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Antonio di Pietro: "Ghedaffi come Bin Laden"

L’Italia è lontana dall’Occidente e con questo governo, tra qualche anno, avremo più elementi in comune con un Paese sottosviluppato dell’Africa che non con l’Europa.

La festicciola a Tripoli non ci voleva per l’Italia. Alla lunga lista delle defezioni si aggiungono Russia e Francia.
L’Italia di Berlusconi ha seppellito la dignità e si trova a dipendere da un fiancheggiatore di terroristi che nel 1970 arraffò circa 3 miliardi di euro di pensioni e depositi e cacciò in mare migliaia di immigrati italiani, senza parlare dell’insolvenza, per più di 900 milioni di euro, di Tripoli nei confronti di un centinaio di aziende italiane. In un simil contesto il Premier ha elargito altri 5 miliardi di euro (dei contribuenti) ed ha inviato le Frecce Tricolore a festeggiare la Rivoluzione, o meglio il golpe, Al Fatah.

Oggi i tamponatori di gaffe del governo si affrettano a precisare - loro, non Berlusconi- che “il Premier sarà a Tripoli soltanto il 30 agosto, per partecipare alle celebrazioni del Trattato di amicizia Italia-Libia e non al quarantennale della rivoluzione libica”. Me lo vedo Berlusconi, in piena eccitazione mentre brinda a champagne strizzando l’occhio ad un’amazzone del colonnello, domandare se il brindisi sia per l’uno o per l’altro motivo.

Il motivo di questo atteggiamento da zerbino dell’establishment italiano è prettamente economico: petrolio, gas, appalti per autostrade nel deserto per Impregilo; il tutto finanziato da banche fidate come Mediobanca. Insomma copertina pubblica, interessi privati: solito copione per cui dietro appalti e forniture - sono pronto a scommettere- saranno coinvolte le solite aziende in cui Silvio Berlusconi, nella veste di commerciante in abiti da Premier, possiede quanto meno quote azionarie se non il controllo.

Faccio appello al buon senso di alcune figure che dovrebbero garantire le istituzioni quali il Capo dello Stato e i presidenti di Camera e Senato affinché impediscano questa svendita di immagine che, alla lunga, produrrà più danni economici di quanti non siano i vantaggi che oggi stiamo elemosinando.

Mi chiedo se Silvio Berlusconi non abbia già acquistato un biglietto aereo Roma-Tripoli per il 7 ottobre, data che la Libia celebra come il “giorno della vendetta”, in ricordo del sequestro nel 1970 di tutti i beni e dell’espulsione di 20.000 italiani.


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