontari".
Esprimendo "rabbia", "dolore", "sofferenza", Bertolaso sottolinea che in questo modo si "travolge tutto in nome di un preteso diritto a veder chiaro, a scovare i colpevoli, linciarli, sputtanandoli per toglierli di mezzo".
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