Quando uno qualunque finisce in carcere e sotto processo, cerca di smontare le accuse e, se è innocente, spera di convincere i vari magistrati che si occupano di lui. Se invece, puta caso, ha la doppia fortuna di chiamarsi Ottaviano Del Turco e di aver frequentato Craxi, nulla di tutto questo. Appena uscito di galera, entra di diritto a Porta a Porta, poi beneficia degli articoli innocentisti di commentatori che non hanno mai letto una riga delle carte processuali: cioè di Pigi Battista sul Pompiere della Sera. Quando poi si avvicina l’udienza preliminare, fabbrica una bella bufala e strappa paginoni e titoloni a edicole unificate.
La Stampa: “Crollano le accuse a Del Turco”, “L’ex governatore: mi ha ferito la viltà del Pd, i fatti mi danno ra gione”. Corr iere: “Del Turco: su di me affiora la ver ità”, “Del Turco paga il suo passato socialista”. Il Giornale: “L’accusatore di Del Turco? Meritava la g a l e ra ”, “Sgarbi: ora il pm deve pagare”. La gente legge e si dice: toh, hanno assolto Del Turco. Poi magari legge il Fatto e scopre che non è vero niente. Nessun’assoluzione, nessun elemento nuovo, tantomeno a discarico. Il tanto strombazzato dossier dei Nas sulle Asl abruzzesi risale a prima dell’arresto di Del Turco, i pm che l’avevano commissionato lo citavano ampiamente nella richiesta cautelare a conferma delle accuse, gli avvocati lo conoscevano benissimo ma non si erano mai sognati di considerarlo una prova favorevole. I Nas si limitavano a scrivere che la Regione era stata costretta a ridurre il budget sanitario dal governo Prodi per contenere il buco miliardario.
Ma Del Turco non è imputato per aver speso troppo, bensì per aver intascato tangenti da 6 miliardi di lire dal re della sanità convenzionata, Vincenzo Angelini. I Nas ne chiedevano l’arresto, ma gli arresti fino a prova contraria li decidono i magistrati, che nel suo caso non ravvisarono esigenze cautelari perché Angelini collaborava: confessando di aver truffato la Regione e di aver pagato Del Turco e il suo staff per continuare a truffarla. Del Turco ovviamente nega, ma questo
ovviamente non basta: è raro trovare un imputato (aparte l’orrido Angelini) che confessi. Né basta il fatto che i giudici non abbiano trovato conti esteri intestati a Del Turco: nessuno è così stupido da intestarseli. Al supergiudice galattico Battista però questo basta e avanza: l’altroieri si è ritirato in camera di consiglio a sezioni unite e, dopo breve discussione, ha sentenziato unanimemente e irrevocabilmente sul Pompiere: “La giustizia ha decapitato la giunta abruzzese e si è dimostrata ingiusta…
Qualora il processo appurasse in via definitiva ciò che appare sempre più evidente, si sarà scritta una orribile pagina della magistratura e della politica”. Resta da capire perché, se è armato di elementi difensivi così poderosi, Del Turco li abbia finora nascosti ai pm e al gip, avvalendosi della facoltà di non rispondere, come ha fatto pure la sua compagna sulla provenienza dei 600 mila euro usati per l’acquisto di una casa intestata a lei. E perché il suo segretario Lamberto Quarta non riesca a spiegare i 200 mila euro in contanti usati per comprare una villa. E perché la difesa Del Turco non si affretti a chiedere il giudizio abbreviato in base alle carte dei pm, se sono così favorevoli. Noi naturalmente non sappiamo se Del Turco è colpevole o innocente: aspettiamo che ce lo dicano i giudici, che sono pagati per questo.
Ma invidiamo molto il collega Battista che, dotato di virtù divinatorie, sapeva dell’innocenza di Del Turco fin dal giorno del suo arresto. Lui del resto è innocentista anche dopo le condanne definitive: infatti ha appena beatificato con trasporto il pluripregiudicato Craxi. Con Del Turco si è semplicemente portato avanti col lavoro. Così, in attesa di sapere se Del Turco è innocente, già sappiamo come si regolerà Battista: se sarà assolto, griderà al complotto; se sarà condannato, anche.
