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Mediatrade: "Pagato per garantire i Fondi Neri"


MILANO - Mediazioni costose. Anche se a proporle è un vecchio amico del "capo". Il ruolo del potente agente cinematografico Frank Agrama, non viene messo in discussione solo dai pm Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro nell'appena conclusa inchiesta che coinvolge anche il presidente del Consiglio per appropriazione indebita. A lanciare pesanti dubbi sulle reali finalità del manager di origini egiziane, sono le parole di Roberto Pace, dal 1998 al 2001, amministratore delegato di Mediatrade. "Il prodotto Paramount - spiega Pace in un verbale reso a Lugano per rogatoria, il 19 gennaio del 2006 e ora depositato agli atti dell'inchiesta milanese - , nel momento in cui sono diventato responsabile degli acquisti era da rinegoziare, in quanto terminato. Veniva acquistato attraverso Frank Agrama e poi riacquistato dalla Ims, società di Mediaset. Il mio compito era quello di chiudere tutte le società che operavano in un sistema fiscale poco chiaro, ovvero off-shore". Pace ricorda perfettamente il suo mandato: "La nuova strategia prevedeva di chiudere le società off-shore da una parte e di non comperare più i pacchetti delle major americane attraverso intermediari". Tagliare i costi, evitare spese inutili. E con un'altra fornitrice di format, il colosso Fox, secondo il ricordo di Pace il tentativo andò a buon fine, visto che "successivamente sono stati acquistati direttamente da Mediatrade, senza l'intermediario". Ma con Agrama, le cose vanno misteriosamente in maniera diversa. O, meglio, secondo la procura di Milano il meccanismo Agrama altro non era se non lo strumento per creare fondi extracontabili all'estero.


"Io sono arrivato quando il contratto Paramount con Agrama - ripercorre i rapporti l'ex ad di Mediatrade - era finito ed era da rinnovare. Ho incontrato varie volte Gary Marenzi, che era il capo delle vendite internazionali di Paramount. Marenzi si lamentava molto del fatto che in passato si fosse dovuto passare per intermediari. Io detti la mia disponibilità affinché in futuro non si passasse più attraverso intermediari. Poi, purtroppo la cosa non si risolse". Pace, chiamato a sanare i conti aziendali, viene misteriosamente stoppato. Eppure, anche l'alto manager americano, Marenzi, "si lamentava molto per i rapporti tra Bruce Gordon (altro manager Paramount, ndr) e Agrama, credo sospettasse un accordo di tipo economico fra di loro". Perché, viene chiesto dai magistrati, ci fu questo atteggiamento? "Mi è stato spiegato che Agrama - ricorda ancora Pace - era un distributore amico e che nel caso specifico di Paramount riusciva a farci avere il prodotto a prezzi più competitivi". Di fronte alle sue perplessità, un altro indagato di questa inchiesta, Daniele Lorenzano, "mi fece arrivare pressioni importanti... mi specificò semplicemente che questo signore doveva lavorare. In ogni azienda ci sono persone più o meno vicine al gruppo". Un "raccomandato", insomma, a cui si dovevano garantire comunque affari (40 milioni di dollari all'anno dice l'inchiesta), anche se questi, alla fine si dimostravano in perdita per l'azienda per cui lavorava.

Nel giro di poche settimane, però, anche Pace smette di combattere contro i mulini a vento, e decide di assecondare le richieste di Agrama. Il motivo? Sempre denaro, che questa volta, però, sarebbe finito direttamente nelle tasche, personali, dell'allora amministratore delegato di Mediatrade. "Sapevo - ricorda Pace - che Lorenzano veniva pagato regolarmente da Agrama. Fu Agrama a dirmi che questo tipo di consulenze era prassi comune per le persone nella mia posizione in Mediaset". La "morbidezza" di Pace, la capacità di adattarsi alle situazioni, sono state decisamente ben ricompensate, visto che in totale, fino al gennaio del 2001, quando si è dimesso da Mediatrade, Pace ha ottenuto sul conto cifrato dell'Ubs "Teleologico", oltre 4,5 milioni di euro. Una sorta di commissione sui diritti che la stessa società controllata da Mediaset, acquistava grazie alle mediazioni del potente Agrama. Per ammissione di Pace, quel denaro, "scudato nel 2003", è servito anche per comprare una tenuta da circa 3 miliardi di vecchie lire a Capalbio.

Fonte: Repubblica.it

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