
Il consiglio comunale — quello degli adulti—ha affidato loro il compito di suggerire come dovrà essere la nuova scuola media in fase di progettazione. Ma intanto — sempre gli adulti—discutono se piazzare o no all’ingresso del paese i cartelli con la scritta «Stezà», Stezzano in dialetto bergamasco.
Qui la percentuale di extracomunitari residenti è dell’8%, non certo un record per la Lombardia; la scuola dell’obbligo, su mille iscritti, conta 120 stranieri. «Il consiglio comunale dei ragazzi—spiega il dirigente scolastico Giovan Battista Sertori—è un progetto voluto proprio per mettere a confronto culture differenti, per far capire che la diversità è una ricchezza ma che occorre trovare una sintesi. Un caso che la maggioranza degli eletti sia straniera? Forse no: in questi ragazzi vedo una voglia di farsi apprezzare e conoscere maggiore rispetto ai loro coetanei italiani ».
Tutto bello, tutto destinato a un radioso futuro? Magari fosse così, come ci tiene a puntualizzare Elena Poma, leghista e sindaco di Stezzano: «Il progetto messo in piedi dalla scuola è sicuramente un ottimo esempio di integrazione. Ma purtroppo non esaurisce il problema: il terreno difficile è quello che riguarda gli adulti. Difficile qui parlare di integrazione quando abbiamo a che fare con il fenomeno della clandestinità, con persone che non possono uscire allo scoperto perché vivono in Italia in condizioni di illegalità».
E David, fresco baby sindaco, cosa ne dice? Ha scelto il basso profilo e se ne è andato a sciare con la famiglia: «Per ora mi godo le vacanze».
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