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Frecce tricolori: Leader occidentali non ci sono, ma in compenso ospite d'onore il leader dei pirati in Somalia

C'è anche il capo riconosciuto dei pirati somali a Tripoli a festeggiare il quarantesimo anniversario della presa del potere con un colpo di stato del colonnello Gheddafi. Le celebrazioni durano sei giorni, con concerti, cerimonie, giochi ed esibizioni. Così l'ex colonnello canaglia rientra alla grande nel salotto buono della politica internazionale e si porta dietro anche il corsaro somalo Mohammed Abdi Hassan Hayr «Afweyne»quest'ultimo è un soprannome che vuol dire «Bocca larga», non per la conformazione delle mascelle, ma per la voracità con cui il conto nelle banche occidentali ingurgita il denaro dei riscatti delle navi catturate).

Afweyne, che appartiene al clan habergidir/soleyman non sa né leggere né scrivere, dice chi lo conosce a Mogadiscio, ma «è stato un genio — aggiunge sarcastico un avvocato che lo ha incontrato più volte —: ha inventato la pirateria in Somalia». La sua base è ad Harardhere, 600 chilometri a nord della capitale, e la sua gang ha catturato lo scorso settembre il cargo ucraino «Faina» con a bordo 33 carri armati diretti al governo del Sud Sudan. Ricercato da chi combatte i bucanieri del mare viene considerato

«il presidente» della pirateria somala. Forse non è neppure in grado di mettere la firma su un assegno, ma i suoi business spaziano in tutto il mondo: dall'India a Dubai, al Kenya (dove dicono abbia comprato un intero quartiere di Nairobi, Eastleigh), passando per l'Europa.

Negli Emirati Arabi — racconta il sito somalo waagacusub — i suoi affari sono affidati al cugino Yolah mentre in India a un tale di nome Abdirahaman. Lui fa il grande manager e le attività di «pirateria spicciola» sono affidate a suo figlio Abdulkadir. In questo momento i suoi uomini tengono sotto sequestro l'«Ariana», un cargo maltese con equipaggio ucraino. A bordo due donne: una, incinta, avrebbe abortito ed è in condizioni gravissime. Afweyne chiede un riscatto di 5 milioni di dollari. Secondo un rapporto riservato di intelligence «il presidente» userebbe i canali del petrolio per riciclare il denaro dei sequestri. Da qui la sua presenza in Libia, assieme a due «assistenti», e il colloquio riservato avuto con l'inossidabile colonnello che comanda nell'ex colonia italiana. D'altro canto Gheddafi non ha mai nascosto la sua simpatia per pirati e durante l'ultimo summit dell'Unione Africana ad Addis Abeba non ha esitato a giustificarli: «È brava gente con una missione: combattere la pesca illegale nelle acque del proprio Paese».


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