Comprare. Se i giornalisti stranieri sono ostili, se le minacce le intimidazioni i ricatti a cui gli editori italiani sono abituati non sono sufficienti allora la soluzione è comprare. Berlusconi punta sulla Spagna: l Paìs e il gruppo di cui fa parte. Certo non sarà solo per zittire la voce del quotidiano spagnolo e delle tv del gruppo Prisa, che del Paìs è editore, che Silvio Berlusconi si accinge ad avanzare la sua offerta di acquisto. Certo c’è in gioco anche l’enorme mercato pubblicitario liberato dall’iniziativa di Zapatero di eliminare gli spot dalla tv pubblica.
Fatto è però che l’ingresso di Telecinco, la tv spagnola controllata da Mediaset, nell’azionariato di Prisa avrebbe come conseguenza il controllo di fatto del primo quotidiano di Spagna, El Paìs, la cui penetrazione in Sudamerica è potentissima e il cui prestigio indiscusso.
Negli ambienti della politica e dell’editoria spagnola l’assalto di Berlusconi è dato per imminente: ottobre, forse già settembre. In un seminario del settore che si è svolto nei giorni scorsi sui Pirenei si è parlato apertamente di «italianizzazione» del sistema mediatico. Gli spagnoli usano il termine italianizzazione come noi usiamo «balcanizzazione»: intendono indebolimento dei controlli e delle regole, guerre sanguinose, potere del più forte sul più debole e, sullo sfondo, corruzione.
È noto che El Paìs ha svolto negli ultimi mesi un lavoro capillare di informazione sulle inchieste che coinvolgono il presidente del Consiglio italiano. Il 1 giugno scorso è stato, insieme a l’Unità che portava la foto in copertina, il solo altro quotidiano europeo a mostrare l’immagine del musicista Apicella sull’aereo di Stato. Nei giorni successivi ha potuto pubblicare le immagini di Villa La Certosa poi riprese da tutti i quotidiani del mondo, immagini sequestrate dagli avvocati di Berlusconi che la legge italiana impedisce di pubblicare. L’audience del sito internet del Paìs ha raggiunto in quei giorni tre milioni di contatti. L’informazione che il giornale spagnolo ha continuato a dare, a dispetto delle pressioni diplomatiche, è stata amplissima nei mesi successivi.
Non è dunque irrilevante anche ai fini della capacità di censura ricostruire quel che sta avvenendo. Il gruppo Prisa, a due anni dalla morte del suo potentissimo fondatore Jesus de Polanco (detto “Gesù dal Gran Potere”), si trova indebitato per circa 5mila milioni di euro. La rovinosa situazione economica viene addebitata dagli analisti in primo luogo ad una errata operazione di fusione tra il comparto della carta stampata (il Pais in testa, primo quotidiano di Spagna per vendite, in buona salute economica) e tutto il settore televisivo di cui fanno parte la tv privata Cuatro, diverse radio e tv locali, un potente settore multimediale: il debito accumulato dalle tv ricade sulla carta stampata.
Il principale concorrente nel settore privato di Prisa è il gruppo Mediapro che fa capo a Jaume Roures, proprietario della Sexta (un’altra importante tv privata) del quotidiano in ascesa Publico e di molti altri media minori. La battaglia per i diritti del calcio ha visto il gruppo Mediapro prevalere su Prisa, oggi nelle mani dei figli e dei nipoti del fondatore. Dal punto di vista politico Mediapro è oggi più vicino a Zapatero di quanto non lo sia El Paìs, le cui relazioni col governo socialista si sono andate raffreddando. Tra la Cuatro e la Sexta c’è Telecinco, di proprietà di Berlusconi.
In un primo momento, mesi fa, si era parlato dell’interesse per Prisa di Carlos Slim, messicano, uno degli uomini più ricchi del pianeta e magnate delle telecomunicazioni in America Latina. Slim è in ottime relazioni con Felipe Gonzalez, ex premier socialista (’82-’96) da anni fuori dalla politica attiva ma si dice in procinto di rientrare: Gonzalez era stato tra i protagonisti della prima stagione del Paìs, vivo il vecchio Polanco, e non è oggi tra i sostenitori della politica di Zapatero. Tuttavia Slim ha preferito investire nel New York Times. Si è parlato allora di un possibile ingresso di Telefonica, la compagnia di telefonia oggi privatizzata: l’ipotesi è per ora tramontata per via delle resistenze a partecipare un così gran rischio da parte dei soci americani, Fondi di investimento Usa che costituiscono l’ossatura del colosso telefonico.
