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BADANTI, 500 EURO PER METTERLE IN REGOLA

Ricordiamo, che dopo il ddl sulla giustiza, tutti gli extracomunitari diventono illegali. Parte della maggioranza parlamentare si era spaccata sul fronte colf/badanti chiedentdo che almeno queste fossero "sanate". La lega aveva risposto picche. Ora questo provvediemento.


Due pagine e mezza per un articolo di legge diviso in tredici commi. È questo il testo provvisorio del provvedi­mento per la «regolarizzazione selettiva» di colf e badanti, che sarà presentato in Parlamento come emendamento al decreto anticrisi. Ecco cosa prevede la bozza, che nell’iter legislativo po­trà comunque subire correzioni, e quello che devono fare le fa­miglie.

La «tassa»
L’intervento con­cordato dai ministri Roberto Maroni e Maurizio Sacconi tec­nicamente è una «re­golarizzazione contri­butiva ». I datori di la­voro italiani, comuni­tari o anche extraco­munitari (ma regolar­mente presenti in Ita­lia da almeno 5 anni, i cosiddetti «lun­go-soggiornanti»), potranno regolarizza­re colf e badanti che lavorano alle proprie dipendenze in nero. Per farlo, dovranno denunciare la «sussi­stenza del rapporto di lavoro», versando un contributo forfettario che per ora è stato fis­sato in 500 euro, cifra che corrisponde a tre mensilità di contribu­ti. Una sorta di tassa di emersione. L’auto­denuncia esclude le «sanzioni penali, civili e ammini­strative connesse al rapporto di lavoro irregolare». Viene quindi sanato il pregresso.

Le domande
Per i lavoratori comunitari, la domanda va presentata all’Inps, che incasserà il contributo forfet­tario. Per gli extracomunitari, in­vece, la domanda va inoltrata al­lo sportello unico per l’immigra­zione competente per territorio, che prima di dare il via libera de­ve acquisire il parere della que­stura. La regolarizzazione anche in questo caso sana il pregresso, escludendo così le sanzioni pena­li, civili e amministrative legate al rapporto di lavoro e al soggior­no illegale. E riguarda solo ed esclusivamente «attività di assi­stenza al datore di lavoro stesso o ai componenti della propria fa­miglia affetti da patologie o han­dicap che ne limitano l’autosuffi­cienza, ovvero lavoro domestico di sostegno al bisogno familia­re ». Cioè appunto badanti e colf. Ogni famiglia potrà regolarizzare al massimo una colf e due badan­ti. La regolarizzazione prevede la formalizzazione del rapporto di lavoro, con il pagamento, a favo­re del dipendente, di contributi previdenziali, ferie e Tfr e tutte le altre voci previste dai contratti di categoria, disponibili presso l’Inps. Le domande, secondo la bozza provvisoria del testo, an­dranno presentate fra il 1˚ e il 30 settembre di quest’anno (salvo slittamenti legati ad eventuali in­toppi dell’iter parlamentare).

I requisiti
Sono ammessi alla regolarizza­zione colf e badanti in servizio prima del 30 giugno 2009 (la nor­ma in questo senso ha un effetto retroattivo). Il datore di lavoro dovrà dichiarare, sotto la propria responsabilità, la data di inizio del rapporto. Non sono dunque richieste «prove» particolari del­­l’effettiva sussistenza del vincolo di lavoro, basta la dichiarazione del datore. Il testo fissa però alcu­ni paletti. Eccoli. Non sono am­messi alla regolarizzazione i citta­dini extracomunitari colpiti da provvedimento di espulsione per motivi diversi dal mancato rinnovo del permesso di soggior­no; sono esclusi quelli che han­no segnalazioni, in base agli ac­cordi internazionali, che ne impe­discano l’ingresso sul territorio dello Stato (quelli che nel gergo delle questure sono indicati co­me «indesiderati» e «inammissi­bili »); e ancora tutti quelli che hanno riportato condanne per uno qualsiasi dei reati previsti negli articoli 380 e 381 del codice di procedura penale per i quali è previsto l’arresto obbligatorio o facoltativo in flagranza (dal furto alla violenza sessuale, dal sac­cheggio alla rapina, dalla pedo­pornografia ai reati di terrori­smo ed eversione, dalla corruzio­ne alla truffa e altri ancora).

