Credo che l’Italia, dove avete un folle leader conservatore, sia il paese che più ha bisogno di capire quello che provoca il capitalismo…. Oh guarda: ecco a voi mister Berlusconi!». È un Michael Moore scatenato quello che si è presentato ieri al Lido col suo nuovo film-denuncia sulle nefandezze del
capitalismo «Purtroppo non ho tempo di venire in Italia per fare un film sul vostro premier, ma sto seguendo da molto vicino il vostro paese. Con Sabina Guzzanti, infatti, stiamo pensando ad uno spettacolo teatrale da portare in tournée.
Ma la cosa strana è che quando sono da voi non sento mai nessuno dire di aver votato Berlusconi… Effettivamente capisco l’imbarazzo». Del resto, da americano, ha visto Bush essere eletto due volte. «Alla fine però le cose sono cambiate – prosegue – e credo nella forza degli americani, in questo spirito un po’ da Superman. Voi italiani, per esempio, avete mai pensato di andare sulla luna? Di inventare Internet, di eleggere un presidente afroamericano? E potreste mai immaginare un etiope, un emigrato dalla vostra ex colonia, diventare primo ministro? Invece avete Berlusconi... Per fortuna, però, c’è anche chi cerca di cambiare le cose. Penso a Roberto Benigni a Sabina Guzzanti… ».
A Michael Moore, insomma, piace il ruolo di «sobillatore di coscienze». Ed è convinto della necessità «che anche la gente sia dia una mossa». Che non basti aver eletto Obama, ma ci «voglia l’impegno personale. Altrimenti le cose cambiano troppo lentamente». Per questo punta su un cinema molto semplice e divulgativo.
La parola d’ordine è comunicare ed emozionare. Magari proponendo una versione «jezzata» dell’Internazionale come fa sul finale del film. «Si tratta di un riadattamento fatto dal cantante jazz Tony Bambino. Se gli americani avessero sentito l’Internazionale nella forma tradizionale… per carità. Ho cercato una via di comunicazione più diretta. Facendo passare messaggi semplici. Come molto semplice è quello del socialismo. In fondo Marx, che Dio l’abbia in gloria, non si è inventato nulla. Ci aveva già pensato il nostro presidente Thomas Jefferson e ancor prima di lui Gesù Cristo. Il messaggio è semplicissimo: i poveri vanno aiutati e non calpestati».
Fonte: Unita.it
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