L’altroieri, in un cinema romano, alla proiezione della cinepompa funebre per Bottino Craxi, si è data convegno la mejo Prima Repubblica. Pomicino, Martelli, De Michelis, Di Donato, Sgarbi: pareva l’ora d’aria di San Vittore. Mezzo ergastolo in un solo locale. C’erano anche alcuni incensurati, fra cui gli intellettuali di riferimento Minzolingua, Capezzone e Massimo Boldi. Intanto da Fiumicino decollavano i primi pellegrini diretti al santuario di Hammamet: i ministri Sacconi, Frattini e Brunetta, la sottosegretaria Boniver e il capogruppo Cicchitto in gramaglie. Si spera almeno che viaggino a spese proprie: se ci fossero di mezzo aerei di Stato, ce ne sarebbe abbastanza per una class action degli italiani onesti. Anche perché Bottino ci è costato abbastanza da vivo per costarci qualcosa anche da morto.
Si spera pure che Cappuccetto Cicchitto si sia portato appresso la sapida intervista che un certo Cicchitto rilasciò il 19 novembre 1993 a un certo Minzolini per La Stampa. Raccontava che, per via della P2, persino Craxi l’ave va messo in quarantena per dieci anni, poi si era scoperto che anche lui trafficava con Gelli per la maxitangente sul Conto Protezione. “Ho capito – diceva Cick a Minzo – che Bettino Craxi e Claudio Martelli c’entrano dentro fino al collo con Gelli e Ortolani (numero due della P2, ndr). Ad esempio, la storia dei 30 milioni di dollari, del conto Protezione, non è mica uno scherzo. C’è da credere davvero che in quegli anni, con tutti quei soldi, si siano comprati il Psi”. Niente statista, niente persecuzione, niente toghe rosse, niente giustizialismo.
Craxi rubava e, con la refurtiva, si comprò il Psi a fine anni ’70. “Cicchitto – chiosava Minzo – all’epoca era con Riccardo Lombardi contro Craxi e ora che il “c ra x i s m o ” è finito in soffitta gli
tornano alla mente quelle vecchie storie”. “Io – rievocava Cick – ho sempre in testa quel comitato centrale del ‘79, che avremmo potuto vincere per tre voti. Signorile, invece, non volle provarci e non se ne fece niente. In questi anni gli ho chiesto spesso il perché, gli ho chiesto se era ricattato, ma lui mi ha sempre detto che fu solo uno sbaglio... C’è da credergli, perché se Craxi avesse avuto in mano qualche dossier contro di lui lo avrebbe usato”. Ahiahiahi: uno statista capace di usare dossier per eliminare i rivali interni? “Dentro il Psi ci furono lotte davvero pesanti. Fecero scoppiare il caso Eni-Petromin (i craxiani contro Signorile, ndr). Lo stesso Nenni, che si era accorto che Craxi voleva strafare, gli scrisse una lettera per chiedergli di dimettersi”. Poi Cick aggiungeva: “Eh, altroché se contano i soldi in politica. Ad esempio, se io, Signorile e De Michelis fossimo rimasti insieme, saremmo riusciti a contrastare Craxi. Insieme funzionavamo.
Purtroppo... alla rottura contribuì anche un problema finanziario. De Michelis era fortemente indebitato per via dell’avventura finita male dei Diari con Parretti. Si parlava di 500 milioni di lire che allora non erano uno scherzo. Signorile, tirchio, non si mosse per aiutarlo. E De Michelis ci rimase male anche perché in quei mesi giravano le storie dei finanziamenti a Signorile per l’Eni Petromin. Così quando Craxi e Martelli bussarono alla sua porta ci misero poco a convincerlo a passare con loro”. Ecco: 16 anni fa Cick confessava a Minzo che il Psi era un’associazione per delinquere, dove tutti intascavano, si indebitavano, si ricattavano. Ce n’è abbastanza per un nuovo, vibrante editoriale di Minzolingua che chiede scusa agli italiani e declama al Tg1 quella meravigliosa intervista a Cicchitto. Compresi gli ultimi due passaggi.
1) “La P2 “era una struttura piramidale e al punto più basso c’erano solo gli stronzi”. E lui, modestamente, lo nacque. 2) “Io credevo che la P2 fosse poco più di uno scherzo. Rimasi pietrificato. Vede, un generale che progetta un golpe sa che gli può andare bene come gli può andare male. Ma uno che si ritrova in mezzo a una cosa del genere senza saperlo al massimo può suicidarsi”. O, alla peggio, s’iscrive a Forza Italia
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