Quelli del click day
A oggi risultano in sospeso ol­tre 300 mila domande di assun­zione di colf e badanti extraco­munitari presentate dalle fami­glie per via telematica (nei cosid­detti «click day»). La procedura, precisano dal ministero dell’In­terno, è indipendente rispetto al­la regolarizzazione selettiva. I da­tori di lavoro che ancora aspetta­no una risposta alla domanda in­viata per via telematica possono quindi decidere di continuare ad attendere, perché la procedura - assicurano dal ministero del Welfare - continuerà ad andare avanti. Altrimenti, se il lavorato­re da assumere possiede i requisi­ti e se, come succede nella mag­gioranza dei casi, è già in Italia come irregolare, i datori potran­no procedere con la «regolarizza­zione selettiva», pagando il con­tributo previsto. Il ministero dell’Interno addi­rittura auspica che più persone possibile optino per la «regola­rizzazione selettiva», per decon­gestionare la procedura del cli­ck day, che riguarda non solo colf e badanti, ma anche lavora­tori di altri settori. Inoltre i tem­pi di attesa per le domande pre­sentate con il click day allo stato attuale restano molto incerti, mentre la regolarizzazione selet­tiva, almeno nelle intenzioni del governo, dovrebbe procedere più velocemente. Ovviamente dovranno aspettare la risposta dalla prefettura tutti i datori di lavoro regolari, ovvero coloro che hanno fatto domanda di as­sunzione di uno straniero che ancora non è in Italia.

I numeri
Secondo stime non ufficiali dei ministeri competenti, la re­golarizzazione potrebbe riguar­dare almeno 300 mila persone, ma sindacati e associazioni di as­sistenza agli immigrati parlano di una platea di destinatari di al­meno 500 mila persone. Tutta l’operazione dovrebbe portare nelle casse dell’Inps almeno 150 milioni di euro, anche se il costo amministrativo, fra personale, adeguamento software e spese varie, dovrebbe assorbire buona parte di questo «tesoretto». A re­gime, la regolarizzazione avrà comunque effetti benefici per Inps e fisco: ogni mese saranno versati solo di contributi previ­denziali oltre 45 milioni di euro, mentre il gettito fiscale annuale è stimato intorno a 400 milioni di euro all’anno.

Il rebus dei tempi
Quanto tempo ci vorrà per ot­tenere la regolarizzazione? Secon­do i ministeri competenti, nel ca­so dei lavoratori italiani o comu­nitari, «sarà questione di pochi giorni». Tecnicamente sarebbe possibile anche a vista, «ma diffi­cilmente accadrà». Per i lavorato­ri extracomunitari i tempi invece sono più lunghi, perché su ogni singola domanda le questure do­vranno fornire «il parere sull’in­sussistenza di motivi ostativi al rilascio del permesso di soggior­no ». In ogni caso, una volta pre­sentata la domanda, datore e la­voratore devono attendere la convocazione presso lo sportello unico dell’immigrazione «per la stipula del contratto di soggior­no e per la presentazione della ri­chiesta del permesso di soggior­no per lavoro subordinato». Tem­po totale? «La stima è impossibi­le, varierà da città a città», dico­no dal Viminale. Il testo stesso dell’articolo di legge, almeno nel­la stesura attuale, non fissa dei termini obbligatori per ultimare le procedure.

I nodi irrisolti
Per ammissione degli stessi tecnici dei ministeri, la regolariz­zazione presenta ancora degli aspetti problematici. A comincia­re dalla questione dei controlli sull’effettiva sussistenza dei rap­porti di lavoro al 30 giugno 2009. In teoria, il datore di lavo­ro, dichiarando il falso, potreb­be regolarizzare persone entrate successivamente in Italia. «Ma non abbiamo strumenti di verifi­ca », alzano le mani dalla questu­ra di Roma.

Fonte: Repubblica

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