Non fosse tragica, sarebbe comica questa storia della Rai. Mentre tutti fanno un gran parlare delle nomine per Rai3 e Tg3, mentre Gasparri ulula qualcosa sul «ricatto» operato dal Pd su Viale Mazzini e vari giornali discettano sulla terza rete persa nelle spire del congresso dei democratici, il centrodestra si apparecchia la più colossale spartizione della tv pubblica a cui mai si sia assistito.
Altro che spoils system: le nomine prossime venture, decise a Palazzo Grazioli dal proprietario di Mediaset, vedranno l’occupazione manu militari del Tgr (con sostituzione annessa di otto capiredattori di otto sedi regionali), di Rainews, di Rai International, della Sipra, mentre si fortifica il possesso di Raifiction puntando, nel frattempo, a creare un varco per «svuotare» Rai3.
Beppe Giulietti, portavoce dell’associazione Articolo 21, non ha peli sulla lingua: «Giustamente il Pd ha dichiarato che non ostacolerà in alcun modo le nomine. Ora chieda al direttore generale Masi se sa garantire l’autonomia della televisione di Stato rispetto ad organigrammi decisi a casa del premier». Eh sì, perché il quadro che uscirebbe da siffatto organigramma - già rallegrato dalla direzione minzoliniana del Tg1, dal possesso di Rai1 e Rai2 - è totalizzante, e risponde sostanzialmente all’esigenza di completare la trasformazione della Rai in una fortezza dell’informazione a senso unico. Un quadro in cui anche i cattolici moderati oramai sono di disturbo. Partiamo, non a caso, dalle testate regionali: la guida di Angela Buttiglione, vicina all’Udc, non è considerata sufficentemente «affidabile». Pertanto si parla di una sua sostituzione con Alberto Maccari (An), mentre il condirettore dovrebbe essere Alessandro Casarin (Lega). C’è una variante più oltranzista, che vedrebbe a capo del Tgr Piero Vigorelli, scelta che però verrebbe considerata troppo oltranzista sinanche da una fetta di Pdl. Comunque, qui si tratterebbe di sostituire i redattori capo di otto sedi regionali, tra cui quelle di Torino, Milano, Venezia e Palermo. Evidentemente troppo di sinistra Corradino Mineo alla guida di Rainews. Idem Rai International: via Piero Badaloni, a quanto pare per far spazio a qualcuno magari di An. Geniale la pensata di sostituire un gentleman aziendalista come Maurizio Braccialarghe come amministratore delegato della Sipra, che è la concessionaria che gestisce in esclusiva la pubblicità su tutti i mezzi (radio, tv e web) e le piattaforme Rai, dunque la «cassaforte» di tutta la baracca: per la sua poltrona si torna a parlare del forzista Antonio Martusciello, che già ebbe un passato in Sipra ma anche in Publitalia. E il povero Fabrizio Del Noce? Per anni spina dorsale di una Rai1 azzurra, oggi è a tal punto inviso da non poter reggere manco l’interim di RaiFiction: ecco dunque spuntare ancora una volta l’aureo nome di Carlo Rossella, già direttore sia del Tg1 che del Tg5, successivamente messo a capo della Medusa (la casa di distribuzione e produzione cinematografica di Mediaset).
No, non è un bello scenario. «Anzi, è in atto un vero e proprio saccheggio», dice il senatore Pd Vincenzo Vita. Che ha gioco facile nel ricordare le numerose occasioni in cui i maggiori leader Pdl hanno avuto modo per mostrare tutto il proprio fastidio verso la Rai3 di Paolo Ruffini e le sue creature più distintive: Fabio Fazio, la Dandini, ovviamente Report e Blob, ma anche Ballarò e persino il Bertolino. E allora non è escluso che nella grande confusione la tentazione di svuotare Rai3 abbia un certo fascino negli ambiti più vicini a Re Silvio. «E non la chiamate emergenza democratica questa?», conclude Vita, che rilancia l’idea di una grande iniziativa nazionale dell’opposizione sui temi dell’informazione e della televisione pubblica.
Fonte: Unità.it
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Altro che spoils system: le nomine prossime venture, decise a Palazzo Grazioli dal proprietario di Mediaset, vedranno l’occupazione manu militari del Tgr (con sostituzione annessa di otto capiredattori di otto sedi regionali), di Rainews, di Rai International, della Sipra, mentre si fortifica il possesso di Raifiction puntando, nel frattempo, a creare un varco per «svuotare» Rai3.
Beppe Giulietti, portavoce dell’associazione Articolo 21, non ha peli sulla lingua: «Giustamente il Pd ha dichiarato che non ostacolerà in alcun modo le nomine. Ora chieda al direttore generale Masi se sa garantire l’autonomia della televisione di Stato rispetto ad organigrammi decisi a casa del premier». Eh sì, perché il quadro che uscirebbe da siffatto organigramma - già rallegrato dalla direzione minzoliniana del Tg1, dal possesso di Rai1 e Rai2 - è totalizzante, e risponde sostanzialmente all’esigenza di completare la trasformazione della Rai in una fortezza dell’informazione a senso unico. Un quadro in cui anche i cattolici moderati oramai sono di disturbo. Partiamo, non a caso, dalle testate regionali: la guida di Angela Buttiglione, vicina all’Udc, non è considerata sufficentemente «affidabile». Pertanto si parla di una sua sostituzione con Alberto Maccari (An), mentre il condirettore dovrebbe essere Alessandro Casarin (Lega). C’è una variante più oltranzista, che vedrebbe a capo del Tgr Piero Vigorelli, scelta che però verrebbe considerata troppo oltranzista sinanche da una fetta di Pdl. Comunque, qui si tratterebbe di sostituire i redattori capo di otto sedi regionali, tra cui quelle di Torino, Milano, Venezia e Palermo. Evidentemente troppo di sinistra Corradino Mineo alla guida di Rainews. Idem Rai International: via Piero Badaloni, a quanto pare per far spazio a qualcuno magari di An. Geniale la pensata di sostituire un gentleman aziendalista come Maurizio Braccialarghe come amministratore delegato della Sipra, che è la concessionaria che gestisce in esclusiva la pubblicità su tutti i mezzi (radio, tv e web) e le piattaforme Rai, dunque la «cassaforte» di tutta la baracca: per la sua poltrona si torna a parlare del forzista Antonio Martusciello, che già ebbe un passato in Sipra ma anche in Publitalia. E il povero Fabrizio Del Noce? Per anni spina dorsale di una Rai1 azzurra, oggi è a tal punto inviso da non poter reggere manco l’interim di RaiFiction: ecco dunque spuntare ancora una volta l’aureo nome di Carlo Rossella, già direttore sia del Tg1 che del Tg5, successivamente messo a capo della Medusa (la casa di distribuzione e produzione cinematografica di Mediaset).
No, non è un bello scenario. «Anzi, è in atto un vero e proprio saccheggio», dice il senatore Pd Vincenzo Vita. Che ha gioco facile nel ricordare le numerose occasioni in cui i maggiori leader Pdl hanno avuto modo per mostrare tutto il proprio fastidio verso la Rai3 di Paolo Ruffini e le sue creature più distintive: Fabio Fazio, la Dandini, ovviamente Report e Blob, ma anche Ballarò e persino il Bertolino. E allora non è escluso che nella grande confusione la tentazione di svuotare Rai3 abbia un certo fascino negli ambiti più vicini a Re Silvio. «E non la chiamate emergenza democratica questa?», conclude Vita, che rilancia l’idea di una grande iniziativa nazionale dell’opposizione sui temi dell’informazione e della televisione pubblica.
Fonte: Unità.it
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