Dunque si è affacciata l’ipotesi estrema, una fusione tra rivali: Polanco e Roures, Mediapro e Prisa. Una legge dei primi del 2009 firmata da Zapatero favorisce le fusioni nel settore tra privati: tuttavia il gruppo di Roures, fatti i conti e visti gli interessi di prospettiva, si è infine tirato indietro. Resta Berlusconi. Qualche settimana ne parlò il quotidiano economico El economista. A fine agosto i motori di Telecinco si sono riaccesi. Gli eredi Polanco, naturalmente in via riservata, hanno intensificato le trattative. Fonti del governo spagnolo riferiscono che gli uomini di Berlusconi in Spagna abbiano accolto con grandissimo favore la decisione di Zapatero di eliminare la pubblicità dalla tv pubblica: ci sono 500 milioni di euro annui di spot in libera uscita.
Del resto Berlusconi ha sempre sostenuto che il suo ideale sia una tv pubblica senza pubblicità. Di fatto, l’esempio americano insegna, la tv pubblica senza pubblicità tende a marginalizzarsi in favore dei colossi privati. La stessa Bbc, che sempre si chiama ad esempio per sostenere il contrario, sta rivedendo la sua strategia storica. La situazione generale è dunque favorevolissima al rafforzamento di Berlusconi nel mercato spagnolo. Appoggiato naturalmente dal Partito popolare e non ostacolato da Zapatero, che - scrivono gli editorialisti - ha immaginato un sistema che limitasse lo strapotere di Prisa (non più docile col suo governo quanto era stata filosocialista in passato), sistema che potrebbe infine ritorcerglisi contro. Berlusconi editore della Cuatro e del Paìs cambierebbe molto il quadro politico anche interno, con il Psoe in calo di gradimento.
Dal punto di vista del Cavaliere, in grandi ostilità con Murdoch, si tratterebbe invece di un notevole rafforzamento negli equilibri del panorama delle telecomunicazioni non solo europee. Gli interessi di Prisa nelle due Americhe sono, si è detto, notevoli. Avrebbe inoltre il controllo su una delle più autorevoli voci libere nel panorama della stampa europea. Che il Paìs corra questo rischio è in queste ore una forte preoccupazione tra coloro che sono informati dei fatti. Non moltissimi, in verità, perché sono affari di cui molto poco si parla.
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Fatto è però che l’ingresso di Telecinco, la tv spagnola controllata da Mediaset, nell’azionariato di Prisa avrebbe come conseguenza il controllo di fatto del primo quotidiano di Spagna, El Paìs, la cui penetrazione in Sudamerica è potentissima e il cui prestigio indiscusso.
Negli ambienti della politica e dell’editoria spagnola l’assalto di Berlusconi è dato per imminente: ottobre, forse già settembre. In un seminario del settore che si è svolto nei giorni scorsi sui Pirenei si è parlato apertamente di «italianizzazione» del sistema mediatico. Gli spagnoli usano il termine italianizzazione come noi usiamo «balcanizzazione»: intendono indebolimento dei controlli e delle regole, guerre sanguinose, potere del più forte sul più debole e, sullo sfondo, corruzione.
È noto che El Paìs ha svolto negli ultimi mesi un lavoro capillare di informazione sulle inchieste che coinvolgono il presidente del Consiglio italiano. Il 1 giugno scorso è stato, insieme a l’Unità che portava la foto in copertina, il solo altro quotidiano europeo a mostrare l’immagine del musicista Apicella sull’aereo di Stato. Nei giorni successivi ha potuto pubblicare le immagini di Villa La Certosa poi riprese da tutti i quotidiani del mondo, immagini sequestrate dagli avvocati di Berlusconi che la legge italiana impedisce di pubblicare. L’audience del sito internet del Paìs ha raggiunto in quei giorni tre milioni di contatti. L’informazione che il giornale spagnolo ha continuato a dare, a dispetto delle pressioni diplomatiche, è stata amplissima nei mesi successivi.
