MADRID - È la lotta al digital divide la nuova battaglia del governo Zapatero. Nel corso di un intervento al Forum Internazionale dei Contenuti Digitali (Ficod 2009), il ministro dell'Industria iberico Miguel Sebastian ha infatti annunciato che l'accesso a internet con velocità minima di un megabit al secondo (1Mbps) sarà un diritto di ogni cittadino spagnolo a partire dal 1 gennaio 2011. Perché l'esecutivo socialista ha intenzione di inserire la banda larga nel Servizio Universale delle Telecomunicazioni, la 'Carta Magna' delle prestazioni che vanno obbligatoriamente prestate dalle Telco indipendentemente dal luogo di residenza.
L'annuncio ha scatenato immediate polemiche. Da un lato le compagnie del settore, il colosso ex monopolio di stato Telefonica in testa, si rifiutano di assumere i costi per l'adempimento della misura. Dall'altro gli utenti contestano lo stabilimento del limite minimo del traffico di dati a 1Mbps quando attualmente, su circa 9,5 milioni di connessioni, sarebbero meno di 40 mila gli accessi che dispongono di una velocità inferiore.
La Spagna è uno dei paesi che fa compagnia all'Italia in fondo alle classifiche sulla diffusione della banda larga. Ma, a giudizio degli esperti, l'iniziativa del governo di Madrid, sebbene di minima portata nei fatti, potrebbe rilanciare il Paese verso un recupero di posizioni e dare un sostanziale impulso al futuro sviluppo della rete. Mentre per Zapatero si tratta allo stesso tempo di rilanciare un'economia in grave crisi e ripescare un filone classico delle politiche socialiste spagnole: quello della riduzione delle diseguaglianze fra la Spagna urbana, progressista e cosmopolita e quella rurale, conservatrice e donchisciottesca. Un fenomeno che oggi si traduce anche nel digital divide.
L'ispirazione del governo spagnolo, come per il riconoscimento di altri diritti civili che hanno caratterizzato 'l'era Zapatero', sembra arrivare anche in questo caso dalla Scandinavia. Infatti, ad oggi, solo la Finlandia ha ufficialmente annoverato la broadband tra i diritti-doveri del Servizio Universale e già da luglio 2010 si garantirà l'accesso ad 1Mbps anche nelle regioni più remote del Paese. Il Regno Unito ha invece stabilito come obiettivo 2Mbps entro il 2012, anche se non ha ancora formalizzato il riconoscimento del diritto.
Nel frattempo, mentre i finnici potranno illuminare con il web il lungo semestre notturno anche dove si può arrivare solo in slitta e gli spagnoli si preparano a garantire il servizio a chi vive isolato gran parte dell'anno in un paesino dei Pirenei o in una fattoria della Galizia, in Italia rimangono bloccati i fondi per lo sviluppo della banda larga. E per ora l'affiancamento del diritto ad un accesso alla rete ragionevolmente veloce indipendentemente dal luogo di residenza a quelli già riconosciuti per il servizio idrico o il rifornimento elettrico non appare visibile all'orizzonte.
Al Ficod 2009 si è appresa anche un'altra prossima iniziativa della Spagna destinata a destare interesse in campo digitale. Il ministro della Cultura, la cineasta prestata alla politica Angeles Gonzalez-Sinde, ha annunciato la prossima adozione di misure contro la pirateria che prevedono la creazione di "una gran piattaforma di accesso ai contenuti legali": una linea alternativa alla ferrea dottrina Sarkozy, che i socialisti spagnoli considerano impraticabile.
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L'annuncio ha scatenato immediate polemiche. Da un lato le compagnie del settore, il colosso ex monopolio di stato Telefonica in testa, si rifiutano di assumere i costi per l'adempimento della misura. Dall'altro gli utenti contestano lo stabilimento del limite minimo del traffico di dati a 1Mbps quando attualmente, su circa 9,5 milioni di connessioni, sarebbero meno di 40 mila gli accessi che dispongono di una velocità inferiore.
La Spagna è uno dei paesi che fa compagnia all'Italia in fondo alle classifiche sulla diffusione della banda larga. Ma, a giudizio degli esperti, l'iniziativa del governo di Madrid, sebbene di minima portata nei fatti, potrebbe rilanciare il Paese verso un recupero di posizioni e dare un sostanziale impulso al futuro sviluppo della rete. Mentre per Zapatero si tratta allo stesso tempo di rilanciare un'economia in grave crisi e ripescare un filone classico delle politiche socialiste spagnole: quello della riduzione delle diseguaglianze fra la Spagna urbana, progressista e cosmopolita e quella rurale, conservatrice e donchisciottesca. Un fenomeno che oggi si traduce anche nel digital divide.
L'ispirazione del governo spagnolo, come per il riconoscimento di altri diritti civili che hanno caratterizzato 'l'era Zapatero', sembra arrivare anche in questo caso dalla Scandinavia. Infatti, ad oggi, solo la Finlandia ha ufficialmente annoverato la broadband tra i diritti-doveri del Servizio Universale e già da luglio 2010 si garantirà l'accesso ad 1Mbps anche nelle regioni più remote del Paese. Il Regno Unito ha invece stabilito come obiettivo 2Mbps entro il 2012, anche se non ha ancora formalizzato il riconoscimento del diritto.
Nel frattempo, mentre i finnici potranno illuminare con il web il lungo semestre notturno anche dove si può arrivare solo in slitta e gli spagnoli si preparano a garantire il servizio a chi vive isolato gran parte dell'anno in un paesino dei Pirenei o in una fattoria della Galizia, in Italia rimangono bloccati i fondi per lo sviluppo della banda larga. E per ora l'affiancamento del diritto ad un accesso alla rete ragionevolmente veloce indipendentemente dal luogo di residenza a quelli già riconosciuti per il servizio idrico o il rifornimento elettrico non appare visibile all'orizzonte.
Al Ficod 2009 si è appresa anche un'altra prossima iniziativa della Spagna destinata a destare interesse in campo digitale. Il ministro della Cultura, la cineasta prestata alla politica Angeles Gonzalez-Sinde, ha annunciato la prossima adozione di misure contro la pirateria che prevedono la creazione di "una gran piattaforma di accesso ai contenuti legali": una linea alternativa alla ferrea dottrina Sarkozy, che i socialisti spagnoli considerano impraticabile.
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