
Ascoltare la Rai di Minzolini o Mediaset di Emilio Fede non farà alcuna differenza, anzi, con Mediaset il cittadino può prevedere la faziosità della voce del padrone, con la Rai milioni di italiani non saranno in grado di valutare la bontà dell’informazione offuscata dall’areola di imparzialità di cui godeva l’etichetta “Radio Televisione Italiana”.
Dall’altro canto il Colle esprime disappunto per la “mancata” trattativa con Sky, che in realtà più che mancata direi “evitata” se non “inesistente”. La Rai non ha scelto Sky ma Mediaset per dare vita a “TivùSat” perché il disegno criminale del gruppo di potere al governo, capeggiato da Silvio Berlusconi, patron di Fininvest, è quello di creare un sistema di potere supportato dalla manipolazione dell’informazione che possa insediarsi stabilmente al governo del Paese.
E mentre chi ha le responsabilità, ed ancora per poco, il potere di combattere questo disegno piduista abdica a favore di un comportamento ipocritamente elegante e realisticamente inefficace, gli squali della democrazia al governo tiran dritto per la loro strada al caro motto del “io me ne frego” (delle regole e delle istituzioni).
Italia dei Valori ha rifiutato il tozzo di pane per le nomine Rai offerto da questa maggioranza, diversamente dai partiti di “opposizione a fasi alterne”, perché sapeva che quest’invito alla spartizione delle nomine sarebbe servito a comprare il silenzio al momento opportuno, come sta dimostrando chi, al tavolo della spartizione, allora prese posto.
Italia dei Valori ha delle idee molto chiare per governare il Paese in tema di informazione, prima tra tutte l’estromissione della politica dalle nomine del CdA e della Commissione di Vigilanza RAI.
Antonio Di Pietro

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