Un’abbonata impaziente si è presentata l’altro giorno nella redazione ricavata in un ex call center, nel quartiere romano di Prati, a due passi dal Tevere e dal Vaticano: «Io mi sono abbonata, ma il giornale non mi è arrivato». Un altro ha portato un omaggio,che campeggia sulle teste dei cronisti al lavoro: un Quarto stato, il capolavoro di Pelizza da Volpedo, rivisto e corretto, con il lavoratore al centro che tiene fra le mani una copia del Fatto Quotidiano. Il giornale diretto da Antonio Padellaro e firmato da Marco Travaglio, Furio Colombo, Peter Gomez, Marco Lillo, Luca Telese, Francesco Bonazzi: 28-30mila abbonamenti sottoscritti, tra postali e on-line, cento ogni ora solo nella giornata di ieri.Tutto sulla fiducia: perché è solo domani che il quotidiano più atteso degli ultimi anni sbarcherà per la prima volta in edicola. Sedici pagine, 1,20 euro, sei giorni d’uscita per il giornale dell’Editoriale Il Fatto: 600mila euro di capitale sociale, tra i soci Padellaro (che ci ha investito la liquidazione dall’Unità), Travaglio, il magistrato Bruno Tinti. Altissime le aspettative: nessun editore-padrone e nessun finanziamento pubblico, «un giornale libero», gongolano in redazione, mentre affastellano i «numeri zero» di prova.
Così, nella settimana in cui torna sugli schermi Annozero di Michele Santoro, bestia nera del Cavaliere (ma ancora non è pronto il contratto per Travaglio), ecco che decolla Il Fatto Quotidiano. E il presidente del Consiglio dovrà fare i conti con un antagonista in più.
Redazione giovane e agguerrita (sedici giornalisti, in media 30-40enni, con qualche under 30, più vari collaboratori): formazione all’Unità per molti, altri già noti per importanti inchieste sull’Espresso, non esattamente media “amici”. «Pensiamo che questo sia il governo peggiore della storia italiana, e ci daremo da fare per raccontarlo», spiega il direttore, che non risparmia nemmeno la sinistra: «Non facciamo questo quotidiano perché sia solo anti-berlusconiano: facciamo un giornale d’opposizione, come dovrebbero essere i giornali. Se Berlusconi sta da 15 anni al centro della scena politica italiana sarà anche responsabilità di chi non ha saputo creare un’alternativa, no»? Qualcuno li vuole vedere vicini a Di Pietro: «Dire che saremo solo nostri, capisco che possa creare qualche problema a colleghi frustrati»...
In prima pagina, tutti i giorni, un pezzo di Travaglio; alla posta risponde Furio Colombo. Testata rossa su due righe, un omino stilizzato con un megafono come logo. Tra i collaboratori, Antonio Tabucchi, Maurizio Chierici, Massimo Fini, Nando Dalla Chiesa. Per domani è prevista una tiratura di circa 100mila copie, poi si vedrà. «A noi basterebbe venderne in edicola 5-6mila al giorno», calcola Padellaro. Ma chi può dirlo: quando il progetto prese forma, l’amministratore delegato dell’Editoriale Il Fatto, Giorgio Poidomani, fece una scommessa con Travaglio: «Arriveremo a mille abbonamenti». Il giornalista era sicuro molti di più. Poidomani rilanciò a tremila, poi a diecimila. E già gli sembravano tanti.
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