I paesi africani, sostenuti dai Paesi in via di sviluppo del G77, hanno sospeso la loro partecipazione ai gruppi di lavoro della Conferenza sul clima di Copenaghen. Lo ha riferito alla France Presse una fonte vicina ai ministri occidentali presenti al vertice.
È in corso un incontro tra la presidenza danese della Conferenza e i Paesi in via di sviluppo per convincere questi ultimi a recedere dalla loro decisione. Secondo quanto riferito all'ANSA da un componente di una delegazione africana, il ritorno al tavolo dei rappresentanti dei Paesi in via di sviluppo potrebbe essere vicino.
Il ministro dell'Energia americano Steven Chu, intanto, annuncerà oggi al Vertice di Copenaghen un piano internazionale per sviluppare tecnologie per energia pulita nei paesi in via di sviluppo. Si tratta, si legge sul Washington Post, di un fondo da 350 milioni di dollari, 85 milioni provenienti dagli Stati Uniti e gli altri da altri paesi industrializzati, tra i quali l'Italia.
L'iniziativa, chiamata «Climate renewables and efficiency deployment initiative», si svilupperà nei prossimi cinque anni con l'obiettivo di rendere le tecnologie di risparmio energetico già esistenti - come quelle per l'energia solare - più a buon mercato in modo da poter essere accessibili in India, nei paesi africani ed in altri paesi in via di sviluppo. «Non importa quali impegni saranno presi a Copenaghen, le emissioni globali non saranno tagliate senza una diffusione delle tecnologie per energia pulita» ha spiegato Paul Bledsoe, portavoce della National Commission on Energy Policy.
Il piano lanciato da Washington è distinto dal più ampio pacchetto di aiuti degli Stati Uniti annunceranno questa settimana. Secondo Michael Levi, esperto di energia ed ambiente del Council on Foreign Relations, la presentazione di questa iniziativa non avrà probabilmente effetti sui negoziati in corso al Vertice «ma avrà un grande impatto sui cambiamenti climatici e l'effettivo consumo energetico». Dalle Ong è arrivato apprezzamento per l'iniziativa «che va nella giusta direzione», ma anche l'esortazione a mantenere le promesse: «non devono rimanere solo parole ma devono essere trasformate in azioni».
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