
A Trieste amano i loro "nonni vigili" e tanto gli basta. Parma si tiene stretti i "volontari per la sicurezza", a Modena hanno gli "assistenti civici", regolati da una legge regionale e a Bologna anche i "pensionati primavera". Matteo Renzi vuole lanciare le "sentinelle della bellezza", a difesa dell'arte di Firenze. Torino si accontenta dei City Angels e Bari delle "ronde dei genitori antibullismo". Nella capitale Gianni Alemanno dice no alle ronde di Maroni ("Non ci piacciono e non le faremo") e punta sul volontariato sociale.
Ostilità bipartisan quella che si respira nei comuni del Centro e del Sud. Non è attirato dalle ronde Vincenzo De Luca il sindaco pd che ha dato il manganello ai vigili di Salerno, come non lo è il presidente della Sicilia Raffaele Lombardo ("Sono contrario, meglio le forze dell'ordine"). Tra le rare eccezioni Viterbo, giunta di centrodestra, o la piccola Casal di Principe, la patria dei clan dei casalesi, dove il sindaco Cipriano Cristiano è favorevole ma invoca "strumenti per la lotta alla microcriminalità".
L'opposto accade invece nel profondo Nord dove il modello Verona di Flavio Tosi ha ispirato il decreto sulla sicurezza e gran parte delle città medie della Padania si prepara a mettere in strada i volontari. Non solo i sindaci di centro destra da Asti e Novara passando per le province lombarde fino a Verona. Ma anche la Padova del sindaco pd Flavio Zanonato che pure non le considera "un toccasana". Anche al Nord, però, non mancano gli oppositori: il sindaco di Trento le considera addirittura "pericolose". Diverso il caso dei grandi centri. Sergio Chiamparino a Torino è contrario.
A Genova Marta Vincenzi, pur avendo accolto con favore le correzioni del decreto, resta contraria alle ronde. Letizia Moratti a Milano è quantomeno perplessa. La nuova legge, infatti, le toglie strumenti invece di offrirne e non può più pagare i Blue Berets e i City Angels che prima ricevevano un rimborso dall'amministrazione. Perciò chiede al governo cambiamenti al regolamento.
Fonte: Repubblica

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