Non è dunque irrilevante anche ai fini della capacità di censura ricostruire quel che sta avvenendo. Il gruppo Prisa, a due anni dalla morte del suo potentissimo fondatore Jesus de Polanco (detto “Gesù dal Gran Potere”), si trova indebitato per circa 5mila milioni di euro. La rovinosa situazione economica viene addebitata dagli analisti in primo luogo ad una errata operazione di fusione tra il comparto della carta stampata (il Pais in testa, primo quotidiano di Spagna per vendite, in buona salute economica) e tutto il settore televisivo di cui fanno parte la tv privata Cuatro, diverse radio e tv locali, un potente settore multimediale: il debito accumulato dalle tv ricade sulla carta stampata.
Il principale concorrente nel settore privato di Prisa è il gruppo Mediapro che fa capo a Jaume Roures, proprietario della Sexta (un’altra importante tv privata) del quotidiano in ascesa Publico e di molti altri media minori. La battaglia per i diritti del calcio ha visto il gruppo Mediapro prevalere su Prisa, oggi nelle mani dei figli e dei nipoti del fondatore. Dal punto di vista politico Mediapro è oggi più vicino a Zapatero di quanto non lo sia El Paìs, le cui relazioni col governo socialista si sono andate raffreddando. Tra la Cuatro e la Sexta c’è Telecinco, di proprietà di Berlusconi.
In un primo momento, mesi fa, si era parlato dell’interesse per Prisa di Carlos Slim, messicano, uno degli uomini più ricchi del pianeta e magnate delle telecomunicazioni in America Latina. Slim è in ottime relazioni con Felipe Gonzalez, ex premier socialista (’82-’96) da anni fuori dalla politica attiva ma si dice in procinto di rientrare: Gonzalez era stato tra i protagonisti della prima stagione del Paìs, vivo il vecchio Polanco, e non è oggi tra i sostenitori della politica di Zapatero. Tuttavia Slim ha preferito investire nel New York Times. Si è parlato allora di un possibile ingresso di Telefonica, la compagnia di telefonia oggi privatizzata: l’ipotesi è per ora tramontata per via delle resistenze a partecipare un così gran rischio da parte dei soci americani, Fondi di investimento Usa che costituiscono l’ossatura del colosso telefonico.
Dunque si è affacciata l’ipotesi estrema, una fusione tra rivali: Polanco e Roures, Mediapro e Prisa. Una legge dei primi del 2009 firmata da Zapatero favorisce le fusioni nel settore tra privati: tuttavia il gruppo di Roures, fatti i conti e visti gli interessi di prospettiva, si è infine tirato indietro. Resta Berlusconi. Qualche settimana ne parlò il quotidiano economico El economista. A fine agosto i motori di Telecinco si sono riaccesi. Gli eredi Polanco, naturalmente in via riservata, hanno intensificato le trattative. Fonti del governo spagnolo riferiscono che gli uomini di Berlusconi in Spagna abbiano accolto con grandissimo favore la decisione di Zapatero di eliminare la pubblicità dalla tv pubblica: ci sono 500 milioni di euro annui di spot in libera uscita.
Del resto Berlusconi ha sempre sostenuto che il suo ideale sia una tv pubblica senza pubblicità. Di fatto, l’esempio americano insegna, la tv pubblica senza pubblicità tende a marginalizzarsi in favore dei colossi privati. La stessa Bbc, che sempre si chiama ad esempio per sostenere il contrario, sta rivedendo la sua strategia storica. La situazione generale è dunque favorevolissima al rafforzamento di Berlusconi nel mercato spagnolo. Appoggiato naturalmente dal Partito popolare e non ostacolato da Zapatero, che - scrivono gli editorialisti - ha immaginato un sistema che limitasse lo strapotere di Prisa (non più docile col suo governo quanto era stata filosocialista in passato), sistema che potrebbe infine ritorcerglisi contro. Berlusconi editore della Cuatro e del Paìs cambierebbe molto il quadro politico anche interno, con il Psoe in calo di gradimento.
Dal punto di vista del Cavaliere, in grandi ostilità con Murdoch, si tratterebbe invece di un notevole rafforzamento negli equilibri del panorama delle telecomunicazioni non solo europee. Gli interessi di Prisa nelle due Americhe sono, si è detto, notevoli. Avrebbe inoltre il controllo su una delle più autorevoli voci libere nel panorama della stampa europea. Che il Paìs corra questo rischio è in queste ore una forte preoccupazione tra coloro che sono informati dei fatti. Non moltissimi, in verità, perché sono affari di cui molto poco si parla.
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