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Il Senato taglia i privilegi in denaro e benefit. Gli ex si ribellano

ROMA - Quattro giorni ancora e 768 ex senatori resteranno a piedi. Addio viaggi gratis a spese del Parlamento. Niente più carnet di voli e biglietti ferroviari, ritirata la tessera del Telepass autostradale. Una stretta improvvisa, che i parlamentari di un tempo hanno sperato di evitare fino all'ultimo, ma che il presidente Renato Schifani ha reso operativa nella riunione del Consiglio di presidenza di Palazzo Madama giusto nella settimana di Natale.

Dal primo gennaio resteranno beneficiari di un budget, pur consistente da 2.200 euro, solo in 290, rispetto ai 1.058 ex attualmente a carico del Senato. Ovvero, solo coloro che senatori lo sono stati negli ultimi dieci anni. Per tutti gli altri scende il sipario sul benefit vita natural durante. Non così alla Camera, dove pure un giro di vite è stato adottato anche lì dieci giorni fa, con l'approvazione del bilancio 2010 da parte della presidenza Fini (400 mila euro in meno per rimborsi viaggi aerei e ferroviari e 750 mila euro in meno per pedaggi autostradali). A Montecitorio però il budget a disposizione di ognuno dei circa 1.600 "ex" viene tagliato del 40 per cento, passando da 1.600 euro a 960 euro l'anno, ma resta a disposizione di tutti gli ex senza limiti di tempo. Al Senato invece è stata ridotta a un terzo la platea dei beneficiari, che dovranno anche anticipare le spese. Colpo di spugna su tutte le tessere Telepass di ex senatori e deputati invece, con un risparmio secco di 400 mila euro a Palazzo Madama e 750 mila euro l'anno a Montecitorio.

Facile immaginare come l'abbia presa il partito trasversale degli ex. "Il provvedimento è ormai adottato, ma non possiamo non costatare quanto sia grave la disparità di trattamento tra senatori e deputati - spiega Franco Coccia, presidente dell'Associazione ex parlamentari - Quanto riteniamo ingiusta la manovra ai nostri danni lo abbiamo detto più volte. La partenza senza preavviso è stata l'ultima chicca". Ma in questi tempi di crisi, la Camera non è da meno e avvia una maxi operazione sul personale. Che qualcuno ha già battezzato la "brunettizzazione" di Montecitorio. Valutazione dell'efficienza, visite fiscali anche per i commessi che ne erano esenti, riduzione del loro contingente, stop alle cure termali in congedo, taglio delle 32 segreterie e delle decine di ingressi. Sono solo alcune delle novità contenute nel dossier da oltre cento pagine predisposto dalla Segreteria generale della Camera guidata da Ugo Zampetti e che ridisegna la mappa dell'organizzazione interna di Montecitorio. Con nuove funzioni e nuove regole. Il tutto, per garantire efficienza e soprattutto costi più contenuti per una categoria, quella dei 1.400 dipendenti, che vengono ora resi un po' più simili agli altri pubblici impiegati. Il documento, approvato all'unanimità assieme al bilancio 2010 nell'ultimo Ufficio di Presidenza dell'anno guidato da Fini, offre uno spaccato di questa categoria di dipendenti pubblici ritenuti "privilegiati". I cosiddetti commessi sono 481, ma entro fine 2010 dovrebbero ridursi a 400 grazie al blocco del turnover. Nei piani, c'è una riduzione degli ingressi degli edifici della Camera che oggi sono 32 e occupano 121 commessi (le anticamere sono ben 67).

I vertici della burocrazia ammettono che va incrementata l'efficienza. "I dati statistici sulla presenza in servizio del personale - si legge nel dossier - non appaiono sempre in linea con le caratteristiche di eccellenza che l'amministrazione della Camera deve invece preservare". Dunque, parte la stretta sui certificati medici in caso di malattia, sulle visite fiscali, per non dire dello stop a congedi straordinari per cure termali e alla soppressione dei permessi senza compensazione. Si scopre anche che i centralinisti sono 52, i barbieri 8, gli addetti a "Radio aula" (per la diffusione delle sedute, tv e sito) sono 28 e quelli al guardaroba 6. Uniche categorie, queste, che oggi non percepiscono una "indennità di rischio" che invece hanno le altre, a cominciare dai commessi (soprattutto per via delle risse in aula). Ebbene, anche centralinisti, barbieri e guardarobisti hanno chiesto ora quell'indennità. Per il resto, tagli e accorpamenti in vista. Le segreterie che sono 32 e occupano 120 dipendenti, per esempio, dovrebbero essere ridotte a cinque "pool" con meno personale. "Lavoravamo su questo progetto da due anni, Brunetta non c'entra nulla - spiega Renzo Lusetti, deputato segretario del Pd - Puntiamo solo a razionalizzare e ad estendere le regole del pubblico impiego anche ai nostri dipendenti. Nessun intento punitivo".


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