Alla fine i consiglieri di centrosinistra si sono divisi. Otto sì e un solo no. E il cda Rai ieri sera ha approvato la sostituzione alla guida di Raitre tra Paolo Ruffini e Antonio Di Bella. «Per me è un grande onore continuare il lavoro di Ruffini», dice il neodirettore. «Ci sono cose che si commentano da sole. Per me parla il lavoro fatto, che ha onorato il servizio pubblico», commenta un amareggiato Ruffini.
Non è bastata per trovare una linea comune la riunione pre-partita tra i tre consiglieri dell’opposizione, Nino Rizzo Nervo, Giorgio Van Straten e l’Udc Rodolfo De Laurentiis (che si era detto disponibile a seguire l’orientamento dei due Pd): solo il primo ha ribadito il suo secco “no”. «Ho votato contro una rimozione pilotata dall’esterno e annunciata da mesi dal premier, priva di qualunque giustificazione aziendale», attacca Rizzo Nervo.
«È un segnale gravissimo per tutta la Rai, inutile darsi da fare perché tanto il merito non conta. E infatti nè il dg Masi nè il presidente hanno saputo spiegarne i motivi». Una delle questioni chiave sul tavolo era il “risarcimento” previsto per Ruffini: secondo Rizzo Nervo nulla è cambiato, «la delibera del dg Masi prevede una generica collaborazione con lo stesso Masi per il passaggio dei canali ex RaiSat alla Rai».
In consiglio Rizzo Nervo ha polemizzato con Garimberti: «Avevi preso l’impegno a non avallare più sostituzioni senza una ricollocazione di uguale importanza». E il presidente: «Confido nella volontà di Masi che ha detto di voler proporre un incarico adeguato». Angelo Maria Petroni, consigliere in quota Tremonti, è stato esplicito: «Ho sempre considerato la linea informativa di Rai3 incompatibile con il servizio pubblico, per questo voto sì». «Bravo, almeno tu hai il coraggio di dire la verità», gli ha replicato Rizzo Nervo. Che prima del consiglio aveva discusso con Van Straten. «Non credo che Di Bella snaturerà la linea di Rai3», aveva detto il consigliere scelto da Veltroni. «E poi la proposta di Masi prelude alla direzione di una nuova struttura». Di qui il suo sì. «Mi auguro che Ruffini accetti la guida dei canali digitali, che sono il futuro della tv», dice Van Straten. Garimberti invece ha spiegato al cda che «ogni cinque anni cambiare è opportuno, Rai3 aveva bisogno di una nuova iniezione di energia».
Poi ha aggiunto: «Voglio essere il presidente di un’azienda normale. Considero questa una scelta totalmente aziendale. Ho votato sì perché si tratta di una nomina largamente condivisa che assicura pluralismo ed è stata individuata un’adeguata proposta di ricollocazione: spero che Ruffini accetti il coordinamento dei nuovi canali sul digitale». Nel Pd opinioni diverse. Per Gentiloni «la rimozione Ruffini è una brutta pagina per il servizio pubblico». Mentre Carra bolla come «dannosa per Ruffini la cocciuta resistenza operata da alcuni ambienti del Pd». Vincenzo Vita: «Bene Di Bella, amarezza per le modalità». Critico il presidente della Vigilanza Zavoli: «Assenza di motivazioni professionali e incongrua collocazione per Ruffini». Articolo 21: «Il cda ha obbedito a richiesta del premier, ora confidiamo in Di Bella».
Rizzo Nervo attacca Garimberti: «Ha votato Minzolini, Liofredi, in tutti i passaggi più importanti approva le proposte di Masi: la Rai è guidata da una diarchia omogenea e coesa». I due consiglieri del Pd si sono ritrovati insieme nel dire no al rinnovo del contratto 3+1 di Vespa (Garimberti ha votato sì). La bozza congelata dal cda a fine ottobre prevedeva che il “minimo” passasse da 1,2 milioni l’anno a 1.670.000: ieri il “minimo” è stato fissato a 1,5 milioni. Le stime Rai, compresi gli speciali, parlano di una media di 2.100.000 euro l’anno per il conduttore di Porta a Porta. A fine ottobre Petroni si era battuto per un netto taglio dei costi: stavolta ha detto sì, è bastato un ribasso di 170mila euro l’anno.