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La Stampa: “Crollano le accuse a Del Turco”, “L’ex governatore: mi ha ferito la viltà del Pd, i fatti mi danno ra gione”. Corr iere: “Del Turco: su di me affiora la ver ità”, “Del Turco paga il suo passato socialista”. Il Giornale: “L’accusatore di Del Turco? Meritava la g a l e ra ”, “Sgarbi: ora il pm deve pagare”. La gente legge e si dice: toh, hanno assolto Del Turco. Poi magari legge il Fatto e scopre che non è vero niente. Nessun’assoluzione, nessun elemento nuovo, tantomeno a discarico. Il tanto strombazzato dossier dei Nas sulle Asl abruzzesi risale a prima dell’arresto di Del Turco, i pm che l’avevano commissionato lo citavano ampiamente nella richiesta cautelare a conferma delle accuse, gli avvocati lo conoscevano benissimo ma non si erano mai sognati di considerarlo una prova favorevole. I Nas si limitavano a scrivere che la Regione era stata costretta a ridurre il budget sanitario dal governo Prodi per contenere il buco miliardario.
Ma Del Turco non è imputato per aver speso troppo, bensì per aver intascato tangenti da 6 miliardi di lire dal re della sanità convenzionata, Vincenzo Angelini. I Nas ne chiedevano l’arresto, ma gli arresti fino a prova contraria li decidono i magistrati, che nel suo caso non ravvisarono esigenze cautelari perché Angelini collaborava: confessando di aver truffato la Regione e di aver pagato Del Turco e il suo staff per continuare a truffarla. Del Turco ovviamente nega, ma questo
ovviamente non basta: è raro trovare un imputato (aparte l’orrido Angelini) che confessi. Né basta il fatto che i giudici non abbiano trovato conti esteri intestati a Del Turco: nessuno è così stupido da intestarseli. Al supergiudice galattico Battista però questo basta e avanza: l’altroieri si è ritirato in camera di consiglio a sezioni unite e, dopo breve discussione, ha sentenziato unanimemente e irrevocabilmente sul Pompiere: “La giustizia ha decapitato la giunta abruzzese e si è dimostrata ingiusta…
Qualora il processo appurasse in via definitiva ciò che appare sempre più evidente, si sarà scritta una orribile pagina della magistratura e della politica”. Resta da capire perché, se è armato di elementi difensivi così poderosi, Del Turco li abbia finora nascosti ai pm e al gip, avvalendosi della facoltà di non rispondere, come ha fatto pure la sua compagna sulla provenienza dei 600 mila euro usati per l’acquisto di una casa intestata a lei. E perché il suo segretario Lamberto Quarta non riesca a spiegare i 200 mila euro in contanti usati per comprare una villa. E perché la difesa Del Turco non si affretti a chiedere il giudizio abbreviato in base alle carte dei pm, se sono così favorevoli. Noi naturalmente non sappiamo se Del Turco è colpevole o innocente: aspettiamo che ce lo dicano i giudici, che sono pagati per questo.
Ma invidiamo molto il collega Battista che, dotato di virtù divinatorie, sapeva dell’innocenza di Del Turco fin dal giorno del suo arresto. Lui del resto è innocentista anche dopo le condanne definitive: infatti ha appena beatificato con trasporto il pluripregiudicato Craxi. Con Del Turco si è semplicemente portato avanti col lavoro. Così, in attesa di sapere se Del Turco è innocente, già sappiamo come si regolerà Battista: se sarà assolto, griderà al complotto; se sarà condannato, anche.
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Noi invece "invidiamo molto" il non collega autore dell'articolo "che, dotato di virtù divinatorie, sapeva della colpevolezza di Del Turco fin dal giorno del suo arresto".
Di Del Turco, francamente, me ne infischio, come diceva sempre quello.
Ma altrettanto francamente non ce la faccio più a vivere in un Paese di forcaioli in cui qualsiasi accusa provenga da una procura - e prima ancora da un pentito collaboratore che per definizione, lui sì, è un malfattore conclamato - equivale a condanna definitiva.
La presunzione d'innocenza non significa che sino alla sentenza definitiva la tesi dell'accusa e quella della difesa hanno pari dignità (che già sarebbe ammettere molto, da noi). Significa che sino alla (eventuale) condanna ha più valore l'affermazione d'innocenza della difesa rispetto a chi accusa l'imputato.
Questa in Inghilterra, in Germania, in qualsiasi stato di diritto è
una banalità.
Da noi è una pericolosa complicità con i corrotti.