
La media è intitolata a Michele Perriello, sergente dell'esercito italiano, caduto da eroe in Libia, medaglia d'oro al valor militare. Tutto sembra procedere senza intoppi, tanto che a fine giugno la scuola riceve il decreto ufficiale sul nuovo nome. L'anno scolastico è finito e i festeggiamenti vengono rinviati: per il prossimo 5 ottobre era in programma una cerimonia cui erano invitate le figlie di Biagi e Lorenzo Del Boca, presidente dell'Ordine nazionale dei giornalisti.
Ma dal Pdl romano vengono subito critiche e malumori: «Nulla contro Biagi, un grande giornalista anche se spesso non condividevo le sue idee — spiega Federico Guidi, consigliere comunale —. Ma ci è sembrato ingiusto cancellare la memoria di un eroe di guerra, soprattutto a Cesano, che ospita la Scuola di fanteria dell'esercito e moltissimi militari, da sempre. No, gli abitanti preferivano il vecchio nome».
La polemica si riaccende ieri, quando la scuola riceve il decreto di annullamento dell'attribuzione a Biagi. A inviarlo è l'Ufficio scolastico provinciale, che per legge riceve le delibere dai consigli di istituto e le sottopone, senza però potere decisionale, al Comune e al Prefetto. Il primo esprime parere positivo, la prefettura nega l'autorizzazione: «Mancavano i requisiti necessari, ovvero i 10 anni dalla morte della persona cui si vuole dedicare la scuola. Non potevamo dare parere positivo, tutto qui».
Si potrebbe obiettare che in molti altri casi (comprese le giornaliste della Rai Ilaria Alpi e del Corriere Maria Grazia Cutuli) è stata concessa una deroga, ma per il ministero (che sottolinea di non avere alcuna competenza in materia) avrebbe dovuto essere la stessa scuola a chiederla al ministero dell'Interno: «E se lo facesse ora la pratica potrebbe riaprirsi». Mentre l'Ufficio scolastico spiega la cancellazione con l'errore di un funzionario alla sua ultima settimana prima della pensione che aveva scambiato per un parere positivo il no della Prefettura. «Il ritiro del decreto è vergognoso, è chiaro che l'offensiva lanciata da alcuni amministratori comunali e municipali del Pdl è alla base di questa decisione», denuncia il consigliere capitolino del Pd Dario Nanni.
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