Fonte: repubblica.it
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Non è bastata per trovare una linea comune la riunione pre-partita tra i tre consiglieri dell’opposizione, Nino Rizzo Nervo, Giorgio Van Straten e l’Udc Rodolfo De Laurentiis (che si era detto disponibile a seguire l’orientamento dei due Pd): solo il primo ha ribadito il suo secco “no”. «Ho votato contro una rimozione pilotata dall’esterno e annunciata da mesi dal premier, priva di qualunque giustificazione aziendale», attacca Rizzo Nervo.
«È un segnale gravissimo per tutta la Rai, inutile darsi da fare perché tanto il merito non conta. E infatti nè il dg Masi nè il presidente hanno saputo spiegarne i motivi». Una delle questioni chiave sul tavolo era il “risarcimento” previsto per Ruffini: secondo Rizzo Nervo nulla è cambiato, «la delibera del dg Masi prevede una generica collaborazione con lo stesso Masi per il passaggio dei canali ex RaiSat alla Rai».
In consiglio Rizzo Nervo ha polemizzato con Garimberti: «Avevi preso l’impegno a non avallare più sostituzioni senza una ricollocazione di uguale importanza». E il presidente: «Confido nella volontà di Masi che ha detto di voler proporre un incarico adeguato». Angelo Maria Petroni, consigliere in quota Tremonti, è stato esplicito: «Ho sempre considerato la linea informativa di Rai3 incompatibile con il servizio pubblico, per questo voto sì». «Bravo, almeno tu hai il coraggio di dire la verità», gli ha replicato Rizzo Nervo. Che prima del consiglio aveva discusso con Van Straten. «Non credo che Di Bella snaturerà la linea di Rai3», aveva detto il consigliere scelto da Veltroni. «E poi la proposta di Masi prelude alla direzione di una nuova struttura». Di qui il suo sì. «Mi auguro che Ruffini accetti la guida dei canali digitali, che sono il futuro della tv», dice Van Straten. Garimberti invece ha spiegato al cda che «ogni cinque anni cambiare è opportuno, Rai3 aveva bisogno di una nuova iniezione di energia».
Poi ha aggiunto: «Voglio essere il presidente di un’azienda normale. Considero questa una scelta totalmente aziendale. Ho votato sì perché si tratta di una nomina largamente condivisa che assicura pluralismo ed è stata individuata un’adeguata proposta di ricollocazione: spero che Ruffini accetti il coordinamento dei nuovi canali sul digitale». Nel Pd opinioni diverse. Per Gentiloni «la rimozione Ruffini è una brutta pagina per il servizio pubblico». Mentre Carra bolla come «dannosa per Ruffini la cocciuta resistenza operata da alcuni ambienti del Pd». Vincenzo Vita: «Bene Di Bella, amarezza per le modalità». Critico il presidente della Vigilanza Zavoli: «Assenza di motivazioni professionali e incongrua collocazione per Ruffini». Articolo 21: «Il cda ha obbedito a richiesta del premier, ora confidiamo in Di Bella».
Rizzo Nervo attacca Garimberti: «Ha votato Minzolini, Liofredi, in tutti i passaggi più importanti approva le proposte di Masi: la Rai è guidata da una diarchia omogenea e coesa». I due consiglieri del Pd si sono ritrovati insieme nel dire no al rinnovo del contratto 3+1 di Vespa (Garimberti ha votato sì). La bozza congelata dal cda a fine ottobre prevedeva che il “minimo” passasse da 1,2 milioni l’anno a 1.670.000: ieri il “minimo” è stato fissato a 1,5 milioni. Le stime Rai, compresi gli speciali, parlano di una media di 2.100.000 euro l’anno per il conduttore di Porta a Porta. A fine ottobre Petroni si era battuto per un netto taglio dei costi: stavolta ha detto sì, è bastato un ribasso di 170mila euro l’anno.
Fonte: repubblica.it
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