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L'umiliazione ora arriva dai trasporti. inadeguati in tutto il territorio

ROMA - Sconfitti da pochi centimetri di neve. Un paese in ginocchio per quello che si chiama sempre più spesso "allarme maltempo". Perché basta così poco per inchiodare l'Italia? Una spiegazione prova a darla Marco Ponti, docente di Economia applicata al Politecnico di Milano: "Il punto debole non sono le infrastrutture, è la gestione. Si può avere la migliore infrastruttura del mondo ma se la si organizza male il flop è assicurato". E aggiunge: "Ci vorrebbe un'authority indipendente che sanzioni gli errori di gestione e premi i virtuosi".

Le pagelle del sabato nero dei trasporti italiani dicono che in questo caso le autostrade si sono guadagnate la sufficienza, la ferrovie sono rimaste ben al di sotto del sei e gli aeroporti hanno avuto performances altalenanti, il classico "dal cinque al sei". Ma non è certo semplice garantire il funzionamento di sistemi di trasporto sempre più sofisticati in condizioni meteo avverse. L'effetto-fiocco ha messo in ginocchio soprattutto le ferrovie e la luccicante vetrina dei treni ad alta velocità. Michele Elia, amministratore delegato di Rfi, spiega che "far circolare un treno a 300 all'ora sotto una bufera di neve può presentare dei rischi se si forma ghiaccio sui binari e diminuisce l'attrito". È quello che è accaduto ieri quando i treni Frecciarossa sono stati rallentati prima sulle tratte del Nord e poi, a catena, su tutta la rete accumulando ritardi anche superiori alle due ore: "Lo abbiamo fatto per ragioni di sicurezza e perché la frequenza dei passaggi sulla tratta della Tav è tale che siamo costretti a far viaggiare tutti i convogli alla stessa velocità".

Dunque in condizioni meteorologiche simili a quelle di ieri la velocità dei Frecciarossa verrà sempre ridotta? "Questa è una scelta che non dipende tanto dalla neve quanto dalla temperatura e dal rischio che si formi ghiaccio sui binari". Le Ferrovie hanno dotato i punti critici della rete di scambi riscaldati per evitare blocchi soprattutto in prossimità delle stazioni ma anche questo accorgimento non riesce sempre a evitare i guasti quando il termometro scende sotto lo zero. Ma intanto, maltempo a parte, s'indaga sui troppi ritardi dei treni alta velocità visto che - dopo il caos di venerdì - il procuratore di Torino Raffaele Guariniello ha aperto un'inchiesta per verificare se dietro a quegli episodi ci siano rischi per la sicurezza.

Per gli aeroporti il limite di tolleranza è deciso innanzitutto dai comandanti degli aerei: "Sono loro, alla fine, a decidere se scendere o no", dice Marco Pellegrini, responsabile dell'area di movimento di Torino Caselle. Una questione di attrito della pista, di peso dell'aereo, di direzione e intensità del vento: "Ci sono piloti che atterrano anche con un centimetro di neve sulla e altri che preferiscono non scendere" spiega Pellegrini aggiungendo che "questo accade in tutto il mondo. Il nostro compito è preparare le piste e mantenerle nelle migliori condizioni possibili". Che significa cominciare a irrorare l'asfalto con liquidi antigelo una o due ore prima delle nevicata, avere i mezzi necessari a garantire un passaggio continuo: "La soglia minima per l'atterraggio è un attrito di 0,26 millipascal. Certe volte è meglio chiudere la pista per un'ora e lavorare con l'antigelo piuttosto che tentare di garantire l'operatività a tutti costi rischiando poi un blocco più lungo".

Lorenzo Lo Presti, direttore operativo del gruppo Autostrade, ieri ha preso la sufficienza: "Siamo soddisfatti perché sui 3.400 chilometri della nostra rete è dal 2006 che non si verifica un blocco. Ma con la neve il rischio zero non esiste". Esistono però dei sistemi di prevenzione: "Abbiamo un monitoraggio satellitare continuo dei nostri 1.500 mezzi e una rete di stoccaggio del sale. Poi siamo in continuo contatto con polizia e Protezione civile. È importante ma da solo non basta". Nelle ultime 48 ore sono state sparse 6-7000 tonnellate di sale. In alcuni momenti i treni di pale spazzaneve hanno percorso lo stresso tratto anche ogni dieci minuti.

Sommersi e salvati dalla bufera di neve si preparano ora alla nuova emergenza prevista per domani. Chi ha investito in prevenzione garantirà maggiore efficienza agli utenti. Dice Andrea Boitani, docente in Trasportistica alla Cattolica di Milano: "L'Italia in questo è indietro rispetto ad altri paesi. C'è ancora un atteggiamento un po' fatalistico". Conclude Ponti: "L'assenza di una autorithy indipendente per l'intero settore dei trasporti è grave. Perché un sistema sanzionatorio certo sarebbe in grado di spingere i gestori ad assumere comportamenti virtuosi anche solo per evitare multe salate".

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